Il confine geografico tra Langhe e Roero – inseriti dall’Unesco nel 2014, insieme al Monferrato, nell’elenco dei paesaggi dichiarati Patrimonio dell’Umanità – è segnato per convenzione dal fiume Tanaro.
Un particolare fenomeno geologico verificatosi circa 200mila anni fa, definito scientificamente “cattura del Tanaro”, modificò il percorso di questo fiume, determinando la progressiva formazione di strati alterni di argilla, calcare e soprattutto sabbia, a causa del rimescolamento dei depositi adagiati sul fondo di un antico mare interno, il suggestivo Golfo Padano. Le profonde erosioni hanno plasmato il territorio nelle stravaganti forme delle Rocche del Roero, caratterizzate da versanti molto ripidi e scoscesi.
L’ambito amministrativo del Roero comprende una ventina di comuni in provincia di Cuneo, non tutti compresi per intero nell’attuale zona di produzione del vino omonimo.
Il riconoscimento della Doc si data solo al 1985 – ben più tardi rispetto ad altri rinomati vini della zona – seguita nel 2004 dalla Docg. Senza dubbio il distacco iniziale è stato colmato attraverso produzioni di grande originalità ed elevato profilo qualitativo, utilizzando con perizia i vitigni Arneis e Nebbiolo, gli unici previsti dal disciplinare di produzione.
Mentre il Nebbiolo è diffuso anche in altri pregiati areali del Piemonte, l’Arneis ha mantenuto un legame storico-culturale molto più stretto con il Roero, dove è coltivato fin dal 1400. Il nome stesso della varietà sembra riconducibile al toponimo Renesio, nel comune di Canale.
Dalle poche centinaia di bottiglie in produzione tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta ad opera di pionieri come Alfredo Currado, Sergio Battaglino e Giovanni Negro, i quali condussero una scrupolosa ricerca tra le minuscole superfici vitate rimaste dal passato, si è arrivati ai 1400 ettari attuali.
In quell’epoca gli scarsi filari di Arneis, talvolta definito impropriamente Nebbiolo bianco, erano piantati tra quelli del vero Nebbiolo, in modo che il tenore zuccherino più elevato e il profumo più intenso del primo attirasse gli insetti e gli uccelli affamati, tenendoli lontani dalla varietà più pregiata.
Il successo commerciale dell’Arneis è abbastanza recente, a partire dalla metà degli anni Ottanta, quando produttori del calibro di Bruno Giacosa e dei fratelli Bruno e Marcello Ceretto veicolarono sul mercato le rispettive interpretazioni, caratterizzate ancor oggi da stili molto differenti tra loro.
Nel comune di Montà, l’area più settentrionale della Denominazione, dove le province di Cuneo, Asti e Torino si incontrano, è situata l’azienda del giovane enologo Carlo Casetta, omonimo del nonno che la fondò agli inizi degli anni Sessanta. Da una superficie vitata di circa cinque ettari, con impianti di Arneis, Nebbiolo e Barbera, si ottengono in media 30mila bottiglie all’anno.
Carlo prende le redini aziendali nel 2011, ma la vera svolta avviene nel 2018, quando al suo fianco arriva Martina, sua moglie. Insieme si occupano delle vigne e del vino, dedicando tempo e cura a ogni singolo passaggio, dalle piante alla cantina, dalla scelta delle etichette al confezionamento delle bottiglie, fino alla comunicazione e ai rapporti con i clienti.
Nel 2020 la gamma produttiva si è arricchita della linea Raiz: in piemontese significa “radice”, ma la sonorità ricorda il verbo inglese to rise, ossia “crescere, sorgere, salire”, tutti elementi di buon auspicio per un futuro di successo.
Anche i vini, ottenuti dalla selezione delle migliori uve, sono stati battezzati con nomi originali, giocando abilmente fra termini dialettali piemontesi ed evocative assonanze con parole inglesi.

Nel vino che mettiamo sotto la lente, il Roero Arneis Bel, ad esempio, l’inglese bell, “campana”, evidenzia il bel carattere squillante della varietà.
È realizzato con uve Arneis in purezza, selezionate in vigna e vendemmiate nella perfetta fase di maturazione. Portate subito in cantina, sono sottoposte a una pressatura soffice e subito vinificate in bianco a temperatura controllata, con sosta in acciaio sui lieviti per circa quattro mesi. Se ne producono solo 5mila bottiglie.
Giallo paglierino luminoso con vividi riflessi verdolini. L’elegante ventaglio olfattivo articola sentori floreali di ginestra e acacia, incalzati da note di susina bianca e pesca nettarina, per chiudere con cenni di pietra focaia e nuance iodate. L’assaggio, di lunga persistenza, mostra le componenti di morbidezza perfettamente equilibrate da un gustoso tratto sapido, che rinfresca il sorso e lascia intravedere eccellenti prerogative di evoluzione nel tempo.
A tavola è assai versatile, soprattutto modulando le temperature: tra 8 e 10 °C esalta le sue doti di freschezza e accompagna alla perfezione il pescato cotto al vapore, condito con un filo di olio extra vergine ligure o gardesano; tra 12 e 14 °C affronta anche carni bianche delicatamente salsate, come il coniglio all’Arneis, grazie all’incremento della percezione calorica.
Roero Arneis Docg Bel 2024 – Azienda Agricola Carlo Casetta
Arneis 100% – 13,5% vol.
In apertura, foto di Antonello Maietta