Gea Terra

C’è il biometano per la transizione agro-ecologica

Le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, se adeguatamente utilizzate, sono un'opportunità straordinaria. Sono 1500 gli impianti produttivi di biogas agricolo in Italia, da cui si ricavano circa 10TWh di energia elettrica, e ai quali si stanno affiancando impianti di produzione di biometano anch'esso agricolo

Marcello Ortenzi

C’è il biometano per la transizione agro-ecologica

Il settore agro- zootecnico è presente in vari comparti del PNRR con misure di interesse anche per lo sviluppo dell’Economia Circolare. Il biometano agricolo è compreso fra questi comparti essendo una delle fonti energetiche che può dare un contributo decisivo a ridurre l’impiego dell’energia fossile.

Le risorse che il Piano nazionale di ripresa e resilienza che destina a questo settore, se adeguatamente utilizzate, sono un’opportunità straordinaria per il comparto agricolo. 1500 impianti produttivi di biogas agricolo esistono in Italia, dai quali escono circa 10TWh di energia elettrica, ai quali si stanno affiancando impianti di produzione di biometano agricolo.

Gli scarti agricoli, che spesso sono rifiuti dei quali le aziende di devono liberare, si utilizzano invece per ricavare il biogas per uso elettrico e dai reflui zootecniciil biometano da destinare al trasporto o da immettere in rete. I residui di queste trasformazioni producono fertilizzanti organiciindispensabili per restituire nutrienti al suolo.

Non sono da dimenticare poi le ricadute positive per la crescita economica e occupazionale dei territori. Infatti già il Decreto Biometano del 2 marzo 2018 aveva incentivato lo sviluppo di impianti produttivi di biocarburante per il settore dei trasporti e ne individua e distingue due tipologie, il biometano “avanzato” e quello non avanzato. Mentre il biometano non avanzato è prodotto attraverso l’uso di biomasse vegetali appositamente coltivate per tale scopo, il “biometano avanzato” è il biocarburante ottenuto da residui, rifiuti e colture che non sono state generate da terreni prima destinati alla produzione di cibo o mangimi o da aree naturalistiche pregiate; in altre parole si tratta di biomasse che non hanno causato un cambio indiretto di uso del suolo per la loro produzione.

Per avere questi preziosi biocarburanti si devono utilizzare tecnologie adeguate a non danneggiare l’ambiente, che ormai esistono in Europa e in Italia e fornire informazioni agli operatori e anche ai cittadini. Le esperienze già maturate dagli agricoltori con la digestione anaerobica dimostrano che è stato promosso un paradigma produttivo in grado di favorire percorsi innovativi e circolari, di integrare diversi mercati, di preservare la qualità e la sostenibilità delle produzioni, salvaguardando i suoli e la loro biodiversità.

Con gli obiettivi climatici posti dall’Unione Europea nel cammino verso la decarbonizzazione tracciato dal Green Deal,non possiamo fare a meno di sviluppare questa risorsa preziosaper la transizione agroenergetica.

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