[...] La razionalità richiede tempo, controllo degli errori, disponibilità alla revisione. I bias funzionano meglio sul piano sociale: sono identitari, immediati, coesivi. Per questo vincono nel mercato dell’attenzione. La storia mostra però che ciò che prevale sul piano del consenso non coincide con ciò che regge nel rapporto con la realtà.
La razionalità non è mai stata maggioritaria, né popolare. Non lo è stata nell’Atene di Socrate, né nell’Europa di Galileo, né in ogni occasione in cui un’idea fondata ha incrinato sistemi consolidati. È sopravvissuta perché custodita da minoranze disposte a pagare il prezzo dell’isolamento. Il suo ruolo non è convincere tutti, ma mantenere aperta la possibilità di correggere gli errori prima che diventino strutturali.
Gli attacchi personali che accompagnano il richiamo ai fatti seguono schemi noti. Non riguardano tanto ciò che viene detto, quanto le conseguenze che comporterebbe accettarlo. Mettere in discussione una narrazione significa mettere in discussione l’identità e gli interessi che vi si appoggiano, e questo genera reazioni che vanno dalla derisione all’aggressione. [...]

Enrico Bucci

Lo scienziato in un post sul proprio profilo facebook

Bucci è adjunct rofessor presso la Temple University di Philadelphia, dove conduce attività di ricerca sulla biologia dei sistemi del cancro.  Sul portale Cattivi scienziati ha dedicato una sezione denominata "Contro la disinformazione sull’epidemia di Xylella fastidiosa". È in corso di pubblicazione il volume Lessico del pensiero critico. Un rimedio contro le pseudoscienze, per le edizioni Bollati Boringhieri, di cui è autore insieme a Gilberto Corbellini.