Monteroduni è un piccolo comune della provincia di Isernia, adagiato su un colle a oltre 400 metri di altezza, alla sommità del quale si erge il castello appartenuto alla nobile e potente casata dei Pignatelli, che qui si insediò a partire dal 1668. Il borgo è collocato in una posizione strategica di controllo e difesa dell’alta valle del Volturno, il fiume più lungo dell’Italia meridionale, ai piedi dell’Appennino Sannita, con i rilievi delle Mainarde e del Matese sullo sfondo.

Che il Sannio Pentro, ossia il territorio di Isernia, avesse una vocazione vitivinicola è documentato anche da un manoscritto – redatto in seguito al grave sisma del 26 luglio 1805 – contenente la “Preghiera degli Esernini al loro Re Giuseppe Napoleone Bonaparte”, perché li aiuti a riedificare la città, considerata un importante centro commerciale, in particolare “de’ Vini per gli Abruzzi vicini, che sono privi totalmente di tal genere per la natura del clima”. L’affermazione lascia intendere un fiorente commercio di vino con il confinante territorio abruzzese.

L’eredità di questa lunga storia è stata raccolta nel 2004 dall’azienda Campi Valerio, il gioiello enologico creato da Antonio Valerio, architetto, imprenditore lungimirante ed encomiabile ambasciatore della sua terra, rilevando la storica tenuta del principe Pignatelli.

Antonio Valerio

La parola Campi associata al cognome di famiglia richiama i piccoli fazzoletti di terra disegnati dalla natura e dall’uomo, dove le coltivazioni orticole insieme alla vite e all’olivo hanno garantito nei secoli il sostentamento degli abitanti.

Fin dall’esordio è stata adottata una visione aziendale molto chiara: unire tecniche moderne e avanzate alla tradizione locale, valorizzando i vitigni tipici del Sannio Pentro, senza trascurare una forte sensibilità ambientale, poiché tutte le attività sono condotte con metodi sostenibili.

Antonio Valerio con Antonello Maietta

Montepulciano, Tintilia e Falanghina sono le uve prevalentemente coltivate nei quattordici ettari vitati, collocati fra i 300 e i 600 metri di altitudine, suddivisi in piccole parcelle da considerarsi come veri e propri cru, dove la viticoltura si inserisce in un contesto unico, segnato dalla presenza umana fin dalla preistoria. In particolare, il vigneto di Guado San Nicola è l’unico al mondo impiantato su un sito paleolitico, un luogo che conserva ancora le tracce delle prime comunità insediate nella zona. Inoltre, nei pressi del vigneto Sant’Angelo è stata ritrovata la stele di Lucio Calidio Erotico, probabilmente il gestore di una taverna, citato insieme alla compagna Fannia, in una rara testimonianza sulla produzione di vino nel territorio fin dal I secolo a.C.

Dalla cantina escono mediamente 100mila bottiglie all’anno, suddivise in una dozzina di referenze, che contemplano un esemplare percorso di ricerca, come ad esempio la tecnica di produzione in anfora della Tintilia, con il vino La Lana, oppure la vinificazione in bianco della stessa varietà nell’Opalia Bianco.

Si ironizza bonariamente sull’esistenza del Molise, ma senza l’intervento di Campi Valerio attualmente non esisterebbe più il Pentro di Isernia, la Doc del territorio che ha rischiato più volte la revoca per inutilizzo, di cui sono gli unici produttori attivi, così come sono anche i soli a produrre Metodo Classico nell’areale.

La gamma si completa con un’eccellente produzione di olio extra vergine di oliva con il brand Principe Pignatelli.

Sotto la lente mettiamo il Rosso del Molise Calidio, un chiaro riferimento all’oste del I secolo sopra menzionato. Le uve provengono da un vigneto collinare allevato a cordone speronato, con bassissime rese per ettaro, adagiato su terreni tendenzialmente argillosi, a quasi 300 metri di altezza nell’areale di Monteroduni. È composto da Montepulciano in purezza, il vitigno che prima della riscoperta della Tintilia dominava pressoché incontrastato in Molise, ed è tuttora il vitigno più coltivato. Dopo la vendemmia, effettuata intorno alla metà di ottobre, segue una vinificazione tradizionale in rosso condotta in recipienti d’acciaio, dove poi riposa per almeno un anno.

Mette in evidenza un manto rubino intenso, orlato da sfumature porpora. Il bouquet è modulato su sentori floreali di violetta e rosa canina, accompagnati da note di mora di rovo, confettura di ciliegia e succo di mirtillo, con accenni di erbe mediterranee in chiusura. L’assaggio rivela una calibrata dotazione calorica, appena scalfita da tannini setosi e ben articolati, con un’appagante matrice sapida che si dipana in un finale di lunga progressione.

Servito alla temperatura di 16 °C è un ottimo alleato per primi piatti di pasta fresca, anche ripiena, accompagnati da sughi e intingoli saporiti, come le “sagne”, condite con un succulento ragù di maiale oppure con i tipici fagioli bianchi e olio extra vergine di oliva.

Rosso del Molise Doc Calidio 2021 – Campi Valerio

Montepulciano 100% – 13,5 % vol.

In apertura, e all’interno, foto di Ilaria Santomanco