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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Il viaggio della Pace

Il viaggio di Irene è il percorso impervio e accidentato che la Pace con i suoi contenuti di promessa e di illusione, affronta, accompagnando la vicenda dell'uomo. È un’opera agile, ma intensa, che David Fiesoli, scrittore, saggista e ricercatore Cisesg, ha recentemente pubblicato. Un tema che, nel sessantesimo anno dall’uscita della enciclipa di Giovanni XXIII Pacem in terris, 11 aprile 1963, e nell'attuale sònito di mille voci, il 24 febbraio 2022 scoppiava la guerra russo-ucraina, l'autore sfronda da puntuali riferimenti storici e politici, per affrontarlo in chiave esclusivamente culturale

Piero Ceccatelli

Il viaggio della Pace

Il viaggio di Irene. Per una storia della Pace, edito nel marzo 2023 da Avagliano è l’opera agile, ma intensa, che David Fiesoli, scrittore, saggista e ricercatore Cisesg, ha recentemente pubblicato, parlando di Pace. Un tema che, nel sessantesimo anno dall’uscita della enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris (11 aprile 1963) e nell’attuale sònito di mille voci (il 24 febbraio 2022 scoppiava la guerra russo-ucraina), l’autore sfronda da puntuali riferimenti storici e politici, per affrontarlo in chiave esclusivamente culturale.

Il viaggio di Irene è il percorso impervio e accidentato che la Pace con i suoi contenuti di promessa e di illusione, affronta, accompagnando la vicenda dell’uomo. Vien da riflettere, anche se l’autore non lo suggerisce espressamente, su come l’origine stessa del mondo e la nascita del più grande e longevo impero dell’antichità siano segnati da immediate infrazioni della pace, aggravate dal legame di sangue: l’uccisione del fratello Abele da parte di Caino nella Genesi; del gemello Remo, per mano di Romolo, agli albori di Roma.

Un atto di guerra, seppur circoscritto a singoli, per di più stretti da un legame di sangue, è quindi all’origine della società umana e delle sue istituzioni. A riprova che l’istinto della guerra e quello della pace, affondano le radici nel profondo dell’animo umano e prevalgono in costante alternanza  – spiega Fiesoli, citando Tucidide  –  «perchè l’individuo tende ad ampliare il proprio potere, quindi a conquistare terre e a sottomettere chi vi abiti».

Nella società è presente tuttavia una forza uguale e contraria a quella che istiga i conflitti, e le donne ne sono le principali depositarie. Tre di esse cercheranno di dissuadere Ettore dall’affrontare Achille al culmine della guerra di Troia, invitando il più valoroso combattente della città assediata a sostituire il suo progetto di armi e di vendetta con un chiaro disegno di pace, espresso nel richiamo all’amore familiare: «non rendere vedova tua moglie e orfano tuo figlio». Quale fu l’esito, tramandato dall’epos, lo conosciamo ma quel grido di pace, femminile e a più voci, apre alla speranza e renderà per sempre le donne sacerdotesse per eccellenza del culto di Irene. Fiesoli accompagna Irene nel perenne viaggio che la vede scendere negli abissi delle coscienze, nelle frastagliate grotte dei miti greci e nelle gole impervie di lingue che furono. La madre di queste, la lingua sumero-accadica, diffusa in Mesopotamia e parlata e scritta anche altrove (fra il III millennio a. C. e il 100 d. C.), ha la prerogativa di utilizzare ben due termini per indicare la Pace: “arānu”, da cui il nome della dea greca Irene; e “paşhu”, da cui la pax romana, declinata tramite quella base in moltissime attuali lingue europee, di ceppo celtico e neolatino. Non sottrarremo il piacere di apprendere dal libro di Fiesoli a cosa corrispondano l’una e l’altra accezione in accadico della parola Pace. Osservando la realtà contemporanea è tuttavia evidente che il “riposo” (nel senso etimologico di riporre) delle armi vada accompagnato da solidi trattati, con adeguata sorveglianza sul loro rispetto. Ed ecco spiegata l’antica saggezza dei Sumeri, che ricorrevano a un binomio per indicare la Pace e conservarla nel tempo.

Fiesoli affianca il percorso di Irene fra i miti e i linguaggi dell’antichità, assistendola poi nel balzo verso la storia e la letteratura. Invocata da Petrarca con la forza dell’iterativo («Pace, pace, pace»); individuata come effetto logico e virtuoso di sorella Povertà da San Francesco (“se avessi beni terreni, dovrei difenderli e ricorrere alle armi”); eletta a corrente filosofica da Erasmo da Rotterdam, la Pace affiora in ogni epoca, fino alla contemporaneità di Gandhi, padre Balducci, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Giorgio La Pira. Portatori, credenti o laici, di un unico pensiero, affinato nel mutare delle condizioni storiche: Pace non più e non solo fra popoli diversi e per la storia fatalmente inclini alla belligeranza, ma Pace nello stesso popolo, nelle relazioni sociali, economiche, sindacali. Con Simone Weil, costante stella polare di ogni considerazione dell’autore. Quella di Fiesoli è una riflessione pienamente laica, in quanto priva di pregiudizi, di richiami a una qualsiasi fede religiosa e priva di prescrizioni, indirizzi, suggerimenti, tanto diffusi e tanto spesso in modo approssimativo, nella pubblicistica dei nostri giorni.

Una riflessione laica, che tuttavia tocca le corde del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Zuppi firma la generosa prefazione del libro. Generosa già nella lunghezza stessa del contributo, quasi che il numero delle pagine della premessa rappresenti di per sé una forma di adesione ai contenuti.

Se dovessimo riassumere in una metafora Il viaggio di Irene, sceglieremmo una barca che scivola fra le onde placide o increspate della cultura classica e di quella greca in particolare. A quel mare, David Fiesoli ha dedicato la passione di studioso, immergendovisi fino ai fondali e agli abissi, rivoltando metaforicamente ogni conchiglia, per scoprire quale essere mitologico la abitasse. Di quel mare, dove risiede ogni radice della nostra contemporaneità, Fiesoli seleziona i particolari relativi alla Pace e li porge con semplicità e freschezza accattivanti anche per chi quelle onde non abbia mai solcato. O chi le abbia frequentate a fior d’acqua, come chi nuota o fa surf. Ed è tentato di tuffarsi di nuovo, dopo questa lettura, che parla al cuore e all’intelletto. Fiesoli raggiunge l’uno e l’altro con un’osservazione che acquista la potenza del monito: nella storia del linguaggio i conflitti fra gli uomini cambiano nome al cambiare dei vincitori, sono soggetti all’«alterna onnipotenza delle umane sorti» cara a Foscolo. Dall’avvicendarsi fra Greci, Romani, Germani, il conflitto cambia nome: pòlemos, bellum, war (dal germ. warre/werre), madre di ogni attuale guerra.

La parola Pace, invece, è sempre rimasta tale e quale agli archetipi accadici: arānu-Irene o paşhu-Pax che fossero. Immutata e immutabile perché, al contrario della guerra, mai completamente raggiunta. Fine sempre lontano e per questo affascinante ed eterno dell’uomo di ogni tempo.

Piero Ceccatelli

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