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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Il furor agonistico di Jolanda Insana

Daniela Marcheschi

Il furor agonistico di Jolanda Insana

(Jolanda Insana, Messina, 18 maggio 1937 – Roma, 27 ottobre 2016)

[di Daniela Marcheschi]

La morte di Jolanda Insana colpisce quanti amano la poesia. La persona era anche rude, a volte greve; ma questo non conta: sono cose che passano. È il peso, è la serietà del lavoro che resta, non altro.

Come poeta la Insana non ha avuto sempre il riguardo che la sua attività avrebbe invece meritato, ma noi siamo lieti di averla inclusa nell’Antologia di poeti italiani. Tradizioni e innovazione in Italia (Milano, Mursia, 2016) e che lei ci avesse scritto, venti giorni fa per dircelo.

I versi dell’Insana sono originali per il loro furor agonistico fuori del comune: le sue sono sequenze poematiche, in cui il mondo e la lingua vengono letteralmente “terremotati” fino ad arrivare ad essere “manducati” in un impasto/«collettame» pieno di tracce verbali e di umori.

Le sue raccolte maggiori: Fendenti fonici (1979-1980), Società di Poesia, Milano 1982; Il collettame (1980-1982, Società di Poesia, Milano 1985; La clausura, Crocetti, Milano, 1987; Medicina carnale, Mondadori, Milano 1994; L’occhio dormiente: 1987-1994, Marsilio, Venezia 1997; La stortura, Garzanti, Milano 2002 (Premio Viareggio); La tagliola del disamore, Garzanti, Milano 2005; Tutte le poesie (1977-2006), Garzanti, Milano 2007, Turbativa d’incanto, Garzanti, Milano 2012 (Premio Napoli)

La ricordiamo qui con una poesia – ora in Antologia di poeti italiani. Tradizioni e innovazione in Italia (Milano, Mursia, 2016) – una delle poche che racconta delle grandi migrazioni in atto.

Vanno vengono

Vanno vengono vengono vanno

avanzano indietreggiano

vengono vanno vanno vengono

sommuovono il suolo

e sotto i piedi è cupo il rimbombo –

Vengono dai tropici e dall’equatore

da deserti savane e foreste

alture e pianure

in cerca di pastura –

vengono da guerre genocidi e carestie

da terremoti tirannie e maremoti

e in fuga vanno per terre straniere –

Morti di fame si trascinano dove c’è un pezzo di pane

un morso di companatico –

topi che cercano il granaio

formiconi a caccia di pagliuzze

s’incarrettano per mare in gusci di noce

scivolano scivolano in acqua

e affogano

e niente vi trema

per voi sono morti che si aggiungono ad altri morti –

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