Di nuovo c’è che le aziende olearie stanno cercando di ravvivare il comparto, individuando nuove forme espressive. Sono soprattutto i designer a stimolare la creatività. Prendiamo il caso di Carmelo Mastroeni. Ha trovato il tema della quattordicesima edizione di Olio Officina Festival, l’olio e il mare, particolarmente interessante e suggestivo, tanto da trarre ispirazione per la creazione di una bottiglia a marchio “Mar’lento”, partendo da un olio extra vergine di oliva monovarietale Taggiasca. “I due cicli di vita – precisa Mastroeni – quello degli uliveti e quello del mare, hanno un elemento comune: il tempo della rigenerazione che avviene con quella lentezza tipica del succedersi delle stagioni e che si rinnova ogni anno con nuovi raccolti e nuove battute di pesca”. Ecco allora l’idea del logo, con due elementi grafici simbolici: “la lettera A diventa una vela triangolare, la lettera O coincide con la sagoma ovale di un’oliva”. La bottiglia prescelta da Mastroeni per questa operazione è la Olea Dop di Vetreria Etrusca, “perché unisce nelle sue forme classicità e modernità; il particolare piede studiato per una maggiore stabilità dona carattere e rende la bottiglia più adatta al design realizzato”.
C’è anche un altro aspetto, molto interessante, che riguarda le analogie tra le reti da pesca e quelle per la raccolta delle olive. Quest’ultime, “dispiegate sotto gli olivi – come giustamente osserva Mastroeni – ricordano le onde del mare”. Altra analogia: “le forme ovali delle olive ricordano le forme dei galleggianti delle reti da pesca”. E ancora: “le stesse forme delle foglie dell’olivo ricordano non solo le forme fusiformi dei pesci, ma anche quella dei gozzi, le barche dei pescatori liguri”.
Questa idea di prendere quale soggetto di design il tema portante di Olio Officina Festival 2025 ci ha fatto molto piacere, segno che da alcune idee ne possono scaturire altre in una sorta di interconnessione virtuosa. E così, sulla stessa linea d’onda si è mossa un’impresa olearia pugliese, il Frantoio Ortore di Carpino, sul Gargano. Ogni volta la famiglia Ortore trae spunto dal tema del festival. Per le Forme dell’olio 2025 ha presentato un lavoro, “Pes_Car”, dove ha unito insieme mare (Peschici) e terra (Carpino), con una ceramica d’autore sulla quale ha rappresentato un trabucco – quest’ultimo, oltre a essere riprodotto sull’orcio in ceramica, lo abbiamo peraltro ricevuto, quale pezzo unico, in una fantastica riproduzione in miniatura. “L’orcetto a edizione limitata – ha chiarito Isabella Ortore – arricchisce ulteriormente la nostra collezione”; ed effettivamente nel loro frantoio l’arte, insieme con l’artigianato, è presente ovunque. E così, parafrasando una canzone degli anni Ottanta della Formula 3, campeggia il motto “un tuffo dove l’olio è più cru”: “un mare d’olio, un trabucco, le reti piene di olive, il nostro olio dal gusto persistente e ricco, che ricorda la forza e la determinazione delle piante di ulivo e degli olivicoltori, legati come noi da un amore viscerale che si ritrova in ogni goccia del nostro olio, mentre dall’alto della loggia del trabucco, a Peschici, sedute di fronte a un panorama mozzafiato lo gustiamo a crudo su bruschetta o in un’insalata di mare”.
Il mare lo si trova anche in “Amare”, l’olio Taggiasco del Frantoio di Sant’Agata d’Oneglia, in Liguria, a Imperia. Qui c’è il tocco del fotografo e artista Settimio Benedusi, il quale ha pensato bene di racchiudere il senso stesso dell’olio, per una edizione tiratura limitata di sole 500 bottiglie, “in un packaging essenziale rappresentato da un’etichetta semplice, creata con materiali riciclati, ricavata da plastiche raccolte negli oceani, in grado di raccontare in pochissimi centimetri quadrati la storia, l’identità e il territorio in cui il prodotto nasce”.
La narrazione del prodotto si sviluppa su una carta bianca proveniente da fibre riciclate e da foreste protette. Sulla sommità della bottiglia si impone l’elemento iconico delle gocce d’olio, realizzate in peltro prodotto con stagno da oreficeria, un materiale non inquinante, riciclato al 100% e riciclabile all’infinito. Queste gocce d’olio sembrano quasi fluire, scorrendo lungo la bottiglia, mentre dall’etichetta è possibile accedere, puntando lo smartphone a una pagina web in cui si racconta il progetto, l’artista, l’olio e chi lo produce e dove viene prodotto. Per il lancio dell’olio “Amare” si è fatto ricorso a un claim spiazzante: “Il nostro olio è cattivo”. E lo è, tra lo stupore di chi legge, semplicemente perché è contro il colesterolo, contro la glicemia, contro l’invecchiamento cellulare, ribaltando così, con tale messaggio che punta sull’ambiguità, il messaggio iniziale: l’olio infatti è cattivo proprio perché buonissimo; ed è tanto buono proprio perché efficace contro le principali patologie della contemporaneità. Ed è forse a partire da questi spunti, che è proprio il caso di evidenziare come l’olio extra vergine di oliva, anche in conseguenza della sua complessità di prodotto, si apra oggi a sempre nuovi scenari sperimentali, che, per quanti vogliano assumersi il rischio di mettere in atto una serie di arditezze creative, il ricorso alla fantasia, alla fine, può senza alcun dubbio dar luogo a tante, davvero interessanti, inconsuete novità.
In apertura, Frantoio di Sant’Agata d’Oneglia, “Amare”, foto di Francesca Binda per Olio Officina