Il 1861 è celebrato come l’anno dell’Unità d’Italia, in virtù della proclamazione del nuovo regno da parte di Vittorio Emanuele II davanti al Parlamento Sabaudo di Torino, il 17 marzo.

Il momento segnò la conclusione del Risorgimento, sebbene al processo di unificazione territoriale mancassero ancora il Veneto, annesso nel 1866 dopo la Terza Guerra di Indipendenza, e lo Stato Pontificio, integrato nel 1870 con la presa di Roma e la proclamazione a capitale l’anno successivo.

Fu anche l’anno della morte di Camillo Benso Conte di Cavour, considerato da molti il “Padre della Patria” per il suo ruolo attivo in quelle fasi cruciali. Cavour risultò una figura fondamentale anche per la storia del Barolo moderno, di cui era un eccellente produttore nelle cantine del castello di Grinzane, appartenente alla sua famiglia.

Esattamente vent’anni dopo, nel 1881, venne fondata ad Alba la cantina Pio Cesare, ad opera dell’imprenditore Cesare Pio, uno dei primi a credere nel potenziale delle colline albesi in un’epoca in cui il vino piemontese aveva appena iniziato a uscire dai confini regionali. Il suo obiettivo era per l’epoca ambizioso: produrre vini che riflettessero fedelmente le varietà e i territori delle Langhe. In possesso di uno dei primi passaporti italiani (si dice il numero 55) – allora riservato a diplomatici, notabili e funzionari del regno –, intraprese una serie di viaggi in tutta Europa per diffondere e promuovere i suoi vini. La generazione successiva, operativa agli inizi del Novecento, si trovò dunque a operare in una cantina già ben avviata e dotata di un’eccellente reputazione.

Oggi le redini aziendali sono in mano alla quinta generazione, rappresentata da Federica Boffa Pio, affiancata dal cugino Cesare Benvenuto Pio. Dopo la scomparsa nel 2021del papà Pio Boffa, promotore dell’espansione globale del marchio e della modernizzazione della produzione, al quale

si deve l’inserimento negli anni Ottanta delle barrique per i vini più strutturati, Federica ha proseguito il lavoro di consolidamento dell’identità aziendale, puntando su una viticoltura sempre più sostenibile e su una comunicazione contemporanea, senza intaccare la classicità dello stile Pio Cesare. Del resto, nel panorama vitivinicolo piemontese, in pochi possono vantare la continuità, la reputazione internazionale e la coerenza qualitativa di questa storica realtà, giustamente ritenuta uno dei pilastri del Barolo e del Barbaresco: i suoi vini compaiono regolarmente nelle aste internazionali e nelle carte dei ristoranti più blasonati del mondo.

L’azienda dispone di ottanta ettari di vigneti, distribuiti nei comuni più vocati delle Langhe, che assicurano una produzione media di 400mila bottiglie. Beneficiare di una considerevole varietà di esposizioni, altitudini e suoli consente di rimarcare l’originalità di una produzione che poggia le basi in pratiche agronomiche ispirate ai principi della viticoltura integrata, con un’attenzione crescente verso la biodiversità e la gestione responsabile delle risorse idriche. Le rese sono volutamente contenute, con una raccolta manuale selettiva e un uso misurato della tecnologia in cantina per preservare l’integrità varietale.

È una delle pochissime cantine ancora presenti nel centro storico di Alba e possiede una struttura ricca di storia e di fascino: è infatti adagiata sulle antiche mura romane, tuttora visibili, che ne costituiscono le fondamenta.

Nella gamma figurano i vitigni più rappresentativi dell’areale, come Nebbiolo, Barbera, Dolcetto e Moscato, a cui si aggiunge lo Chardonnay, vinificato nello stile borgognone. Barbaresco e Barolo sono realizzati da blend di uve provenienti da diversi cru, con le sole eccezioni del Barbaresco Il Bricco, che nasce nei vigneti di Treiso, e dei Barolo Ornato e Mosconi, provenienti rispettivamente da Serralunga e da Monforte d’Alba.

Il tratto distintivo dei vini Pio Cesare risiede nell’equilibrio tra struttura e finezza, tra classicità ed eleganza.

 

Sotto la lente mettiamo il Barolo Ornato, il loro primo cru di Barolo, il cui esordio, malgrado la lunga storia aziendale, risale solo al 1985. Deriva da un’accurata selezione di uve Nebbiolo coltivate nei vigneti della Cascina Ornato a Serralunga d’Alba, una delle zone storicamente più prestigiose dell’intero comprensorio del Barolo, apprezzata per la produzione di vini di grande struttura e longevità.

La fermentazione avviene in contenitori di acciaio, con macerazione sulle bucce per un mese. Segue una maturazione di 30 mesi in botti grandi di rovere, mentre una piccola parte riposa in barrique.

L’aspetto è granato classico, molto elegante. L’olfatto è pervaso da sentori di viola appassita, fiori di lavanda essiccati, confettura di prugna, pepe nero e liquirizia, a ondate incessanti, cui si aggiungono riconoscimenti di cuoio e tabacco da pipa. Il sorso è caldo e vellutato, rifinito da tannini ben presenti e da una piacevole impronta sapida, il cui ricordo rimane a lungo sul palato.

Da servire tra i 16 e i 18 °C, è un vino sontuoso, ideale per accompagnare piatti di cacciagione, selvaggina, carni rosse in umido, o valido alleato di formaggi stagionati, di cui il Piemonte offre molte golose tipologie.

Barolo Docg Ornato 2019 – Pio Cesare

Nebbiolo 100% – 14,5% vol.

In apertura, foto di Ilaria Santomanco