Olivo Matto

Una profonda preoccupazione per la tenuta del comparto oleicolo

Luigi Caricato

Il 2023 è un anno che non si può dimenticare. È entrato in scena a gamba tesa e fa parte ormai della storia. Lo ricorderemo con tutti gli effetti che ne sono seguiti, e in tanti, tra le generazioni future, lo ricorderanno per come saremo in grado di raccontarlo. C’è stato un calo spaventoso della produzione, ovunque. Il crollo produttivo in Spagna ha messo in ginocchio il sistema. Non parliamo della produzione italiana, sempre a corto raggio, per una crisi strutturale prima ancora che climatica.

Non si era mai verificato di assistere a un mercato degli oli da olive così in fibrillazione, avvolto nell’incertezza più totale, con quotazioni all’ingrosso elevate, mai raggiunte a livelli simili: l’extra vergine andaluso a 7,90 euro è una quotazione storica, mai registrata; al momento in cui ho firmato l’editoriale la quotazione dell’olio del nord Puglia ha raggiunto quota 9 euro. Vi sembra forse qualcosa di ordinario? C’è la paura di finire l’olio a disposizione e nel medesimo tempo la preoccupazione che i consumi si orientino altrove, visto che calano proprio per via dei prezzi troppo elevati.

Riporto, virgolettando, quanto scrive il broker Adriano Caramia, che su Olio Officina Magazine puntualmente ogni settimana, insieme con il contributo di altri mediatori, registra gli andamenti del mercato: “Persiste e diventa ancora più profonda la preoccupazione per la tenuta del comparto oleicolo sottoposto a queste prove davvero estreme”. Ebbene, se è questo lo scenario con cui abbiamo vissuto il primo semestre dell’anno, questa realtà va pur affrontata. Intanto, non oso immaginare cosa accadrà di qui in avanti.

Vi chiederete ovviamente se sia il caso di riportare nell’editoriale  (pubblicato sul numero 33 di Oliocentrico: QUI o QUI) una situazione dalle prospettive così funesta o guardare invece con fiducia al futuro. Io, per mia natura, pur vivendo in prima persona questo stato di grande disagio, preferisco volgere lo sguardo a quanto di bello si è svolto in marzo, nell’occasione della dodicesima edizione di Olio Officina Festival, evento che si è tenuto regolarmente e con successo, con tema portante “L’olio è progresso”. Già, il progresso. La chiave di lettura sta proprio in questa parola così scivolosa: il progresso. Scivolosa nel senso di instabile, anche perché, nonostante i tanti progressi raggiunti in campo olivicolo e oleario, accadono fenomeni tali da scombinare i piani, fenomeni di forte precarietà come quello che si sta vivendo.

Una crisi senza precedenti, tanto più che si presenta dopo una devastante pandemia e il conflitto russo-ucraino ancora irrisolto. Eppure, sono proprio queste situazioni così complesse a spingerci altrove per intuire soluzioni che possano farci scorgere possibili vie d’uscita. Noi, nel frattempo, proseguiamo con il medesimo spirito di sempre. Anzi, cogliamo l’occasione di questo numero speciale di Oliocentrico  (potete leggere QUI o QUI) per annunciare luogo e data della prossima edizione, la tredicesima, di Olio Officina Festival. Saremo sempre a Milano, ma in un’altra sede, non più al Palazzo delle Stelline, che chiuderà fra pochi mesi per restauro, ma alla Fabbrica del Vapore, nelle date a cavallo tra due mesi: 29 febbraio, 1 e 2 marzo 2024. Tema portante: Olio Musicale. Un tema che può forse spiazzare, in tempi di grande crisi produttiva, con la galoppante apprensione per l’andamento di prezzi e consumi. Eppure, a salvarci è proprio la cultura, che non significa stare fuori dalla realtà, slegati dal contesto, ma partire proprio da ciò che accade per ripartire con un nuovo spirito.

La cultura è la chiave di lettura che ci consente di osservare la realtà, di interpretare e sviluppare il nostro futuro. In tempi di crisi solo la cultura può venirci in soccorso. Sì, questa parola così spesso travisata, e tanto abusata, ci offre l’occasione, ma anche tutte le motivazioni e le intuizioni per uscirne indenni, per rafforzarci, per trovare soluzioni, per spingerci ad affrontare la realtà e ad aprirci a un futuro migliore che non si fermi ai soli aspetti contingenti. Se non si viene attraversati da questo spirito, e da una visione olistica, che chiama tutti a fare la propria parte, senza dimenticare la propria identità fondata sulla cultura, che senso avrebbe continuare a produrre?

La vita, le persone, la società, l’economia hanno metabolismi complessi, e in un contesto così articolato e imprevedibile, solo la cultura salva, aggrega, unisce, permettendo di elaborare nuovi percorsi. Chiudere alla cultura significa entrare nel disordine, perdersi, regredire, smarrire il senso profondo di ciò che siamo stati. Attraverso l’olivo ritroviamo il mito fondante di Atena. Il passaggio alla civiltà è avvenuto proprio nel momento in cui abbiamo domesticato l’olivo. Atena segna emblematicamente proprio questo passaggio, attraverso la nascita della polis. L’albero di olivo ci riporta alla natura non più selvaggia, là dove l’uomo è intervenuto non per dominare la natura, ma per non esserne dominato, diventando “costruttore” di una natura regolata dall’uomo pur nella imprevedibilità della stessa natura. Attraverso l’olivo, l’uomo si fa creatore di una natura di cui è attore e spettatore insieme. Trasformando il paesaggio da selvatico a coltivato fa valere l’elemento della cultura. L’uomo fruisce della sua capacità di modellare la natura ricavandone tutti i frutti, compresa la bellezza stessa del paesaggio, ma è una sfida, la sua, continua e sempre aperta, con la quale è chiamato a confrontarsi per non eclissarsi. Senza cultura, si torna indietro. La cultura, questa parola così impercettibile, ci riporta sulla strada del progresso e chiama a sé il futuro.

Buona lettura di questo numero speciale di Oliocentrico (QUI o QUI) dedicato a Olio Officina Festival 2023, in preparazione e in vista dell’appuntamento con l’edizione numero tredici del 2024.

Come avete potuto ben immaginare, abbiamo riportato anche su Olio Officina Magazine l’editoriale apparso sul numero 33 di Oliocentrico  (che potete leggere anche QUI o QUI

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