Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

L’oggetto come marionetta

Quattro anni di fiabe al CISCU di Lucca, con il ciclo “9 novelle”

Mariapia Frigerio

L’oggetto come marionetta

L’idea di organizzare un ciclo di narrazioni di fiabe che contenessero “torri e castelli” per il CISCU (Centro Internazionale Studi Cerchia Urbane), nella sede del Baluardo S.Paolino (con la collaborazione della Provincia di Lucca e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca), venne all’allora Presidente, dott.ssa Giuliana Puccinelli. Era un modo per rendere vivo e a portata della cittadinanza un luogo che, famoso per i suoi studi di alto livello, purtroppo risultava sconosciuto ai più. Eravamo nel 2005 e l’esperienza fu portata avanti per quattro anni consecutivi (dal 2005, appunto, al 2009). Il Baluardo San Paolino con la sua casermetta si animò, in quegli anni, per la presenza di bambini e di genitori. E fu, a suo modo, un fatto culturale. Il compito di narrare le fiabe venne affidato a Mariapia Frigerio, con esperienze in ambito teatrale e, in particolare, nel mondo delle marionette, in cui aveva lavorato a Torino, nel Teatro Stabile delle Marionette Lupi.

Scena fissa e scritte di Alessandro Maffei

In quei quattro anni la Casermetta divenne un punto d’incontro per bambini “fortunati” e adulti. Bambini di famiglie di vario tipo, figli di persone di passaggio da Lucca o da poco residenti, abituati a esperienze diverse dalla realtà locale con genitori loro stessi molto interessati e, pure, competenti.

Quei pomeriggi iniziavano con il racconto di una fiaba di fronte a bimbi seduti su un immenso rettangolo di moquette con cuscini, che ricopriva il cotto del pavimento. Seguiva la pausa merenda in un locale attiguo, organizzata da un vero e proprio catering nelle prime due edizioni, poi a cura della Presidentessa stessa. In seguito la narrazione riprendeva con la seconda fiaba. La scenografia era semplice, ma efficace: un tavolo con oggetti in riferimento alle fiabe, scritte alle pareti, una poltrona, una porta “misteriosa”.

In tutta la città, in quegli anni, erano presenti le belle locandine del romano Marco De Stefanis, grafico ed ora anche regista. Alle pareti della casermetta, di fronte ai piccoli spettatori, erano appese, come supporto e promemoria per la narratrice, le scritte del grafico viareggino, Alessandro Maffei: i punti salienti delle fiabe di turno erano riportati con perizia e con la bellezza delle sue lettere.

Ma ora sentiamo quanto dichiarava per la stampa la stessa Frigerio.

Ho iniziato a narrare fiabe al CISCU nel novembre 2005 in quattro incontri di nove fiabe (due a incontro più tre nell’ultimo) per essere in sintonia con la locandina 9 Novelle. L’esperienza è stata ripetuta nel novembre 2006, nel gennaio-febbraio 2008 e, nello stesso periodo, nel 2009, mantenendo lo stesso numero di giorni e di fiabe.

Non ho usato per caso il termine narrare, in quanto la mia non è una lettura. Racconto fiabe classiche, ambientate per lo più in “torri e castelli” per un legame con il CISCU, ma nella loro versione originale, cioè senza quegli adattamenti a cui i bambini sono abituati o dai libri o dai cartoons, per quanto belli come quelli disneyani.

Sono fiabe che i bambini, pur conoscendo, non conoscono e questo aumenta in loro il senso di mistero misto a quella “paura” (voluta e cercata dai piccoli ascoltatori) che si accompagna a molte versioni integrali, e non “contraffatte” dai vari adattatori, di autori classici come Perrault, i fratelli Grimm, Andersen. Credo che il semplice ascoltare abbia già un valore intrinseco, provochi comunque piacere soprattutto in tempi come questi in cui nessuno osa parlare ai piccoli. Si può, del resto, osare contro TV, videogiochi e playstation varie? Saremo fuori dal tempo, ma noi crediamo di sì.

Soprattutto se al racconto si unisce la visione di oggetti, di cui mi sono avvalsa, prendendo spunto dalla mia attività di marionettista, per quattro anni, nel Teatro Stabile dei Lupi a Torino, tra il 1973 e il 1978. Ecco, credo che la novità di questa iniziativa stia nel mostrare oggetti, magari banali, magari quotidiani in relazione alla fiaba stessa per darne la duplice dimensione: mondo incantato con stralci di mondo reale. Così l’oggetto mostrato assume anch’esso un duplice valore: nella sua modesta realtà dà il via alla porta della fantasia, della irrealtà.

Le fiabe più amate, tra quelle raccontate in questi anni, sono state quelle classiche (Calvino ha avuto meno successo, così come Sergio Tofano): Biancaneve, Cenerentola – nella duplice versione di Perrault e dei Grimm -, La bella addormentata, Raperonzolo, La serpe bianca, Il gatto con gli stivali, Hansel e Gretel, Biancaneve e Rosarossa, Pelle d’asino e altre di Andersen.

Così che per quattro anni la magia della narrazione e il piacere dell’ascolto sono riusciti a riempire di fantasia la noia dei pomeriggi invernali, diventando un appuntamento, per molti versi imprescindibile, per grandi e piccini.

Le foto sono di Mariapia Frigerio

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