Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Atlantide, Patroclus Kampanakis
[di Alberto Guareschi]
(Con un appunto autografo del signor Egli)
(…) poi ritagliato
dal rotolo cinese (sempre intonso
dentro l’armadio!) un foglio
sul quale disegnare nuove terre
emerse dai fondali
del sogno, tratteggiandone
ad libitum le coste,
con spirali di fumo dai vulcani,
l’azzurro riservato
a fiumi laghi oceani, le pianure
con campi del colore
dei girasoli, e le foreste in varie
gradazioni di verde;
sparse a caso, sui mari,
protette da barriere coralline,
isole grandi e piccole
e quant’altro volesse partorire
la fantasia: città tornate a galla
dalla notte dei tempi,
la trama delle vie carovaniere
lungo i deserti –
foglio bianco, alla fine,
così come molti altri di quel rotolo
dalla Grande Muraglia:
pareva cosa facile disporre
sulla carta di riso
i paesaggi mentali, immaginati
in ore solitarie, quando i sogni
si inseguono a spirale
dileguandosi subito
dalla memoria; e resta inconcepibile
vedere scomparire quelle terre
al pari di Atlantide,
senza nemmeno un segno
che ne ricordi ancora l’esistenza,
inghiottite dal nulla, come se
mai avessero acceso
lampi di luce o non fossero state,
nella loro bellezza così fragile,
il solo, vero approdo
al di qua della linea
dell’orizzonte
“Spesso mi ricordavo
di quanto letto un giorno
su un antico pittore (epoca Tang)
che, deposti i pennelli,
era entrato nel quadro in carne ed ossa
scomparendo fra gli alberi e i bambù
poco prima dipinti;
e delle volte in cui avevo visto
statue panciute delle Grandi Madri,
con seni enormi e culi tanto bassi
che arrivavano quasi fino a terra.
Non vi fosse più stata,
dopo l’ultima, ancora un’altra tela
di segni e di parole
da ricomporre, mi sarei avviato
verso il guscio del mondo prenatale
attraverso quel taglio
profondamente inciso
nel loro ventre, per poi assopirmi
il tempo di un letargo
senza domani.”
Alberto Guareschi (Parma, 1940) vive da quasi quarant’anni a Lucca. Come funzionario e poi dirigente di alcuni gruppi industriali pubblici e privati ha viaggiato a lungo, non soltanto per motivi professionali, in vari paesi e continenti, avendo la possibilità di approfondire nel contempo esperienze e interessi culturali. Nel 1976 è stato fra i fondatori della Pratiche Editrice, collaborandovi per alcuni anni come amministratore e membro del comitato editoriale. Come autore, ha pubblicato tre raccolte poetiche: Verso Cipro (Guanda, 1963), Teatrini del signor Egli (prefazione di Roberto Carifi, Diabasis, 2004) e Stella polare (Passigli, 2016), dalla quale sono tratti i testi qui presentati. Rilevante anche la sua attività di traduttore, in particolare per Guanda, con la curatela della prima edizione italiana del classico tedesco Tesoretto dell’Amico di casa renano di J. P. Hebel (1989). Presso lo stesso editore ha pubblicato una scelta di liriche di F. Hoelderlin, L’Arcipelago e altre poesie (1965), i Ditirambi di Dioniso di Nietzsche (1967), Nel chiosco di Pressel di H. Hesse (prefazione di Giorgio Zampa, 1987) e, dello stesso autore, Giorni di luglio (1990). Di Tony Duvert ha tradotto dal francese i romanzi Recidiva (prefazione di G. Davico Bonino, Pratiche Editrice, 1978) e Quando morì Jonathan (Savelli, 1981). Altre sue traduzioni poetiche da Georges Bataille, Sarah Kirsch e H. M. Enzensberger sono apparse negli anni Ottanta su “Il Raccoglitore, Quindicinale di Cultura” della Gazzetta di Parma, e su “Rassegna Lucchese”. Del 2008 è l’uscita in Italia presso Diabasis, su suo progetto editoriale, del volume Balcone e altre poesie (prefazione di Iosip Brodskij), a cura di A. Niero, dell’amico poeta russo Evgenij Rejn.
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