Questo siamo stati in questi giorni a Montiferru. Ma alla fine forse un gruppo di amici pronti a condividere un mondo che ci appartiene, quello dell’olivo e dell’olio.
Ospiti della olivicoltura della Sardegna, abbiamo viaggiato tra profumi e sapori di oli scesi in gara per raccontare storie di aziende che dall’anonimo lavoro dei campi e dei frantoi vorrebbero raggiungere quel momento di gloria per dire che anche loro c’erano e che le fatiche pagano quella qualità che tutti pensano di aver raggiunto, ma ci vuole la conferma! Ci vuole la stampa che ne parli, ci vuole di salire sul palco e sentire l’applauso del consenso.
Provo a immaginare la delusione dei tanti che sconsolati si contenteranno di far parte del calderone dei “buoni, ma non abbastanza”. Quando ci si mette in gioco, il rischio di perdere è maggiore del rischio di vincere.
Ma non finisce qui. Non finisce soltanto con la corona per i primi arrivati, perchè la gara continua a settembre, quando si testeranno nuovamente gli oli per vedere come avranno superato l’estate. Come i gloriosi polifenoli hanno vegliato sulla personalità e sul loro carattere e continueranno a far parlare di se e di come ce l’hanno fatta!
E allora con buona fortuna che vinca il migliore per fare onore al duro lavoro che questo settore sta con molta professionalità portando avanti negli anni.
Riusciranno questi oli a raccontare l’Italia della qualità? Quella che parte dal campo e in una bottiglia può arrivare sulle tavole di alcuni dubbiosi americani? Saranno i consumatori, e non solo quelli americani, disposti a riconoscere il giusto prezzo per tanta eccellenza? Parliamone…
Non vi piace la parola “giusto”? Meglio usare “meritato”?