Ho pensato all’olio come alla pura espressione di un territorio.
Concentrato di profumi, sapori e anche del lavoro dell’uomo, della storia tramandata di padre in figlio per secoli.
Questo concentrato è quello che accompagna ogni giorno, nella nostra cucina, i più svariati piatti dando ad essi un tocco cui non sappiamo rinunciare.
La rappresentazione dell’olio non può prescindere dal fascino delle sue forme: gli alberi innanzitutto, i tronchi carichi di rughe e di storia.
La forma delle foglie, il loro colore argentato e quel verde così difficile da rendere coi colori; perché quello che si chiama “verde oliva” non rappresenta per niente le foglie ma (forse) un certo tipo di frutto. Anche riguardo al colore dei frutti, infatti, c’è da restare incantati davanti alla varietà di verdi e viola delle diverse cultivar di olivi.
Curioso pensare alla leggerezza dell’olio: la immagino come un’assenza di gravità, una danza in cui tutti gli elementi ruotano intorno alla goccia che è poi anche il segno distintivo di “Olio Officina”.