Uno sguardo sulla Spagna è fondamentale per comprendere lo stato di salute del comparto olivicolo e oleario internazionale. L’andamento dei mercati si delinea proprio a partire da quel che accade nel primo Paese produttore al mondo. Per saperne di più, abbiamo intervistato il direttore della rivista Almaceite, così da capire tendenze e contesto operativo. Intanto sappiamo – ma ne eravamo già pienamente consapevoli – che gli andamenti del clima condizionano di fatto gli esiti della olivagione 2025-2026: “se non ci saranno precipitazioni adeguate a ottobre e inizio novembre, la situazione potrebbe peggiorare”.
Francisco Cortijo Florentino è impegnato nel settore dell’editoria olearia e olivicola dal 1991, inizialmente come direttore editoriale della rivista Alcuza, per 24 anni; in seguito, dal maggio 1996 dirige il sito di informazione Revistaalmaceite.com e la testata Anuario Aove Olivar Español. Dal 1997 dirige anche la rivista agricola Caudal de Extremadura e il sito di informazione agricola Extremadura21.com. Durante la sua carriera editoriale ha lavorato per media come il settimanale economico Dinero, la rivista Viajar e i giornali El Norte de Castilla e El Periodico de Extremadura.
Direttore, come sarà la nuova campagna olearia in Spagna? Al di là degli annunci ufficiali, qual è lo stato d’animo tra i produttori di olio d’oliva? Qual è la sua percezione della nuova olivagione?
La nuova campagna olearia 2025/2026 è stata preceduta da previsioni primaverili eccezionali, con abbondanti piogge e una buona fioritura. Tuttavia, le prolungate ondate di calore da giugno a settembre, la mancanza di pioggia e alcuni specifici problemi parassitari hanno abbassato significativamente le aspettative, fino ai dati di raccolta del 3 ottobre forniti dal Ministero dell’Agricoltura, che indicano una campagna di 1,37 milioni di tonnellate. Sebbene non si tratti di una cattiva olivagione, è senz’altro al di sotto delle aspettative, soprattutto nelle principali province produttrici dell’Andalusia (Jaén e Córdoba) e Castilla-La Mancha. La realtà è che se non ci saranno precipitazioni adeguate a ottobre, e all’inizio di novembre, la situazione potrebbe peggiorare.
Per quanto riguarda i prezzi, gli operatori del settore sono soddisfatti? Esiste un giusto compenso per i produttori di olio d’oliva?
All’inizio dell’ultima stagione 2024/2025, i prezzi dell’olio extra vergine di oliva in Spagna hanno raggiunto i 7 euro al kg e, sebbene tutti i produttori fossero consapevoli del calo, ciò è avvenuto in modo molto brusco e in un breve lasso di tempo, determinando ancora una volta prezzi molto bassi. Da settembre, i prezzi hanno ripreso un certo slancio, ma i prezzi all’origine rimangono il problema principale per i produttori di oliveti tradizionali, che sono la stragrande maggioranza. I prezzi sono rimasti bloccati per settimane a 4 euro al kg per l’olio extra vergine di oliva, 3,6 euro al kg per l’olio vergine di oliva e 3,5 euro al kg per l’olio lampante. I prezzi all’origine complicano notevolmente la reale redditività della coltura in molte aree. Esiste un problema reale in vaste aree con impianti di oliveti tradizionali, irrigui o meno, che non è legato solo ai prezzi, ma anche alla mancanza di manodopera disponibile per le principali attività di potatura e raccolta. Uno dei problemi strutturali del settore olivicolo spagnolo è che l’olio non viene pagato abbastanza all’origine per la differenziazione della qualità. C’è troppa ossessione per la resa, con le olive che ora vengono pagate al produttore a discapito di altri attributi.
Quali sono le preferenze dei consumatori spagnoli? In che direzione si dirigono? Prestano maggiore attenzione all’olio extra vergine di oliva o all’olio d’oliva? Qual è il vostro modello di consumo?
La crescita del consumo di oli extra vergine di oliva nel mercato spagnolo nell’ultimo decennio è stata significativa, sebbene gran parte di questa crescita sia dovuta ai marchi della distribuzione al dettaglio e agli oli extra vergini di oliva convenzionali, il che significa che soddisfano semplicemente i parametri richiesti dalla legislazione. C’è una crescente convinzione, tra i consumatori, che l’olio extra vergine di oliva sia l’olio più sano. Tuttavia, le statistiche dell’Anierac, l’Asociación de Industriales Envasadores, mostrano che circa il 40% dell’olio da olive consumato nelle case spagnole è raffinato, sia nella sua forma leggera o intensa. Si tratta di un numero significativo di clienti che sceglie questo prodotto non solo per il prezzo, poiché la differenza nei negozi che vendono olio extra vergine di oliva è minima, ma anche per la tradizione e la forza comunicativa che i grandi gruppi degli imbottigliatori continuano ad avere.
Rispetto all’olio extra vergine di oliva spagnolo indifferenziato, quale impatto ha invece il consumo di oli extra vergini di oliva certificati Dop e Igp?
Il lavoro di sensibilizzazione di molte denominazioni di origine protetta in Spagna è stato molto importante negli ultimi anni, e ciò è avvenuto attraverso degustazioni, workshop nei supermercati, eccetera. È la punta di diamante dei migliori oli extra vergini di oliva spagnoli. Tuttavia, la presenza di oli Dop e Igp nei supermercati rimane limitata e il peso delle attestazioni di origine nel mercato complessivo è molto ridotto. Lo stesso vale anche per gli oli extra vergini di oliva biologici. Iniziative come l’Igp Aceite de Jaén, principale area di produzione spagnola, che sta ora entrando in una nuova fase di maggiore visibilità, stanno cercando di invertire questa dinamica, in modo da ottenere maggiori volumi certificati e, soprattutto, una maggiore visibilità sugli scaffali dei negozi al dettaglio.
Su quale strategia di marketing puntano maggiormente le aziende olearie spagnole? Prediligono gli aspetti salutistici degli oli da olive o quelli più strettamente edonistici?
Il settore oleario in Spagna sta cercando – con iniziative come quella lanciata dall’associazione QV Extra! – di garantire che l’Unione Europea consenta una volta per tutte che attraverso il packaging e l’etichettatura si rendano visibili le indicazioni salutistiche, a vantaggio del consumo di un olio di qualità superiore. Ma esiste ancora una barriera legale, molto significativa, che limita tale aspetto. Se si analizzano le campagne promozionali delle grandi aziende di confezionamento e dei grandi gruppi cooperativi, con tutto il loro potenziale per investire in campagne promozionali, e le iniziative della stessa Associazione Interprofessionale dell’Olio d’Oliva, negli ultimi anni si è cercato di coniugare questo duplice aspetto: salute e piacere gastronomico. Anche se forse sarebbe opportuno, soprattutto data la necessità di attrarre un pubblico più giovane e monofamiliare, rafforzare la componente edonistica e gastronomica, rappresentata dal consumo di un buon olio extra vergine di oliva, con tutto ciò che questo alimento ha saputo trasmettere fin dalle sue origini quale componente sociale e di sostegno alle aree rurali.
Come viene percepito il ruolo dei panel di assaggio in Spagna? C’è da osservare che l’olio extra vergine di oliva è tuttora l’unico alimento soggetto a una valutazione sensoriale quale discriminante merceologica. Cosa si dice al riguardo in Spagna? Cosa pensano i produttori?
Il panel di assaggio, il suo utilizzo e la sua validazione sono diventati un argomento di dibattito ricorrente nel mercato spagnolo degli oli da olive nel corso degli ultimi anni, soprattutto tra le piccole aziende produttrici di olio extra vergine di oliva di alta qualità, che lo sostengono con forza, e una parte della grande industria del confezionamento e delle cooperative, che, pur considerandolo interessante, ne richiede l’integrazione con altri tipi di strumenti tecnologici, considerati più validi e con un margine di errore interpretativo inferiore. La ricerca di metodi e protocolli per la certificazione e la verifica della qualità e delle caratteristiche organolettiche degli oli da olive continua a essere un tema che genera opinioni contrastanti all’interno del settore oleario spagnolo.