Il mondo dell’olio da olive a me sembra vivere una certa confusione, in progress perenne, alimentata da regolamenti, leggi, circolari, “esperti” dell’ultima ora, articoli sui magazines e trasmissioni spettacolo che rendono arduo il navigare.
Mi limito alla forzatura delle definizioni merceologiche che costringono al treno di aggettivi laudativi (olio extra vergine di oliva) per definire quello che basterebbe chiamare “olio d’oliva”, senza bisogno di ricorrere a quella specie di romanzo che vorrebbe “spiegare” cos’è l’olio, ammesso che qualcuno riesca a leggere la dicitura relativa.
L’olio vergine di oliva è diverso dall’extra perchè, come risulta dal romanzetto, non è “di categoria superiore”. Mi chiedo, dove sia l’olio vergine di oliva. Sfido qualcuno a portarmene una bottiglia etichettata.
Ricorrere poi, nella spiegazione che accompagna l’olio di oliva mercantile, alla sottile finezza -”raffinato”, invece di “rettificato” – giocando su due parolette che suonano diversamente nel consumatore “normale”. Non bastava. Da tempo si è scatenata la difesa dell’olio patriottico, a favore del quale, in molti, alzano scudi. Ecco allora i “made in Italy”, i “100% italiano”, i “QM”, le “DC” – per denominazioni comunali – e sicuramente qualcos’altro che mi sfugge.
Eureka! Finalmente, ecco la soluzione col limite dell’ultimo parametro, gli alchil-esteri, stabiliti con limiti non supportati da sufficiente documentazione scientifica. Basta apparire i primi della classe, abbassandoli rispetto a quelli accettati dai concorrenti, per poi accorgersi che sono superati da onestissimi oli italiani, mandando in crisi certe aree dove, da sempre si produce olio italianissimo.
Nel clangore di quanti parlano, raramente fra quanti dovrebbero – come il Ministero o le Associazioni olivicole – si sente qualcuno che spezza una lancia per gli oli Dop.
Denominazione di Origine Protetta significa che gli olivi – fra l’altro di cultivar specificate (anche se spesso sono troppe e sommariamente indicate) – sono coltivati in un areale ben definito, nel quale, dalle loro olive, i frantoi devono estrarre l’olio che, sempre entro quel preciso territorio, deve essere confezionato.
Un olio Dop non è, quindi, solamente un “olio italiano”. E’ un olio che ha una origine dichiarata, certificata, controllata; è legato a un ambiente specifico e alle tradizioni di quella gente ed è il risultato di una storia che, insieme, si presentano con la loro faccia e con l’orgoglio di essere olivicoltori e frantoiani.
Altro che “made in Italy” o “100%” e simili orpelli.