Diciannove anni fa moriva Giuseppe Avolio. Mi piace ricordarlo nella sua veste di presidente del Comitato mediterraneo della Federazione internazionale dei produttori agricoli (Fipa). Era stato eletto nel 1992. E una delle prime riunioni la convocò a Gerusalemme, nella sede della Knesset – il Parlamento di Israele – nella quale agricoltori israeliani e arabi sedettero per la prima volta insieme.
Evitare competizioni e contrapposizioni sterili tra le zone meno favorite e quelle più sviluppate nel bacino del Mediterraneo, significava agire per creare le condizioni di una progressiva integrazione, limitando gli approcci nazionalistici, orientando le scelte tecnologiche, armonizzando i calendari dei raccolti, contrattando consensualmente gli spazi di mercato. «Ciò è possibile già oggi – spiegò Avolio – se, a partire dall’agricoltura, si riesce ad impostare un’azione coerente basata sulla scienza, sulla tecnologia e sull’informazione liberate dalle catene dell’ideologismo e del nazionalismo».
La collaborazione tra Israele e mondo arabo e quella tra i paesi mediterranei non solo avrebbe contribuito alla sicurezza generale, ma avrebbe permesso anche di programmare i flussi migratori in rapporto all’evoluzione delle diverse economie. «È economicamente più vantaggioso per tutti sviluppare e mantenere buone relazioni tra gli Stati dell’area mediterranea che mettere in piedi barriere di protezione che potranno sempre essere scavalcate» fece notare il presidente del Comitato mediterraneo. «Sulla via della collaborazione si potrà camminare più speditamente utilizzando l’agricoltura come punto d’appoggio per altre, più globali, intese».
Nel 1997 Avolio fu incaricato di promuovere l’incontro (il primo dopo ventiquattro anni di conflitto) tra le organizzazioni agricole della parte nord (Turchia) di Cipro e della parte sud dell’isola (Grecia), le quali siglarono un patto di reciproco sostegno tecnico. E a più riprese ragionò sull’importanza di pianificare anche a livello internazionale l’uso di risorse non illimitate come l’acqua, vero “oro liquido” e fonte primaria per l’agricoltura mediterranea.
Nel presentare il Terzo Forum Mediterraneo sull’Agricoltura organizzato dal Comitato mediterraneo della Fipa insieme al Consiglio d’Europa a Cipro nel 1998, disse: «Il più drammatico problema dell’umanità, nel prossimo secolo, non sarà l’insufficienza di prodotti alimentari di base ma la carenza d’acqua e la sua ineguale distribuzione. Per questo è necessario razionalizzare, programmare il reperimento delle risorse a livello statale e sovrastatale. […] L’acqua è decisiva per realizzare un’agricoltura moderna, di qualità e soprattutto diversificata».
Durante i lavori dell’Assemblea della Confederazione italiana agricoltori (Cia), che si svolse a Roma dal 9 all’11 febbraio 1999, con la parola d’ordine “Tre scelte per il 2000: imprese efficienti; agricoltura diversificata; società armoniosa”, parlarono anche Jaber Qudeih, segretario generale dell’Unione coltivatori della Palestina, Costakis Costantinides, presidente dell’Eka (Organizzazione greco-cipriota) e Shlomo Risman, in rappresentanza dell’organizzazione agricola israeliana. Al termine del loro intervento, Qudeih e Risman, su invito di Avolio, si unirono in un significativo abbraccio, suscitando l’emozione della platea.
In occasione del cinquantesimo anniversario di fondazione della Fipa, il segretario dell’Onu ringraziò pubblicamente Avolio per questi suoi sforzi in favore della pace e della collaborazione: una delle sue eredità più luminose e significative, per il Mediterraneo e per l’Europa di oggi.
In apertura, foto tratta da Cia-Agricoltori Italiani