Il Sannio storicamente corrispondeva a un areale piuttosto vasto dell’Italia meridionale, esteso tra il sud dell’Abruzzo, il Molise, le aree orientali interne della Campania e il nord della Puglia. Era abitato dai Sanniti, indomita stirpe che oppose una fiera resistenza alla potenza di Roma.

In epoca moderna, quando si parla di Sannio, ci si riferisce prevalentemente alla provincia di Benevento, che ne rappresenta il cuore geografico e culturale. Furono i Romani, in seguito alla vittoria riportata su Pirro nel 275 a.C., a cambiare il nome da Maleventum (cattivo presagio) nel più propizio Beneventum (evento felice). La città divenne uno snodo cruciale lungo la via Appia, e nei secoli successivi fu capitale longobarda, principato autonomo e infine città papale.

Dal punto di vista vitivinicolo, nel 2011, con la revisione del disciplinare di produzione risalente al 1997, è stata istituita la Docg Aglianico del Taburno e sono state separate le Doc Sannio e Falanghina del Sannio. La zona di produzione per entrambe corrisponde all’intera provincia di Benevento e prevede quattro sottozone: Guardia Sanframondi o Guardiolo, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Taburno.

Spicca per storicità l’Antica Masseria Venditti, che fin dal 1595 ha posto le proprie radici a Castelvenere, dove sorge la cantina. Si narra che nel 602 nacque nelle vicinanze san Barbato, vescovo di Benevento, ricordato per aver convertito i Longobardi al Cristianesimo.

La storia recente dell’azienda è riconducibile al cavalier Pasquale Venditti e alla moglie Maria, che negli anni Cinquanta rimettono a dimora i vitigni storici. Negli anni Ottanta il figlio Nicola, forte di una formazione professionale da enologo, dà ulteriore impulso all’attività, che oggi si estende su undici ettari vitati, puntando decisamente sulla coltivazione biologica e sul recupero delle varietà a rischio di estinzione. Nicola è affiancato dalla moglie Lorenza, cuoca e pittrice, che cura l’agriturismo, e dai figli Andrea e Serena.

Nicola Venditti, a destra, con Antonello Maietta

Sono una decina le referenze prodotte, ottenute in prevalenza dalle varietà tradizionali del territorio, Aglianico e Falanghina in primis, con la curiosa presenza del Barbera che, a dispetto di quanto si possa immaginare, è la terza varietà più coltivata in Campania dopo le due già menzionate. Da una decina di anni si va sempre più consolidando anche una linea senza aggiunta di solfiti, enzimi e lieviti selezionati, una scelta coerente per una realtà che ha sempre mostrato grande sensibilità per i temi dell’agricoltura biologica, di cui è stata anticipatrice.

Per il pregiato olio extra vergine di oliva si utilizzano le locali cultivar Raccioppella e Femminella.

Sotto la lente mettiamo l’originale Barbera Barbetta, derivante da un clone autoctono salvato dalla fillossera, geneticamente distinto dalla varietà piemontese, chiamato così per il soprannome con cui era noto l’esponente della famiglia Venditti che lo coltivava.

Le uve provengono da impianti di proprietà allevati a cortina pendente, adagiati a circa 150 metri di altezza, con una densità di 2500 viti per ettaro.

La vendemmia si effettua nella seconda metà di settembre, con raccolta manuale in cassetta. Le uve diraspate sono avviate a una pigiatura soffice, dopodiché il mosto fermenta in acciaio a temperatura controllata, per preservare intatto il corredo aromatico, con macerazione sulle bucce per quattro giorni. La fase di maturazione dura circa sei mesi, sempre in acciaio, cui segue l’affinamento per un paio di mesi in bottiglia.

Sfoggia un luminoso manto carminio, solcato da venature porpora. All’olfatto intense sensazioni di marasca, fragoline di bosco, ribes rossi e succo di lamponi fanno da preludio a note di maggiorana e menta, con cenni di violetta e rose selvatiche in chiusura. Il palato evidenzia un’esuberante freschezza, in perfetta sintonia con il tannino vellutato e le avvolgenti morbidezze che bilanciano il sorso nel lungo finale di sapida impronta.

Servito alla temperatura di 16 °C si abbina felicemente ai primi piatti di pasta fresca, anche ripiena, accompagnati da condimenti saporiti, oppure a carni bianche cucinate con intingoli succulenti. È insuperabile con la scarpella, una sorta di sformato di maccheroni tipico di Castelvenere.

Sannio Barbera Barbetta Doc 2024 – Antica Masseria Venditti

Barbera 100% – 13,5% vol.

In apertura e all’interno, foto di Ilaria Santomanco

 

In foto Nicola Venditti con Antonello Maietta