Forse non raggiungeremo mai la Francia, la nazione in cui si consuma la maggior quantità di vino rosato al mondo, complice la nutrita produzione concentrata soprattutto in Provenza, ma anche in Italia sta aumentando significativamente la popolarità di questa tipologia.
Tra i diversi areali che vantano una spiccata vocazione per i vini rosati, merita senza dubbio di essere citato il comprensorio del Garda, dove entrambe le sponde del lago più esteso d’Italia, quella veronese e quella bresciana, rivendicano la tipologia Chiaretto all’interno delle rispettive denominazioni, Bardolino e Riviera del Garda Classico.
Il clima, influenzato dalla presenza di questo enorme accumulatore di calore, rientra a tutti gli effetti nella definizione “mediterraneo”.
La nascita del Chiaretto è storicamente riconducibile alla figura del letterato Pompeo Gherardo Molmenti. Di origine veneziana, nel 1885 sposò una nobildonna di Salò e si trasferì a Moniga del Garda, di cui fu anche Sindaco, intraprendendo un proficuo percorso politico che lo portò a essere eletto Senatore del Regno d’Italia. Molmenti aveva una grande passione per la viticoltura e nel 1896, grazie alle sperimentazioni condotte nel podere annesso alla dimora, dettò le regole per una tecnica di vinificazione in rosato, innovativa per l’epoca, definita “vinificazione con svinatura per alzata di cappello”: essa consisteva nel pigiare delicatamente le uve, lasciandole a contatto con le bucce per poche ore, spesso nelle più fredde ore notturne, facendo guadagnare al vino l’appellativo di “vino di una notte”.
Moniga del Garda si trova nel cuore della Valtènesi, areale vitivinicolo che ha ottenuto una propria Doc autonoma nel 2011, in seguito revocata per essere riconosciuta come sottozona della Doc Riviera del Garda Classico nel 2017.
Oltre al Groppello, che qui ha trovato il suo terreno d’elezione, è presente una compagine di vitigni composta da Marzemino, Barbera e Sangiovese, che danno vita a una ricetta originale, declinata esclusivamente sul Chiaretto e su un vino rosso da destinare a un moderato affinamento. Il disciplinare di produzione prevede per il Chiaretto l’immissione al consumo a partire dal 14 febbraio successivo alla vendemmia, data non casuale, perché coincide con il giorno di San Valentino, celebrato in tutto il mondo come la festa degli innamorati.
Moniga è anche la cittadina dove nel 1928 Mattia Vezzola, nonno e omonimo dell’attuale titolare dell’azienda Costaripa, avviò l’attività di famiglia. Da lui il testimone passò ai figli Bruno e Franco, che diedero ulteriore impulso alla produzione del Chiaretto di Moniga, come veniva chiamato all’epoca. Terminati gli studi alla Scuola Enologica di Conegliano e dopo un viaggio in Champagne, il giovane Mattia Vezzola dal 1972 imprime una vera svolta e l’anno successivo realizza il primo Metodo Classico del territorio.
Mattia Vezzola è stato in seguito l’artefice dei successi di una rinomata cantina di Franciacorta ed è considerato il più profondo conoscitore del Metodo Classico in Italia.
Non è casuale quindi che, all’interno della gamma di Costaripa – la cui produzione complessiva si aggira intorno alle 500mila bottiglie da 65 ettari vitati – siano presenti ben cinque spumanti rifermentati in bottiglia. Si realizzano inoltre alcune tipologie di Valtènesi rosso, dove il Groppello Gentile è protagonista, ma il cuore continua a battere per il Rosato, declinato in tre versioni, una delle quali dedicata proprio a Molmenti.

Sotto la lente mettiamo il Valtènesi RosaMara, ottenuto da vigneti di almeno venticinque anni allevati a guyot bilaterale, adagiati sui tradizionali terreni ghiaiosi di origine morenica con inserti di argilla. La vendemmia si effettua intorno alla metà di settembre, raccogliendo le uve nelle prime ore del mattino, quando la temperatura è più fresca, per preservarne la tonicità e la dotazione aromatica. Portati subito in cantina, i grappoli sono sottoposti alla cosiddetta vinificazione “a lacrima”, che prevede l’utilizzo del solo mosto fiore attraverso lo sgrondo statico. Metà del mosto fermenta e matura per circa sei mesi in piccole botti di rovere da 228 litri, mentre la parte restante sosta in acciaio.
La delicata veste rosa tenue prelude a un olfatto dominato da sentori di pesca nettarina, fragolina di bosco, succo di melagrana e rosa selvatica, con delicati accenni di erbe aromatiche, timo e rosmarino su tutte, e un finale di confetto di mandorla. Elegante ed equilibrato all’assaggio, palesa una tessitura setosa, rinfrancata da una corroborante matrice fresco-sapida.
Servito alla temperatura di circa 12 °C, è molto versatile a tavola, come si conviene ai rappresentanti più autorevoli della tipologia. Si abbina perfettamente alla variegata cucina del lago, come il risotto con la tinca, il luccio in salsa e il lavarello ai ferri con la polenta.
Valtènesi Riviera del Garda Classico RosaMara 2024 – Costaripa
Groppello Gentile 50%, Marzemino 30%, Sangiovese 10%, Barbera 10% – 13% vol.
In apertura, foto di Ilaria Santomanco