Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Le celebrazioni dantesche, ieri come oggi

Sembra non essere cambiato nulla. Si assiste a iniziative modeste e autoreferenziali. Si mettono in vista un po' di viscere, si usa un poco di poetese medio

Daniela Marcheschi

Le celebrazioni dantesche, ieri come oggi

Giuseppe Antonio Borgese si lamentava, e molto nel 1921, di come Giovanni Pascoli e Gabriele d’Annunzio fossero stati male utilizzati nelle celebrazioni dantesche, di cui denunciava la pochezza; e si augurava che, nel 2021, gli Italiani potessero fare molto meglio. Invece abbiamo avuto finora, in genere, spettacoli, e alcuni purtroppo modesti: intellettuali (molti “poeti”), che non hanno riconosciuto neanche una cesura o un enjambement, con quanto essi comportano sul piano della lettura della Commedia.

Quanto si rimpiangono le belle lezioni-letture di Vittorio Sermonti, di cui anche Gianfranco Contini aveva grande rispetto! Su youtube c’è qualcosa di Sermonti, ma se la RAI intanto ne rimandasse in onda qualcuna?

Comunque, un fatto è sicuro: quel discorso, che oggi una certa critica pubblicitaria giudica o chiama “poesia”, è solo autoreferenziale, talmente narcisista che la musica dei significati non conta più. E la musica dei significati è anche l’ascolto a voce alta, il collocarsi fuori da sé per disporsi a incontrare gli altri. Ma tanto qual è il problema per chi ha ambizione di allineare parole nell’abbondono in cui versa oggi la critica?

Si mettono in vista un po’ di viscere, si usa un poco di poetese medio, poi basta un po’ di cinismo, di clientelate giuste, e il poeta è fatto…

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