Il Lugana è uno dei vini italiani che in tempi recenti hanno registrato la crescita più significativa, sia in termini di diffusione, sia dal punto di vista qualitativo, al punto da essere annoverato tra le produzioni emergenti a livello mondiale.

La sua zona di produzione abbraccia la parte meridionale del Lago di Garda, un areale tendenzialmente pianeggiante, con scarsi rilievi, che beneficia di condizioni climatiche e ambientali privilegiate, tra i comuni di Desenzano, Sirmione, Pozzolengo e Lonato, in provincia di Brescia, e quello di Peschiera del Garda, situato sul versante veronese. Curiosamente, anche i comuni situati sulla sponda bresciana del lago ricadono nella Diocesi di Verona: la circostanza sottolinea l’intenso legame storico che ha sempre unito le comunità locali, al di là dei confini geografici.

Il toponimo Lugana, oggi frazione del comune di Sirmione, trae origine dall’antica Selva Lucana, un foltissimo bosco acquitrinoso, la cui bonifica fu avviata dalla Repubblica di Venezia (che all’epoca amministrava il territorio) a partire dal Quattrocento, per ricavare terreni da destinare alla coltivazione di cereali. La presenza della vite in quest’area è databile fin dall’Età del Bronzo, grazie al ritrovamento di vinaccioli di vitis silvestris presso le palafitte di Peschiera del Garda.

Soltanto all’inizio del secolo scorso lo scenario del territorio inizia ad assumere un aspetto più vicino a quello contemporaneo. Nel resoconto intitolato Cenni storici e statistici di Pozzolengo, realizzato ai primi del Novecento da don Giuseppe Lenotti, si legge: “L’antica selva Lugana, attualmente, è una fertile pianura coltivata quasi tutta a viti e produce un vino bianco di ottima qualità e di gran pregio anche in commercio”.

Il disciplinare di produzione della Doc, istituita nel 1967, prevede l’utilizzo pressoché esclusivo del vitigno Trebbiano di Soave, denominato localmente Turbiana o Trebbiano di Lugana. Una varietà affine al Verdicchio in termini genetici, ma differente dal punto di vista fenologico, agronomico ed enologico. Le successive modifiche al disciplinare hanno aggiunto al Lugana di pronta beva e alla sua versione spumantizzata anche le tipologie Superiore, Riserva e Vendemmia Tardiva, che consentono di sfruttare il potenziale evolutivo del vino. A proposito di tale prerogativa di sfidare il tempo, Luigi Veronelli ha scritto: “Bevi il tuo Lugana giovane, giovanissimo e godrai della sua freschezza. Bevilo di due o tre anni e ne godrai la completezza. Bevilo decenne, sarai stupefatto della composta autorevolezza”.

Tra gli artefici del successo della denominazione spicca la Tenuta Roveglia, dal nome della famiglia Roveglio che nel 1404 acquistò il possedimento dal monastero di San Salvatore di Brescia, l’attuale Santa Giulia.

La scoperta delle potenzialità viticole dell’area si deve a Federico Zweifel, bisnonno delle attuali proprietarie, originario del Cantone svizzero di Glarus: alla fine dell’Ottocento iniziò a comprare i primi terreni, spesso abbandonati, riconvertendoli in vigneti, e così continuò a fare, in seguito, suo figlio Giusto. Il passaggio ereditario al professor Giovanni Felice Azzone donò ulteriore impulso, soprattutto sotto il profilo dell’innovazione scientifica e tecnologica. L’attuale generazione è rappresentata dalle tre figlie Babettli, Sara e Vanessa Azzone, che si avvalgono della preziosa opera del direttore Paolo Fabiani, collaboratore di lungo corso dell’azienda, fin dai tempi della gestione paterna.

Attualmente la tenuta si estende su una novantina di ettari vitati, da cui si ricavano circa 850mila bottiglie, prevalentemente di Lugana, declinate su quasi tutte le tipologie previste dal disciplinare, fatta eccezione per il Superiore, egregiamente sostituito dalla versione Riserva. La gamma è completata dal raro San Martino della Battaglia, da un fragrante Riviera del Garda Classico Chiaretto e dagli internazionali Cabernet e Merlot, vinificati singolarmente in purezza, che trovano accoglienza nella denominazione Garda.

Sotto la lente mettiamo il Vigne di Catullo, un chiaro tributo al poeta latino, che in questi luoghi trascorse gli ultimi anni della sua breve vita. Si tratta di un Lugana Riserva proveniente da vigneti aziendali con più di 55 anni d’impianto, adagiati su suoli argilloso-calcarei, ricchi di sali minerali, con bassissime rese per ettaro. Dopo la vendemmia, effettuata a mano in piccole cassette nella prima decade di ottobre, si procede alla vinificazione in bianco condotta esclusivamente in acciaio, con spremitura soffice delle uve per estrarre non più del 50% di mosto fiore. Al termine della fermentazione è prevista una lunga maturazione in acciaio di 24 mesi, a cui seguono altri 6 mesi di affinamento in bottiglia.

Giallo paglierino intenso, impreziosito da smaglianti riflessi dorati. Il ricco ventaglio olfattivo elargisce sentori di pesca gialla, frutto della passione, cedro candito e bergamotto, seguiti da note di gelsomino e fiori di acacia, fino a chiudere con cenni di pietra fo­caia, zenzero, erbe aromatiche e accenni balsamici. Al sorso mostra una calibrata componente calorica, bilanciata da una vivace freschezza e un’incisiva sapidità, che donano un finale di lunga progressione, in cui fa capolino un piacevole retrogusto di mandorla.

Servito a una temperatura intorno ai 12 °C, si abbina felicemente ai piatti di mare, in particolare a base di crostacei, oppure al pesce di lago arricchito in cottura dalle erbe aromatiche. È adatto ad accompagnare anche carni bianche e pollame nobile, alla brace o in umido, grazie alla sua equilibrata struttura.

Lugana Riserva Doc Vigne di Catullo 2018 – Tenuta Roveglia

Turbiana 100% – 13% vol.

In apertura, foto di Ilaria Santomanco