Calosso è un piccolo comune del Piemonte, a metà strada tra Asti e Alba: solo una trentina di chilometri lo separano infatti da entrambe le località. L’etimologia del termine deriva probabilmente dal nome gentilizio romano Callocius o Callucius, anche se altre interpretazioni lo fanno risalire a Calocero, in onore di san Calogero, venerato in zona fino alla metà del Seicento.
Adagiato su un colle a quasi 400 metri di altezza, è uno dei borghi più elevati del circondario, con una vista che domina il territorio tra le valli del Nizza e del Tinella, i due corsi d’acqua che segnano il punto di congiunzione tra il comprensorio dell’Astigiano e quello delle Langhe.
Accreditato tra i comuni più vitati d’Italia, con più dell’80% della superficie agricola destinata alla viticoltura, dal 2011 Calosso è anche il nome di una delle più piccole Doc italiane, la cui zona di produzione comprende i due comuni confinanti di Costigliole d’Asti e Castagnole delle Lanze. Il disciplinare di produzione prevede l’utilizzo pressoché esclusivo (è consentito non più del 10% di altre varietà a bacca nera) del vitigno Gamba di Pernice, già citato nell’opera Sulla coltivazione delle viti e sul metodo migliore di fare e conservare i vini del conte Giuseppe Nuvolone, pubblicata a Torino nel 1798. Nel trattato, che forniva un elenco dettagliato delle varietà più utilizzate all’epoca e delle migliori pratiche di vinificazione, al Gamba di Pernice si assegnava un ruolo da complementare, adatto soprattutto a conferire materia colorante, profumo o struttura – a seconda delle esigenze – ad altre tipologie.
Deve il suo nome al particolare colore rosso acceso del raspo prima dell’invaiatura, che ricorda le zampette della pernice, analogamente a quanto avvenuto per altre varietà, con le quali non ha alcuna affinità genetica, come il Pied de Pedrix francese, che corrisponde al Malbec, o il Piedirosso coltivato in Campania, chiamato Per ’e Palummo (piede di colombo) nella forma dialettale. A partire dal 1987 l’Università di Torino ha condotto per dodici anni un vigneto sperimentale, che ha consentito un’accurata selezione clonale. A causa di una diatriba con la Regione Toscana, volta a tutelare la produzione del Vin Santo Occhio di Pernice, soltanto nel 2007 il vitigno è stato iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, ma con il nome di Gamba Rossa o con il sinonimo Imperatrice dalla Gamba Rossa.
Attualmente, in un settore sempre più alla ricerca di autenticità e originalità, la caparbietà dei vignaioli che puntano sulla vinificazione in purezza del Gamba di Pernice, diventato il simbolo distintivo del territorio, sta facendo spiccare il volo al vino di Calosso. Da una superficie iniziale inferiore ai due ettari, oggi sono in produzione circa quindici ettari complessivi, curati da una dozzina di aziende.
Tra queste spicca l’intraprendenza di Cascina Comina, fondata nel 1934 dalla famiglia Mocco, che da quattro generazioni porta avanti con orgoglio la tradizione vitivinicola del luogo.

La gamma è articolata su una decina di referenze, ottenute in prevalenza da vitigni tradizionali, soprattutto Barbera e Moscato, seguiti da Dolcetto e Cortese, con una piccolissima produzione di Calosso Gamba di Pernice, il vino che mettiamo sotto la lente.
Dopo la vendemmia, effettuata tra la fine di settembre e i primi di ottobre, si passa a una vinificazione tradizionale in rosso condotta in recipienti d’acciaio, dopodiché il vino riposa in botti di legno per venti mesi.
Mette in evidenza un manto rubino chiaro, solcato da venature carminio. Il ricco ventaglio olfattivo è intarsiato da una notevole trama speziata, con pepe verde e anice stellato in primo piano, finemente corredata da sentori di rosa canina e piccoli frutti rossi in confettura, concludendo con un cenno di erbe officinali. Malgrado la dotazione calorica rilevante, in bocca non è per nulla invadente, grazie al sostegno offerto da un tannino ben calibrato e da una lunga scia sapida. Nel finale dalla persistenza duratura rimane il ricordo intrigante del pepe.
Servito alla temperatura di 16 °C si abbina felicemente ai primi piatti di pasta fresca, anche ripiena, accompagnati da condimenti saporiti, oppure stracotti e brasati. È insuperabile con i ravioli del plin al sugo d’arrosto.
Calosso Gamba di Pernice Doc 2022 – Cascina Comina
Gamba di Pernice 100% – 14% vol.
In apertura, foto di Ilaria Santomanco