Saperi

Squarci di cultura nelle nostre radici contadine

Un libro di Mario Romeo, Lu monn scappa. Lirici greci in Gallo-Italico, pubblicato da Rubbettino, ci fa riflettere sul senso profondo del linguaggio. I dialetti sono elementi costitutivi delle comunità, ed è da questi che bisogna partire per entrare nel tessuto vivo della società. I dialetti non sono soltanto meri mezzi comunicativi ma anche depositi viventi di saperi esperienziali e di culture popolari

Alfonso Pascale

Quanta saggezza nell’affrontare l’ultimo miglio della vita

Nel nuovo romanzo di Antonio Pascale, Cose umane, pubblicato per le edizioni Einaudi, c’è il respiro di una commedia planetaria in cui sono protagonisti i mondi contadini e la modernità sorta dalle loro ceneri. Al centro della narrazione le svariate storie di vita di familiari, amici e conoscenti dell’autore, sull’onda dei ricordi. Una rievocazione storica che non dà mai adito all’indugio nostalgico, ma serve a comprendere le rotture epocali che guidano i processi emancipatori

Alfonso Pascale


Bottiglie d’olio. Non basta abbellire

Oggi si assiste a una maggiore attenzione al modo di presentare gli oli extra vergini di oliva. L’idea di vestirli in modo originale evidenzia l’impegno di un numero sempre più cospicuo di aziende di cambiare rotta e investire nel design. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo occorre cambiare radicalmente approccio, ribaltando le consuetudini

Luigi Caricato


L’eredità del mondo contadino alligna ovunque

Anche a Roma. Non soltanto per la vasta superficie agricola e per le attività multifunzionali, ma pure per il modo di essere della città e per l’attitudine di molti abitanti a relazionarsi con gli altri. Questo lascito lo si ritrova anche nelle forme particolari con cui tra mille difficoltà gli immigrati del Sud del mondo s’inseriscono nei quartieri. Tutto ciò può rivelarsi utile, a maggior ragione se questa eredità viene valorizzata per ridisegnare le funzioni di una metropoli planetaria alle prese con le grandi sfide globali

Alfonso Pascale


Così parlo Sossio, l’ultimo filosofo classico d’Italia

A più di un anno dalla scomparsa, Giametta resta sempre sulla cresta dell’onda. E ora, in attesa del suo postremo e testamentario Antipascal, che vedrà la luce nel 2026 per i tipi della Nave di Teseo, è in libreria per l’editore Bibliopolis una miscellanea di prose filosofiche di Sossio, di recensioni di Giancristiano Desiderio ai libri di Giametta, nonché di interviste, battute, scambi epistolari e messaggistici tra i due. Si scopre cosi che solo la filosofia ci può salvare

Marco Lanterna


Gli olivi, l’olio, la casa dei misteri e la truffa sventata

Racconto. Un rudere disabitato ha attirato per anni la curiosità di molti, divenendo perfino meta di pellegrinaggi. Si vociferava da tempo di un tesoro mai visto, del quale l’ultimo Visconte di BragOlio, smemorato com’era, si era dimenticato. Poi, all’ombra degli olivi, accadde di tutto, con colpo di scena finale imprevisto e sbalorditivo. Con tanto olio, prezioso, del valore dell’oro, con cui brindare

Attilio Gatto


L’alfiere risorgimentale della scuola agronomica toscana

I grandi agronomi della storia. Tra i pochissimi protagonisti del Risorgimento dotati di autentica cultura scientifica, economica, geografica, il progetto del marchese Cosimo Ridolfi è prova di penetrazione scientifica, di lungimiranza economica, di acume sociale. Venerato ma non capito dagli epigoni, scrive l’ultima pagina di una scuola agronomica gloriosa

Antonio Saltini


Il conte De Gasparin e la teoria economica dell’azoto

I grandi agronomi della storia. Traduttore coerente dei principi di Comte sul terreno delle scienze agrarie, concepisce il disegno di un grande trattato in cui trovino la propria collocazione tutte le conoscenze agrarie, ordinate secondo un disegno che faccia di ogni disciplina - la scienza del suolo, la meccanica, l'economia, la teoria delle coltivazioni - edificio costruito sviluppando un unico assioma naturalistico assunto quale cardine logico

Antonio Saltini


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Liebig: la teoria della fertilità di uno scopritore assetato di polemica

I grandi agronomi della storia. Di origini modeste, Justus Liebig insegue fino dagli anni dell'università, con la determinazione più cieca, due obiettivi che sa intrinsecamente connessi: la gloria accademica e il successo economico. Quella determinazione lo ha condotto a Parigi, luogo d’eccellenza, a metà dell’Ottocento, degli studi chimici. Nella capitale francese riesce a farsi presentare ad Alexandre von Humboldt, l'anfitrione della cultura tedesca, amico di tutti i grandi scienziati francesi, che lo introduce in uno dei laboratori più aggiornati di tutta la Francia

Antonio Saltini


Il teorico tedesco della rivoluzione agraria

I grandi agronomi della storia. La menzione della correlazione tra la filosofia inglese, tra il Seicento e il Settecento, e quella tedesca nel crepuscolo del secondo secolo, è la premessa più funzionale all'esame dell'opera del maggiore agronomo dell'alba dell'Ottocento, Albrecht Thaer. Dalle cento esperienze degli agronomi inglesi dei decenni precedenti ricava gli elementi per una costruzione scientifica e tecnologica di ammirevole coesione e razionalità, raccolti nei quattro volumi dei Principi della scienza razionale della coltivazione che vedono la luce a Berlino tra il 1809 e il 1812

Antonio Saltini


Scienza agronomica, spionaggio, manipolazione giornalistica

I grandi agronomi della storia. Si distinguono dalla schiera dei redattori senza genio tre personaggi che pretendono il titolo di protagonisti: Richard Weston, il viaggiatore che, visitate le Fiandre dove ha verificato pratiche agrarie del tutto originali, lancia il manifesto del rinnovamento, Jethro Tull, l'avvocato appassionato di musica che un'infermità costringe in campagna, dove enuclea una teoria agronomica assurda, e per praticarla inventa la seminatrice e la zappatrice a traino animale, Arthur Young, l'ideatore di criteri nuovi di indagine agronomica, il primo teorico dell'economia agraria, fondatore del primo giornale agricolo

Antonio Saltini


L’alfiere delle conoscenze agrarie dell’età dell’Enciclopedia

I grandi agronomi della storia. In Francia, l’agronomia dell’età dei Lumi ha il nome dell’uomo che con le proprie opere compone la più ampia e penetrante rassegna delle conoscenze agrarie del suo tempo, Henri Louis Duhamel du Monceau. Redattore dei capitoli dell'Encyclopedie relativi alla metallurgia, padroneggia con eguale sicurezza i campi diversi del sapere agronomico

Antonio Saltini


Ludovico Muratori: la politica agraria nel divenire delle società umane

I grandi agronomi della storia. Avvalendosi della collaborazione di tutti gli amanti di antichità nazionali, promosse la realizzazione di tre raccolte monumentali: le Antiquitates italicae Medii Aevi, i Rerum italicarum scriptores, gli Annali d'Italia. Pone le fondamenta del pensiero rurale cristiano stigmatizzando l'ignoranza dei contadini, conseguenza della miseria di un ceto reietto e disprezzato, sulle cui spalle la società getta l'onere del proprio mantenimento con l'illogica pretesa di vedere fiorire le campagne affidandole a uomini che considera poco più che bruti

Antonio Saltini


Olivier de Serres e l’agronomia della Riforma

I grandi agronomi della storia. Come molti patrizi provenzali ha aderito al messaggio di Calvino, facendo la ragione ispiratrice della vita. Offre il frutto dell'esperienza acquisita nel Theatre d'agriculture et ménage des champs, trattato che dedica a Enrico IV. Al sovrano che ha restaurato la concordia della nazione dedica la propria opera e offre i propri servizi per ritessere l'ordito dell'agricoltura infranto dalla guerra, il quale accetterà

Antonio Saltini


Agostino Gallo e la prosperità agricola della Rinascenza

I grandi agronomi della storia. Patrizio bresciano che abbandona la città, dove ha svolto attività commerciali, per assumere in prima persona la direzione dell'azienda agricola a Borgo Poncarale, e che dell'esperienza nata dalla decisione riferisce, con estrema penetrazione, nelle Vinti giornate dell'agricoltura et de' piaceri della villa, l'opera che dopo un'edizione minore nel 1564, quando le Giornate sono soltanto dieci, conosce la forma definitiva nell'edizione veneziana del 1569

Antonio Saltini