Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Come una Madeleine… La lettera di uno sconosciuto fa rivivere dolcezze e atrocità
Una storia di famiglia strettamente legata ai tristi avvenimenti storici del periodo nazista, dove c’è di che perdersi, tra luoghi che evocano storia e letteratura, e tra il rigore di certa umanità e di certe famiglie in cui tutti i membri vengono chiamati a collaborare. A distanza di molti anni, emerge l’esigenza di raccontare le proprie vite. Ne nasce un libro, Hôtel Terlinck 1936, attraverso il quale Sabina Mignoli ha voluto narrare insieme con Filippo Senatore un passato di cui resta sempre viva la memoria
Una vecchia signora olandese, Gisèle Sevenster, muore alla fine dell’aprile 2019. Molte sono le lettere di condoglianze, da tutto il mondo, che arrivano alla nipote, dopo l’annuncio messo su Internet.
Tra queste una dalla Lorena: «Cara Signora, Lei non mi conosce. Tuttavia desidero scriverle a proposito di Gisèle Dominicus Sevenster che ho avuto la fortuna di incontrare nel 1936, quando lei ed io avevamo otto anni! […]».
Da questo scritto, inaspettato e per giunta di uno sconosciuto Mathieu Marchal, si dipana una storia di famiglia strettamente legata ai tristi avvenimenti storici del periodo, che l’autrice, Sabina Mignoli, ha voluto narrare.
La lettera parla di una vacanza all’Hôtel Terlinck di Coxyde, stazione balneare belga, e di due famiglie, la svizzera dei Marchal, la olandese dei Sevenster, nel lontano 1936.
L’incontro con la piccola olandese resta talmente impresso nella memoria di Mathieu da portarlo a intraprendere, negli anni, ricerche su Google fino a trovare un “legame” nel libro di Megan Koreman, The Escape Line. How do the ordinary heroes of Dutch-Paris resisted the Nazi Occupation of Western Europe.Qui vengono fatti i nomi delle quattro sorelle Sevenster: Maatje (la madre dell’autrice), Suzanne (medico a Québec), Gisèle (laurea in psicologia a Montréal, assistente sociale e, dopo il suo rientro in Olanda, insegnante di francese nelle suole superiori e “volontaria” pronta ad aiutare adolescenti con disturbi relazionali e di apprendimento) e Neltjie.
Così la Mignoli ha deciso di intraprendere un viaggio in Lorena per conoscere l’amico d’infanzia della zia. Un incontro per ricordare, per raccontarsi le loro vite. Mathieu Marchal le mostra la foto di due bambini di otto anni [quella che appare in copertina e all’interno del libro, NdC], poi altre foto. È così che i Marchal e i Sevenster si ritrovano e si conoscono.
Al suo ritorno a Milano, la Mignoli legge il libro della Koreman e lo integra con il suo archivio di famiglia in attesa di un nuovo viaggio da Mathieu.
Questa volta va in Lorena in compagnia di due amici, il giornalista Filippo Senatore (come non ricordare il suo delizioso libro La leggenda del santo correttore?), coautore del libro, e la moglie di quest’ultimo.
Mathieu e Sabina si scambiano ricordi familiari, confronti su come il Nazismo era sentito in Francia, in Olanda, in Svizzera, fino all’entrata in scena del Console Generale dell’Olanda in Francia, Ate Sevenster, padre di Gisèle, nonno dell’autrice.
E qui si entra non solo nel vivo di una storia di famiglia, ma nel vivo della storia. Attraverso The Escape Line (la Koreman, figlia di genitori olandesi che facevano parte della Resistenza ha avuto accesso ad archivi declassificati) si scopre la fuga rocambolesca dalla Francia di Vichy in Svizzera di Gisèle e delle tre sorelle.
Senza contare che sul sito dell’Università di Ginevra risulta il nome di Madeleine (la francesizzazione di Maatje) iscritta a legge [seguirà le lezioni di Diritto Privato del giovanissimo prof. Ariberto Mignoli, che in seguito diventerà suo marito, NdC] e della sorella Suzanne, iscritta a Medicina.
Ma la figura di Ate Sevenster è quella che domina in questa narrazione: il suo prodigarsi per i suoi connazionali, per gli ebrei (si lascia al lettore il piacere di leggere certi passi della Mignoli, alla sua prima prova come scrittrice), il suo arresto a Tolosa…
C’è di che perdersi tra luoghi che evocano storia e letteratura, tra il rigore di certa umanità e di certe famiglie in cui tutti i membri (moglie e figlie) vengono chiamati a collaborare, tra crudeltà. Una vita, quella di Ate Sevenster, tra polvere e altari.
Scrive la Mignoli: «[…] fu nominato, nel 1946, Console Generale del Canada. Anni dopo, invitato dal Rabbino capo, ebbe l’onore di leggere la Bibbia nella sinagoga di Montréal. Durante il suo consolato in Canada sostenne i connazionali emigrati in quello Stato e raccolse aiuti economici per il popolo olandese prostrato da cinque anni di guerra. Terminò la sua carriera nel ruolo di Ambasciatore d’Olanda a Praga».
Giustamente Mathieu Marchal definisce Ate Sevenster un giusto tra le nazioni.
La seconda parte del libricino (poco più di cento pagine) è di Filippo Senatore a cui spetta il merito di avere illustrato con estrema chiarezza, da storico, la Resistenza olandese e di avere dato la cronologia essenziale degli anni 1940-45 con particolare attenzione alle vicende dei Paesi Bassi.
Importanti sono anche gli inserti fotografici, non solo concernenti i personaggi, ma anche i documenti falsi usati per le fughe. Vera e propria documentazione.
Iniziata come un film alla Clément (quasi ovvio pensare a Giochi proibiti), dove protagonista è l’infanzia, la vicenda percorre la storia drammatica della II Guerra Mondiale per terminare, in quel mondo funesto, con riscoperti valori di umanità.
E Sabina Mignoli, dopo aver viaggiato tra Milano e Lorena, accompagna il lettore in un viaggio più lungo, tra dolcezze e atrocità, con una scrittura che, senza alcuna ridondanza, riesce a emozionare.
Sabina Mignoli e Filippo Senatore, Hôtel Terlinck 1936, Bibliotheca Albatros – Libertates Libri, 2021, pagine 120, euro 10
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