Come per Estate, apparso nel 1981, romanzo mai dimenticato da chi allora lo lesse, anche nel romanzo L’Acquario (Vicenza, Neri Pozza, pp. 236) ciò che colpisce subito è il tono limpido, l’eleganza discreta del fraseggio con cui Elio Pecora racconta le storie di oggi e di ieri e, insieme, i dolenti destini degli uomini, le umane miserie così come i tanti misteri che ogni cuore riserva.
Come in un mosaico, le tessere di cui è composto il romanzo tracciano il disegno imperfetto e incompletabile della vita, disegno tutto racchiuso nello sguardo, a tratti ironico, a tratti compassionevole, della voce narrante: quel Carlo che ritroviamo in diversi capitoli del libro, colui che, alter ego dell’autore, vede muoversi, agire, pensare, amare, contraddirsi i frammenti di un mondo di cui è osservatore e insieme parte.
Romanzo fatto di racconti, L’Acquario nasce dalla consapevolezza di non poter racchiudere in un sistema interpretabile quella che rimane l’incomprensibilità di ogni vita. E di non poterla narrare se non per brevi ritratti, per istantanee o per storie esemplari. Molti di questi racconti sono assimilabili ad apologhi, in cui ogni lettore può riconoscere una piccola verità, una parte di sé e degli altri, o incontrare e riconoscersi nei dolori strazianti, nelle povertà materiali o spirituali, nella beata insensatezza di certi momenti, negli inganni, nelle piccole ironie o nelle crude realtà che ci riservano le nostre esistenze.
L’Acquario è soprattutto – e finalmente – un libro con una visione corale, quella che sembra mancare oggi a molti nostri scrittori, troppo concentrati sul proprio, disperato e disperante, Io. Qui i personaggi sono tanti e i temi altrettanto: guerre, drammi, divorzi, case, malattie, amori, ricordi, morti…E poi padri, madri, figli, figlie, vedove, mariti, artisti, aristocratici, gente comune… Troppo lungo elencarli tutti.
L’Acquario è un grande repertorio di vite, un palcoscenico di umanità, raccontato in alcuni capitoli con una grazia si direbbe settecentesca, che solo un raffinato poeta e scrittore come Pecora può permettersi, figura la cui opera poliedrica ha attraversato tutte le forme espressive, compresi il teatro, i libri per l’infanzia e la saggistica.
Il narratore annoda i fili di queste storie, se ne fa tramite presso il lettore, adempiendo ad un ruolo che è quello — come scrive lo stesso Pecora nel capitolo che dà il titolo al romanzo — di preservare e conservare dalla sparizione sé stesso e il mondo. Di dare durata a qualcosa che per sua natura è impermanente.
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Su Corso Italia 7, Sette poesie di Elio Pecora nelle traduzioni in lingua inglese di Alessandra Nicifero: Selected poems
Su Corso Italia 7, Frammenti di un epicedio e La danzatrice. Due poesie di Elio Pecora tradotte in francese da Jean Portante: Frammenti di un epicedio, La danzatrice
Inoltre, su Corso Italia 7, la notizia del Premio “Eugenio Montale” a Elio Pecora
Infine, sulle pagine del Domenicale del Sole 24 Ore del 6 aprile 2025, intorno al libro di poesie di Elio Pecora (Specchi nel labirinto, Vallecchi, 2025)
