Saperi

Sotto l’albero di Natale

Narrazioni. Nel vuoto sotto l’albero di Natale avrei voluto che arrivasse un enorme pacco, con carta e fiocco colorati, pieno di Verità! Verità e bugia non sono fenomeni sempre misurabili con i normali strumenti che possediamo. Verità e bugia si contrappongono in quella parte del cervello che sovente sfugge a meccanismi di controllo e, apparentemente, sfugge alle regole della biologia che controllano a ritroso l’equilibrio di tutti i fenomeni

Massimo Cocchi

Sotto l’albero di Natale

Non c’era niente sotto il mio albero di Natale. Non c’era niente perché non ho ricevuto o fatto regali. C’erano i Re Magi nel piccolo presepe che ho allestito vicino all’albero ma erano immobili statuine con i loro finti doni. Le ho comprate, quelle statuine, in un negozietto di cose vecchie perché erano uguali a quelle che avevo perso nel tempo, nei lunghi anni trascorsi dall’età fanciulla. Nelle lunghe ore davanti alle luci colorate dell’albero e del presepe, che si alternavano al buio, non ho potuto non riflettere, riflettere anziché fare bilanci, non mi piacciono i bilanci perché si portano dietro il positivo ma anche il negativo. Le riflessioni, invece, sono quel momento intimo dove cerchi motivazioni al tuo fare e soluzioni per il giorno dopo nell’illusione che esista il tempo futuro. Ti illudi che le tue riflessioni ti porteranno sulla strada giusta.

Ma quale strada?

Nel vuoto sotto l’albero di Natale avrei voluto che arrivasse un enorme pacco, con carta e fiocco colorati, pieno di Verità! Già …la verità, non esiste verità senza bugia. Verità e bugia, sono forse espressione di quel cervello quantistico di cui tanto abbiamo scritto assieme ad amici illuminati?

Verità e bugia non sono fenomeni sempre misurabili con i normali strumenti che possediamo, verità e bugia si contrappongono in quella parte del cervello che sovente sfugge a meccanismi di controllo e, apparentemente, sfugge alle regole della biologia che controllano a ritroso l’equilibrio di tutti i fenomeni.

Lo spirito di questa riflessione mi è giunto quando, in un momento di slancio, ho inviato gli auguri di Natale a un caro amico di fede ebraica e, pur avendo constatato che aveva letto il messaggio, non ha risposto, non poteva rispondermi.

La sua verità è diversa dalla nostra e non poteva augurarmi quel “Buon Natale” che per lui non esiste.

Un esempio chiaro che ci fa comprendere come, quotidianamente, conviviamo con verità diverse, che verità e bugia rappresentano l’eterna conflittualità umana, forse la vera differenza fra uomo e animale. Quell’inconscio istinto umano di navigare fra bene e male, cosa che non appartiene all’animale, rende consapevoli che verità e bugia non sono il bene e il male assoluto, bensì sono come transizioni del fare. Lo diventano rispettivamente nell’interpretazione dell’altro. Così verità e bugia, bene e male, si contrappongono, possono scivolare l’una nell’altra, la bugia può diventare bene e la verità può diventare male.

Ma torniamo all’albero e al presepe.

Nel silenzio attorno, riflettevo sulle mie tante verità e bugie, non tanto quelle che riguardavano altri, ma quelle che dicevo a me stesso, quelle verità e quelle bugie che mi dovevano convincere di avere fatto scelte giuste.

Mi raccontavo bugie quando mi spingevo a certe scelte, bugie che erano come le luci dell’albero e del presepe, affascinanti, ammalianti, mi raccontavo verità quando cercavo di fuggire alle bugie tentatrici.

Dove, dunque, la verità della mia vita? Sembrerà strano ma non lo so ancora, e ancora continuo, ogni giorno, a raccontarmi verità e bugie. A una cosa sola non ho mai abdicato: alla verità scientifica, quella verità scientifica che ho sempre cercato come fatto imprescindibile della mia vita trascorsa nella ricerca. Ed è in questo trascorrere che mi è sopraggiunta la consapevolezza della disonestà intellettuale di tanti individui per i quali la scienza non è appagamento cercato nella verità ma strumento di bugie per ingannare soprattutto loro stessi, nell’illusione di nascondere la piccolezza della loro dimensione intellettuale.

Anche quando quello che ottieni ti appare come una verità inoppugnabile, devi andare avanti, allargare la tua azione scientifica perché ciò che può negare la verità che hai trovato potrebbe essere proprio dietro l’angolo e l’inganno scientifico fare molto male a chi ha riposto fiducia nelle tue capacità.

Recentemente ho ritirato un lavoro, da una rivista ritenuta importante, per imperfezioni formali, in quanto le regole editoriali recitano che un lavoro viene rigettato senza essere neppure letto, se non si rispettano le formalità editoriali. Scempiaggine o arroganza? Quel pezzo scientifico poteva contenere una verità scientifica inoppugnabile che sarebbe rimasta nelle parole non pubblicate.

Come ho letto il messaggio della rivista? Se sei molto abile puoi pubblicare un lavoro scientifico, perfetto nella forma editoriale, se sei molto bravo puoi raccontare una bugia scientifica che tutti riterranno vera con enorme danno intellettuale.

Vita e scienza dovrebbero godere delle medesime proprietà, affermare sempre la verità, evitare l’ipocrisia. Ecco che torna la complessità del cervello umano. Nella determinazione che ha sempre accompagnato il mio percorso, laddove anche quando una verità sembrava inequivocabile ma poteva non esserlo, sotto quei colori di Natale riflettevo sull’esperimento che con alcuni amici avevamo condotto nell’Istituto Atomico dell’Università di Vienna, dimostrando come un’evidenza scientifica poteva nascondere un grande equivoco nell’interpretazione di un dato.

Oggi quella verità sbagliata è assurta al rango di clamorosa bugia e divulgata mediaticamente con gravissimi riflessi di danno alla salute.

Anche nell’amore, non solo nella scienza, verità e bugia si miscelano e cercano di rivelarsi solo nella simbologia confessionale. La verità confessionale scava nel timore della colpa, è sempre difficile dire la verità senza la mediazione dell’assoluzione confessionale. Ciascuno di noi possiede una propria verità e una propria mediazione confessionale, e questa verità si perde, non ha confine e il cervello la trasforma in convincimento anche se bugia, e il cervello restituisce quanto noi vogliamo credere.

Sotto a quella secolare coppia di icone, albero di Natale e Presepe, ho ancora a lungo riflettuto sulle mie verità e sulle mie bugie. Non sono riuscito ad uscirne perché verità e bugie vivono un intreccio inconsapevole che scambia le une con le altre, fino al punto di perdersi e la coscienza non è più in grado di svolgere il suo ruolo di controllore retroattivo. Non è più in condizione di orientarsi, come se entrasse in quella nebbia cerebrale, in quella “brain fog” che ovatta ogni cosa, che rende la verità ombra smarrita nella coscienza.

Vogliamo veramente conoscere la verità o la nascondiamo in quell’attimo di consapevolezza in cui vogliamo vedere solo ciò che desideriamo? Anche la verità confessionale può diventare oggetto e soggetto di quanto riteniamo contingenza utile al nostro sopravvivere.

Verità e bugia sono come la luce e il buio nelle sfumature che per un attimo si fondono per poi entrare nella loro dimensione più definita.

Verità e bugia riusciranno mai a riconoscersi in verità assoluta e bugia assoluta?

Quell’albero di Natale e quel Presepe che tanto invitano a intime riflessioni, per molti, non sono ancora né verità né bugia.

La foto di apertura è di Olio Officina

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