Nessuna paura, proprio così. Avanguardia, la parola chiave della quinta edizione di Olio Officina Festival 2016, non significa altro che affrontare la corrente avversa, prendere di petto i problemi, non rimanere sempre sulla difensiva. Ecco allora il mionito a non aver paura. Nessuna paura, dunque, anche perché gli stereotipi si smontano attraverso la leva della conoscenza, oltre che facendo ricorso a un linguaggio nuovo.

Nessuna paura dell’olio di sansa, per esempio. Se n’è discusso con grande vantaggio per tutti. Perché finalmente si è capito che occorre ridare valore all’ordine delle cose. Valorizzare la piramide della qualità, guardando alla base per puntare i riflettori sul vertice e far sì che l’olio extra vergine di oliva non sia un prodotto elitario e autoreferenziale. Soprattutto se una riflessione sugli scarti di produzione ci fa accorgere dello spreco di enormi quantità di materie prime interessantissime. La sansa, ovvero parti di polpa e nocciolo, hanno un valore che non può essere svilito. Quello che si è fatto, è stato un grande ragionamento intorno all’acquisizione di consapevolezza, soprattutto guardando a ciò che si consuma abitualmente.Un consumatore consapevole lo si ha nel momento in cui gli si apre la mente alla complessità.

Tante le parole, tanti i pensieri espressi a Olio Officina Festival, ma anche tante iniziative, come per esempio i due annulli filatelici che anche quest’anno sono stati disponibili per tutti gli appassionati collezionisti filatelici, evidenziando, tra i tanti possibili simboli per valorizzare l’olio da olive, il bicchiere ufficiale dell’assaggio, quello a forma di tulipano, che poi è anche un modo per invitare a prestare la massima attenzione all’olio esaminato in purezza, con un a tu per tu con l’olio, in un rapporto franco e sincero tra chi degusta e l’olio preso in esame. L’invito all’assaggio è un invito a prestare attenzione all’olio che scegliamo, resituendo fiducia ai nostri sensi.

Tante le occasioni di formazione. Nella sala Zucchi, per esempio, si è parlato di blending, e non solo a parole, ma con i fatti. Dopo la degustazione, il pubblico ha potuto procedere con il mescolare gli oli, facendolo in prima persona. Ed è stata un’esperienza sensoriale unica, perché ha permesso di personalizzare gli oli, miscelandoli appunto in base ai propri gusti, rendendo così l’olio ottenuto dopo la miscelazione dei quattro tipi di oli a disposizione, oli extra vergini di oliva dal profilo sensoriale unico e peculiare.

Il blend è un modo per personalizzare, per mettere la propria firma agli oli, ed è anche una tecmica grazie al quale l’Italia si è imposta con successo nei mercati internazionali.

Già, i mercati. E’ stata davvero molto interessante la lettura dei ,mercati da parte di Mauro Meloni, direttore del Ceq, il Consorzio di garanzia dell’extra vergine di qualità. Così, tra flussi di mercato e tendenze di consumo, gli imprenditori del settore si sono potuti confrontare con le nuove dinamiche dei mercati. L’obiettivo di tutti, lo si è ormai capito, è di liberarsi da visioni campanilistiche che alla lunga diventano asfissianti per il comparto. Occorre andare oltre, e non aver paura.

Foto: Alberto Caroppo & Francesco Buccarelli / VHS