Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
La fiaba e il femminile
Da leggere perché… Proprio in merito alla presenza e alle funzioni del femminile in questo genere letterario, segnaliamo qui due saggi corposi che vale la pena leggere, malgrado se ne possa dissentire per alcuni aspetti. Il primo è quello di Carla Lomi, Le fate tra illusioni e disincanto. L’anima femminile e la poesia della natura, l’altro volume è di Paolo Battistel, L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari
Scriveva Cristina Campo che, nella fiaba, «Percepire è riconoscere ciò che soltanto ha valore, ciò che soltanto esiste veramente. E che altro veramente esiste in questo mondo se non ciò che non è di questo mondo?» (Gli imperdonabili, Milano, Adelphi, 1987, p.10).
E di questo mondo sono il femminile e il maschile, la vita e la morte, il destino e il mistero supremo dell’esistere che tutto ammanta. Un mistero che, come la fiaba, è connaturato all’alterità stessa dell’infanzia: dell’«infanzia del mondo», perché «i bambini hanno organi misteriosi, di presagio e di corrispondenza» (ivi, pp. 18, 21-22). Tuttavia, le fiabe attirano anche gli adulti, perché, nel linguaggio chiaro delle loro parole-cose, svolgono temi e problemi che l’essere umano, nella sua datità antropologica, ha sperimentato e continua a sperimentare.
Non a caso, due secoli problematici anche in ambito letterario come l’Ottocento e il Novecento hanno visto fiorire i generi della favola e della fiaba o, meglio, il genere della favola-fiaba, perché l’uno è confluito nell’altro in un percorso di necessario potenziamento reciproco: basta pensare al Collodi, a Capuana e, su su, a Tofano, Zavattini, Guareschi, Pancrazi, Gadda, Sciascia, Rodari, ma l’elenco potrebbe continuare a lungo… Fiaba-favola nella ricerca di un nuovo realismo, quello antropologico e morale, “campo” di verità in cui i loro eroi si devono misurare con le grandi sfide imposte dalla necessità di sopravvivenza: l’incontro con il Male, la miseria e la fame, l’abbandono e la solitudine, la delusione, la fatica del lavoro, il dolore e la morte; ma anche il soccorso del Bene, il desiderio, l’opulenza, la vittoria, l’amore e persino la rinascita.
Questo realismo consente di attingere sia alla fantasia, al sogno e all’universo simbolico degli archetipi, sia alla storia o a vicende umane riproposte per metafora e allegoria narrativa. Così tutto può farsi “storia” o racconto esemplare, attraverso cui leggere insieme il destino dell’essere umano e la società del nostro tempo.
Per quanto detto bisogna accostarsi alla fiaba con umiltà e serietà, come alla più difficile e impegnativa delle letture possibili. Proprio in merito alla presenza e alle funzioni del femminile nelle fiabe segnaliamo qui due saggi corposi che vale la pena leggere, malgrado se ne possa dissentire per alcuni aspetti.
Ma la fiaba stessa non è collisione fra i «contrari», proprio come ricordava la Campo? Il primo saggio è quello di Carla Lomi, Le fate tra illusioni e disincanto. L’anima femminile e la poesia della natura, Bergamo, Moretti&Vitali, 2022; l’altro volume è di Paolo Battistel, L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari, Mantova, Oligo, 2023.
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