Gotha alimentare

La Riviera Ligure

La Riviera Ligure

Fondata come mezzo di diffusione dei prodotti oleari della Ditta Sasso nel 1895, concedeva ampio spazio a tematiche localistiche e connesse al paesaggio ligure. Un radicale mutamento della pubblicazione avvenne nel 1899 che, sotto la direzione avanguardista di Mario Novaro, assunse un volto totalmente innovativo nella grafica e nella scelta dei contenuti

Olio Officina


Iniziata nel giugno 1895 come mezzo di diffusione dei prodotti oleari della Ditta Sasso, con il titolo “La Riviera Ligure di Ponente” – nome che ha mantenuto dal n.I,1 al V,1 – insieme al listino prezzi pubblica giudizi di clienti, medici, personalità del tempo, ha ospitato rubriche di cucina e giochi a premi.

Con una scelta innovativa, il foglio informativo di Olio Sasso si propose con una immagine gradevole, in linea con il gusto dell’epoca, concedendo spazio a tematiche localistiche connesse alla cultura dell’olivo e al paesaggio ligure.

Una testata destinata a entrare nella storia, nata per far conoscere le virtù alimentari e salutistiche dell’olio da olive, anche attraverso le parole degli scrittori e le immagini degli artisti.

La rivista veniva inviata agli abbonati ma, soprattutto, accompagnava le confezioni di olio che venivano spedite in tutto il mondo ed è lì che è nata la voglia di raccontare l’olio di oliva a tutti coloro che lo consumavano.

Un radicale mutamento della rivista è avvenuto a partire dal 1899, sotto la direzione di Mario Novaro, il quale – con la definitiva testata di “La Riviera Ligure” – la trasforma in una innovativa occasione culturale di notevole risalto per i contenuti letterari, oltre che per l’aspetto grafico-illustrativo. Per questo contributo artistico Mario Novaro chiama a collaborare, tra gli altri, Giorgio Kienerk, Cesare Ferro, Plinio Nomellini, Edoardo De Albertis, Felice Carena, Adolfo Magrini. Il loro contributo si conclude con gli ultimi fascicoli del 1905.

Venne così strutturato un progetto di comunicazione totalmente innovativo, quando ancora non si parlava di scienza degli alimenti né di gastronomia né del rapporto tra alimentazione e salute, dove sono stati gradualmente abbandonati i giochi a premi, le ricette e gli argomenti locali, per offrire sempre più spazio alle figure culturali di spicco dell’epoca.

Ai nomi autorevoli di personaggi come Pascoli, Deledda, Pirandello, si affiancarono via via altre numerose firme del ‘900 italiano: da Dino Campana a Emilio Cecchi, il quale tra l’altro esordì proprio come poeta sulla rivista “La Riviera Ligure”, e si va da Sbarbaro a Ungaretti, da Boine a Saba, a Palazzeschi, Moretti, Papini, Rebora, e via elencando.
Senza aderire a particolari correnti, Mario Novaro accoglie a sé anche giovani autori disponibili a nuove esperienze di scrittura. È il caso di Filippo De Pisis, Lionello Fiumi, Corrado Alvaro, Giuseppe Ravegnani, Giovanni Titta Rosa. Autori, tutti, destinati a lasciare un segno profondo nella cultura italiana dello scorso secolo.

Le pubblicazioni regolari terminarono nel 1917, mentre tra il 1918 e il 1919 vennero pubblicati solo due numeri monografici dedicati a Piero Jahier e a Camillo Sbarbaro.

Dopo la lunga sospensione, nel 1990 ha avuto inizio un nuovo corso per la rivista, che assume nel frattempo una periodicità quadrimestrale, sempre con il nome “La Riviera Ligure”: quaderni della Fondazione Mario Novaro. L’intento, da parte di Maria Novaro, a capo della Fondazione, è di scoprire (e riscoprire) le eredità intellettuali della Liguria.

Presentati in forma monografica, i fascicoli della nuova serie della rivista offrono ai lettori una serie continua di approfondimenti nei vari ambiti e settori della cultura, dalla letteratura alla pubblicità.

I “Quaderni” sono da ritenere, nel contempo, il veicolo per la comunicazione di tutte le attività della Fondazione Mario Novaro, oltre che una occasione di incontro e di sollecitazione per quanti sono interessati ad approfondire la cultura novecentesca, anche in prospettiva futura.

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