Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Incontri poetici con la bellezza di volti, voci e cuori femminili
Si intitola Il sorriso di Lalage il nuovo libro di Marco Beck, in libreria per le edizioni Giuliano Ladolfi. Per i lettori di Corso Italia 7 presentiamo una sua intensa lirica: “Il crocifisso e la colomba”. Fra i nostri (pochi) poeti odierni di ispirazione religiosa, l'autore è senz'altro uno dei più individuati e dei meglio “armati” sul piano culturale e tecnico
Marco Beck “guarda dritto dritto alla tradizione più classica della poesia religiosa da Dante e dal Medioevo fino a Giuseppe Ungaretti o T. S. Eliot, con le preghiere, i “cantici”, l’arcano, indecifrabile filo che unisce o separa legge naturale e miracolo, le rievocazioni-rivisitazioni del Natale, della Passione di Cristo, della sua Resurrezione”.
È quanto ha scritto di lui Daniela Marcheschi, in un saggio apparso nel 2018 su Kamen’, dove tra l’altro si precisa che “i componimenti beckiani hanno un andamento narrativo, in cui non si teme di dar conto di eventuali dettagli minuti del reale e neanche di esplicitare il ragionamento, perfino articolandolo, poggiandolo su possibili citazioni”.
Ora, nel suo più recente libro Il sorriso di Lalage, pubblicato da Giuliano Ladolfi Editore, al centro dell’ispirazione è la bellezza di volti, voci e cuori femminili.
L’autore, si legge nella quarta di copertina, “ha ricevuto una grazia incomparabile: il dono di poter incontrare, nell’arco di una vita, figure femminili di particolare bellezza esteriore, rispecchiamento di una – spesso evidente, talora appena percepibile – bellezza interiore, a sua volta emanazione dell’anima, frutto di intelligenza della mente e del cuore”.
Si tratta di “donne mature, giovani e persino giovanissime”, che hanno continuato (e continuano) ad affascinare Beck “ben oltre la pura dimensione estetica. Fino al punto di convincerlo a rendere testimonianza di una fascinazione così intensa, così vitale, traducendo le proprie passioni ed emozioni nel linguaggio di una narrazione poetica intessuta di suggestivi ritratti e caratterizzata da un’iridescente varietà di temi e toni, tempi e luoghi, atmosfere e soluzioni espressive: dalla contemplazione alla riflessione, da una sfumata nostalgia a una rigenerante serenità, da un sottile gioco di complicità a un limpido sentimento di tenerezza, dall’acuta vibrazione della sensualità alla scioltezza di una scherzosa autoironia”.
UNA POESIA
Il crocifisso e la colomba
Un frullo d’ali, rapido, improvviso, lassù in alto,
esattamente in verticale al di sopra della croce
dove il condannato a morte si torceva negli spasmi.
Bianco, immacolato, il volatile spiccava sullo sfondo
del cielo incupito da uno strato di nubi tenebrose.
«Guardate là!» proruppe uno dei soldati del plotone
all’indirizzo dei suoi commilitoni. «Una colomba!
Una facile preda! Vedete come quasi non si muove?
Come resta in quella posizione, sopra il crocifisso?».
E prima che il suo capo, il centurione, potesse fermarlo,
precludendogli l’azione che tramava, che bramava,
l’arco da guerra d’ordinanza impugnò, arma micidiale.
Dalla faretra scelse, estrasse una freccia, l’incoccò,
tese il nervo della corda, prese la mira in un baleno,
poi fece saettare il dardo vibrante, acuminato,
verso quel bersaglio che indifeso, immoto, indifferente
al pericolo, sembrava sfidare la perizia dell’arciere.
Nel caliginoso grigiore del primo pomeriggio invaso
da un oscuro crepuscolo precoce, la candida colomba
ebbe appena un lieve tremito. Senza uno strido sussultò.
Si vide la freccia proseguire fulminea la sua corsa,
quindi declinare, di là dall’orlo del Calvario scomparire.
Pensò il soldato d’aver sbagliato mira. Credettero
anche gli astanti che il tiro fosse andato a vuoto.
Invece la saetta aveva perforato e ucciso la colomba:
dopo un istante cadde di schianto alla base della croce,
a un passo dalla Madre che piangeva, rannicchiata,
il supplizio del Figlio, all’infame patibolo inchiodato.
Gocce di purpureo sangue dell’uomo agonizzante
stillarono lente, dai piedi suoi trafitti, martoriati,
sul bianco corpicino ch’era stato da parte a parte
similmente trapassato, così venendo a mescolarsi,
a fondersi col sangue zampillante dalla duplice ferita.
Si fece intanto avanti il soldato trionfante, il protervo
cacciatore, a sé rivendicando il possesso della preda.
Ma fu dal comandante, da un suo gesto perentorio,
da un ordine sferzante – «Subsiste!, férmati!» – bloccato.
Accadde allora un fatto imprevedibile, fonte di stupore.
A fatica alzatasi da terra, la Madre Addolorata
si curvò fino a raccogliere, con trepida dolcezza,
la vittima di quello stolido, gratuito atto di violenza.
Configurò la mano a nido, a conca dove accolse
il minuto, bellissimo animale. Freddo lo sentì,
gelido di morte, irrigidito, eppure misteriosamente
ancora come palpitante di un residuo alito segreto.
Provava in quel momento la medesima impressione
di quando, più di trent’anni prima, con lo sposo
che lo reggeva in braccio, al vecchio profeta aveva
per il proprio rito di purificazione presentato il bimbo
di quaranta giorni. E in entrambe le mani aveva stretto
i due giovani colombi prescritti dalla legge di Mosè
come offerta per il primogenito al Signore d’Israele.
La stessa impalpabile, liscia consistenza ora avvertiva
della forma affusolata, del morbido piumaggio.
Un’ondata d’amore travolgente, traboccante per Gesù,
ritornato per un attimo bambino nel suo cuore,
le fece – mentre con il palmo copriva, avviluppava
l’esanime colomba, macchiandosi la mano del sangue
di ambedue le vittime come in un calice versato,
cui le sue ciglia aggiunsero perle di lacrime materne –
alzare gli occhi verso il Figlio ridotto in punto ormai
di morte, all’impulso obbedendo d’accarezzargli
per un’ultima volta, solo con lo sguardo, il volto amato.
«Padre» sentì che rauco sussurrava, quasi rantolando,
«nelle tue mani, Padre, ecco, il mio spirito consegno».
E detto questo, ed emesso infine un grido sovrumano,
il capo reclinò e più non diede segni visibili di vita.
Gridò anche Maria con tutta la pur debole forza
che in fondo alle viscere giaceva. Gridò il suo strazio,
lo sconvolgimento del corpo e dell’anima di madre.
Tacque solamente nell’istante in cui si accorse
che un evento inconcepibile stava per avere luogo.
Un movimento si manifestò, impercettibile dapprima,
poi gradatamente sempre più deciso, pronunciato,
dentro il nido di carne, la sua mano, che non poté
restare chiusa: inaudita, una potenza gliela spalancò.
E il volatile trafitto, la colomba fino allora inerte,
quasi l’avesse risanata il contatto con le dita amorose
della Madre del Cristo crocifisso, spiegate le sue ali
in tutta la possibile apertura, nuovamente libera
spiccò, pulsante di vitalità risorta, il volo verso il cielo.
Marco Beck
PASQUA DI RISURREZIONE 2020
IL LIBRO
Marco Beck, Il sorriso di Lalage. Incontri poetici con la bellezza di volti, voci e cuori femminili, collana “Zaffiro”, 2021, pagine 106, euro 12
L’AUTORE
Marco Beck vive a Milano, dove è nato nel 1949. Laureato in lettere classiche all’Università Statale di Milano (1973), per un ventennio (1976-1995) ha ricoperto il ruolo di redattore e poi coordinatore delle collane di classici della Mondadori, in particolare affiancando Giovanni Raboni per la traduzione dell’intera Ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, in quattro «Meridiani» apparsi tra il 1979 e il 1993. È stato in seguito, fino all’inizio del 2005, direttore letterario delle Edizioni San Paolo. Dal 2006 al 2012 ha diretto, presso le Edizioni OGE, la collana di narrativa «Oleandri». Attualmente freelance, continua a collaborare con varie case editrici.
Come poeta, dopo l’esordio nel mondadoriano «Almanacco dello Specchio» n. 9, 1980, ha pubblicato: Una via della croce (Milano, IPL, 1989; OGE, 20092), E c’era la madre di Gesù (Milano, IPL, 1990), Sulla bocca e nel cuore. Quattordici stazioni di una “Via Christi” (Fondi, Confronto, 1996), Il pane sulle acque (Milano, Ares, 2000, 20032), Un’eternità di passaggio (Torino, Aragno, 2004), Fendenti di luce (Torino, Aragno, 2010), Sarai raggiante. Variazioni poetiche sul tema della Natività (Borgomanero, Ladolfi, 2013), Grideranno le pietre (Borgomanero, Ladolfi, 2016), Poesie e poemetti scelti (in «Kamen’», n° 54, gennaio 2019, con un saggio di Daniela Marcheschi), Sei tu colui che deve venire? Dialoghi e monologhi tra poesia, prosa e teatro per un’immersione nel mistero di Cristo (Pasturana, puntoacapo, 2019).
Finalista al «Pen Club» nel 2001 e al «PontedilegnoPoesia» nel 2016, ha ottenuto premi significativi, quali il «Camposampiero» 1990, il «Libero de Libero» 1995, il «Basilicata» 2003. È presente non solo nel repertorio della Poesia religiosa italiana dalle origini al ’900, a cura di F. Ulivi e M. Savini (Casale Monferrato, Piemme, 1994), ma anche in diverse antologie tematiche, fra cui quelle curate da A. Lacchini e C. Toscani (Regina poetarum. Poeti per Maria nel Novecento italiano, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2004) e D. Marcheschi (Mille anni di poesia religiosa italiana, Bologna, EDB, 2017).
Contributi critici sulla sua produzione in versi sono stati pubblicati da A. Bellio, C. Bo, C. Cavalleri, I. A. Chiusano, G. Ladolfi, G. Langella, G. Lupo, P. Maffeo, F. Parazzoli, A. Zaccuri. Alla sua cristologia poetica il gesuita Ferdinando Castelli ha dedicato un saggio in Gesù, insonnia del mondo (Milano, Àncora, 2013).
Vincitore di un concorso di narrativa bandito da «Avvenire», ha visto un suo racconto, Satis est potuisse videri, inseritonell’antologia Racconta il tuo Dio, a cura di F. Panzeri e R. Righetto (Milano, Oscar Mondadori, 1993). Nel dicembre 2001 il mensile «Fogli» ha ospitato un suo romanzo breve, Natale in casa Arnolfini. Nel 2019 ha contribuito al volume di narrativa natalizia La Stalla aveva per tetto una Stella, a cura di A. Tradigo e V. Guarracino (Pessano con Bornago, Mimep-Docete), con il racconto Il sogno dei padri.
Ha tradotto e commentato testi di Arthur Rimbaud (i giovanili carmina latini nel «Meridiano» delle Opere, Milano, Mondadori, 1975), Thomas Mann (alcuni dei Racconti editi in un Oscar Mondadori, Milano, 1978), Hans Küng (Essere cristiani, L’infallibilità, Venti tesi sull’essere cristiani, Milano, Mondadori, 1976, 1977, 1980), J.W. Goethe (due sezioni nel «Meridiano» Tutte le poesie, vol. I, Milano, Mondadori, 1989).
Come latinista, ha tradotto e annotato l’intera opera poetica di Orazio: Odi ed Epodi (Milano, Grande Universale Mursia, 1989), Satire (Milano, Oscar Mondadori, 1994, 2008), Epistole (Milano, Oscar Mondadori, 1997). La sua traduzione degli Epodi è stata incorporata nell’Enciclopedia oraziana diretta da Scevola Mariotti (Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1998). Un nucleo di epigrammi del poeta ellenistico Leonida di Taranto, da lui tradotti e chiosati, è apparso con il titolo In terra e in mare nella collana «Filopógon» dell’editrice milanese Medusa (2009).
Intenso anche il suo impegno in area critico-saggistica. Nel 1984 ha curato, per la collana «Oscar Uomini e Religioni» dell’editore Mondadori, Sulle tracce del Dio nascosto, una scelta di articoli pubblicati da Carlo Bo sul «Corriere della Sera». Ha dedicato quattro “dossier” del mensile paolino «Letture» a Italo Alighiero Chiusano (2005), Mario Pomilio (2006), Ferruccio Ulivi (2007) e Luigi Santucci (2008). Di Santucci ha inoltre curato la pubblicazione degli scritti inediti (I nidi delle cicogne, Torino, Aragno, 2011). Di Pomilio ha riproposto gli Scritti cristiani del 1979 in una “nuova edizione accresciuta” (Milano, Vita e Pensiero, 2014).
Oltre a prefazioni e postfazioni, ha pubblicato numerosi articoli su quotidiani e periodici nazionali. A partire dal 2010 ha intrapreso una collaborazione regolare con «L’Osservatore Romano», concentrandosi su temi sia di cultura classica sia di letteratura contemporanea. Membro di alcune commissioni giudicatrici, nel 2016/2017 ha presieduto la giuria del premio letterario di poesia, critica e traduzione «Atelier, vent’anni». Autore di conferenze e readings in varie località italiane, ha partecipato a molti convegni e dibattiti. In particolare, negli Atti del convegno internazionale Gesù, nostro contemporaneo (Siena, Cantagalli, 2012), patrocinato a Roma dalla Conferenza Episcopale Italiana, è inclusa una sua relazione incentrata sul carteggio Santucci – Chiusano, Non all’unisono, ma in armonia.
Una scelta sostanziosa della sua produzione saggistica è stata data alle stampe nel 2015 dall’editore Giuliano Ladolfi di Borgomanero con il titolo Le mani e le sere e il sottotitolo Incroci tra fede e letteratura.
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