Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Un Kagemusha sorridente e generoso
Ricordando Giuseppe Pontiggia / 1. Nel giugno 2008, a cinque anni dalla morte del narratore e saggista, Daniela Marcheschi e Luigi Caricato raccolsero una serie di testimonianze intorno alla sua figura. Ora, che di anni ne sono trascorsi diciotto, riproponiamo per "Corso Italia 7" il ricordo di Ernesto Ferrero, scrittore, critico letterario, già direttore della Fiera internazionale del Libro di Torino
Raramente ho visto una comunità così profondamente scossa e smarrita come quella di tanti scrittori, di fronte alla notizia improvvisa della scomparsa di Peppo Pontiggia il 27 giugno 2003.
Avevamo tutti bisogno di quel Kagemusha sorridente e generoso di sé, solidamente piantato al centro dei territori della scrittura. Avevamo pudore a disturbarlo, perchè come tutte le persone necessarie era assediato da torme di postulanti, anche se validamente difeso dall’eroica, meravigliosa Lucia (bene ha fatto il “Corriere della Sera” a pubblicare una foto di Peppo con Lucia: quando dico Peppo, dico anche Peppo più Lucia più Andrea). Ma il dialogo mentale era continuo, le risposte ci arrivavano in automatico sapendo come lui la pensava, e quel che lui scriveva.
Il Peppo che mi è indispensabile è quello saggistico, dizione che ne comprende tante altre. L’antropologo del linguaggio, che attraverso le ambiguità, ma anche le vertiginose ricchezze del linguaggio smonta implacabilmente tutte le convenzioni risibili, le ipocrisie, le pigrizie, le servitù mentali, le bassezze, le cialtronerie, i luoghi comuni del vivere associato. Dove l’originalità dell’approccio, l’esattezza dell’analisi, la fulmineità degli affondo non diventava mai sdegno, invettiva, ma un sorriso misterioso, tonificante, come rasserenato dalla sua stessa intelligenza.
La sua misura ideale erano le voci dell’Album mensile che appriva sul supplemento domenicale del “Sole24Ore”. Il lettore ne usciva ammirato ma non disperato. Era anzi spronato a leggere di più, a forgiarsi strumenti interpretativi un po’ meno superficiali di quelli che correntemente usava. L’intelligenza ci fa sempre sentire meglio, quale che sia l’ambito cui si applica; e inversamente la stupidità ci deprime, ci uccide.
I libri in cui Peppo ha raccolto le sue riflessioni sono da tenere sul comodino, al pari dei Saggi di Montaigne. Sono un lume fraterno che ci consente di prendere le misure delle nostre tenebre, e di non disperare.
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