Sveglia alle cinque, partenza per Surbo, destinazione quattro oliveti: rispettivamente, uno diserbato, uno arato, uno in biologico, ed uno praticamente allo stato naturale. Ahimè, tutti nelle stesse condizioni.

Non venivo da un paio d’anni negli oliveti di questa zona, a quasi 50 km dall’epicentro di Gallipoli. La situazione è praticamente analoga, un panorama da apocalisse.

Nonostante insulti, minacce, discredito, violenti attacchi vendicativi e autorevoli intimidazioni, si continua a studiare il fenomeno xylella e la sua epidemiologia per cercare un rimedio. Mi chiedo chi diavolo ce lo faccia fare.

Incontro un ex imprenditore agricolo (con 15 ettari di oliveti) oggi operaio a giornata, intento con la moglie a tagliare legna da portar via. Gli stringo la mano, fredda e nodosa come i tronchi secchi eliminati dalle piante in agonia. Alla solita domanda “Dotto’, novità?”, la solita risposta “Speriamo presto”.
Sono comunque entrambi sorridenti, io proprio non ci riesco, mi viene da piangere.

Finiti i rilievi, nel triste viaggio di ritorno in macchina trovo la risposta: devo continuare a fare il mio lavoro, dare il mio piccolo contributo anche contro l’ignoranza e l’incoscienza di molti, anche in un Paese che “odia la scienza”, per amor di verità, per l’olivo e la mia amata terra.