La millenaria storia vitivinicola della Calabria si deve soprattutto ai Greci, che giunsero qui a partire dall’VIII secolo a.C.: trovando la regione già parzialmente vitata, la chiamarono Enotria, ossia Terra del Vino. I primi coloni greci ebbero il merito di introdurre nuove tecniche di coltivazione e nuovi vitigni, portando a una proliferazione del settore.

Seguì un lento declino, poiché in epoca romana si preferì la coltivazione dei cereali e l’allevamento del bestiame. Ciò nonostante, alcuni vini – come il Palmatium, di Palmi, e il Sanatum, l’odierno Savuto – si guadagnarono una citazione da parte di Plinio il Vecchio per la loro eccellenza. Intorno alla metà del XVI secolo alcuni vini furono menzionati da Sante Lancerio, il bottigliere di papa Paolo III Farnese. La viticoltura raggiunse la massima espansione alla fine del Seicento, accompagnata da una fama crescente.

Come in buona parte d’Europa, anche qui il disastroso attacco della fillossera al termine dell’Ottocento portò, purtroppo, all’abbandono dei vigneti. Solo dopo la Seconda guerra mondiale la viticoltura è lentamente rinata, fornendo dapprima ai produttori italiani e francesi vini da taglio, grazie al loro colore intenso e alla gradazione alcolica elevata.

Oggi il settore si è parecchio ridimensionato, con circa novemila ettari vitati e una produzione media al di sotto dei 300mila ettolitri, ma è concentrato sulla proposta di vini di qualità e sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni, grazie al ricco patrimonio ampelografico di cui dispone, e ha portato la Calabria ad accreditarsi come una regione di tutto rispetto, con realtà di spiccato valore.

Tra queste merita di essere citata l’azienda Antiche Vigne, fondata nel 2004 dal giovane Gianfranco Pironti a Marzi, in provincia di Cosenza. Oggi dispone di una superficie vitata di 14 ettari situati tra i 500 e gli 800 metri di altezza, disposti in prevalenza sui versanti scoscesi della valle del fiume Savuto, nei comuni di Marzi, Altilia e Carpanzano.

Gianfranco è uno degli artefici della rinascita della Doc Savuto, che in passato ha rischiato addirittura la revoca per assenza di rivendicazioni da parte dei produttori. Riconosciuta nel 1975, la denominazione abbraccia tredici comuni in provincia di Cosenza e sei in provincia di Catanzaro.

La gamma aziendale si concentra soprattutto sulle varietà tradizionali, come Magliocco Dolce, qui chiamato Arvino, e Greco Nero, che danno vita alle versioni in rosato e in rosso del Savuto, tra cui l’eccellente Succo di Pietra, decantato anche da Mario Soldati nella sua opera Vino al Vino. Tra i vitigni a bacca bianca si utilizzano prevalentemente Pecorello, Mantonico e Greco Bianco.

 

Sotto la lente mettiamo il Don Antò, ottenuto da sole uve Pecorello, una varietà a bacca bianca che trova in queste terre il proprio areale di elezione. Si tratta di una vera reliquia del passato, spesso confusa impropriamente con il Pecorino, diffuso invece nell’Italia Centrale, a causa di alcune lievi somiglianze morfologiche. Nel nome è evidente la dedica al papà Antonio, che all’inizio degli anni Ottanta acquisì le prime vigne.

Proviene da una vigna allevata a cordone speronato, con bassissime rese per ettaro, situata a 660 metri di altezza in località Vallelonga, nel comune di Marzi. La vendemmia è tardiva, alla fine di ottobre. Le uve sono avviate a una pigiatura soffice, a cui segue la fermentazione a temperatura controllata e una lunga maturazione condotta esclusivamente in acciaio.

Il manto è giallo paglierino dai lucenti riverberi dorati. Sfodera un profilo olfattivo di gran carattere, dominato da sentori di frutti esotici, mango e papaia su tutti, seguiti da note di fiori di acacia in lieve appassimento, erbe mediterranee e miele di corbezzolo, con uno stuzzicante finale di incenso e zenzero. Il sorso è appagante, grazie a un riuscito connubio tra una ricca dotazione alcolica e una rinfrescante sapidità, che insieme donano equilibrio e lunga progressione all’assaggio.

Una temperatura di servizio di circa 10 °C mitiga la rilevante impronta calorica e lo rende assai versatile, per sposare pietanze elaborate a base di pescato e carni bianche, con una particolare predilezione per i formaggi di pecora stagionati.

Calabria Igt Don Antò 2023 – Antiche Vigne Pironti

Pecorello 100% – 16% vol.

In apertura, foto di Ilaria Santomanco