Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

La pazienza degli alberi

L'incanto della Natura si svela in musica, nella composizione di Dobrinka Tabakova eseguita per la prima volta in Italia al teatro Politeama dalla Camerata Strumentale di Prato diretta da Hugo Ticciati. Inserito come un diamante tra gioielli di Bach e Brahms, il lavoro della Tabakova ci riporta alle origini del pensiero

David Fiesoli

La pazienza degli alberi

Il 22 febbraio al Teatro Politeama Pratese la Camerata Strumentale di Prato ha aperto con un invito alla pace attraverso la Ciaccona di Bach (1706), riarrangiata per orchestra, e ha chiuso con la Quarta Sinfonia di Brahms (1884), vorticosa tempesta sugli ultimi lampi del Romanticismo.

E nel mezzo, tra il lavoro con cui Bach fece il suo esordio nella musica da chiesa e l’omaggio di Brahms che ne trasse il basso che fa da fondamento all’ultimo tempo della Quarta Sinfonia, si staglia un incanto contemporaneo, accolto da un diluvio di applausi: The patience of trees, composto nel 2021 da Dobrinka Tabakova, compositrice bulgara che vive nel Regno Unito.

Dobrinka Tabakova

La pazienza degli alberi è un atto d’amore in musica verso la natura e i suoi quattro elementi: aria, acqua, terra, fuoco. Che sono quei principi universali, gli archè, attraverso i quali gli antichi sapienti della scuola di Mileto cercavano di intuire gli enigmi davanti ai quali la Natura sempre ci pone, e che forse la musica ci racconta con più amore e consapevolezza di ogni altra disciplina.

È stata la prima esecuzione italiana di questo componimento, realizzato su commissione di Hugo Ticciati, direttore e violino solista di questo incantesimo.

Hugo Ticciati

Ebbene, secondo la tradizione, la filosofia nasce in Grecia con Talete, e poi con Anassimandro e Anassimene, tre sapienti che appartenevano alla scuola di Mileto, fiorita tra il settimo e il sesto secolo (700 e 600) avanti Cristo, quindi 2.700 anni fa.

Talete in particolare viene considerato il primo filosofo della storia occidentale: fu lui il fondatore della scuola di Mileto, e iniziò la ricerca dell’archè, ovvero del principio di tutte le cose, che lui identificò con l’acqua, da cui ogni cosa avrebbe avuto origine.

Anassimandro, allievo di Talete, ed è il primo che ha parlato della Physis, cioè della Natura come realtà primaria e fondamentale, con le leggi supreme che la governano, in un equilibro perfetto che non deve essere disturbato, ed è celebre per la definizione di àpeiron, parola greca che alcuni hanno tradotto con “indefinito”, “infinito”, ma che il filologo Giovanni Semerano¹, trovandone le radici nella lingua accadica, ha riportato al suo significato di “polvere”, “terra”. E se Anassimene, il terzo sapiente della scuola di Mileto, individua l’aria come archè, come principio di tutte le cose, per Eraclito fu il fuoco.

Ebbene, seguendo Giorgio Colli², fu Platone ad inventare il termine filosofia, che significa “amore per la sapienza”: al tempo dei sapienti di Mileto, considerati i primi filosofi del pensiero occidentale, si poteva parlare solo di sophia, che significa esattamente “sapienza”.

E secondo lo stesso Platone,  l’amore per la sapienza sta più in basso della sapienza, che nella Grecia arcaica fu il valore fondante da cui poi scaturisce, come una musica,  la filosofia.

L’età dei sapienti, della sophia, viene dal mito ed è affine alla poesia. E la poesia, nella Grecia antica, era sempre accompagnata dalla musica. Ecco dunque l’incanto di The patience of trees: riportarci con la musica alle radici del pensiero, ai princìpi universali che suggeriscono l’equilibrio di tutte le cose, che deve essere necessariamente rispettato, nell’armonia dei contrari.

Dobrinka Tabakova, nata nel 1980, dopo aver vinto il Perrenoud Prize di Vienna a soli 14 anni, il primo di una lunga serie tra l’Europa e gli Stati Uniti, ha inciso il suo primo album per la Ecm records nel 2013 (String Paths): la sua composizione The Patience of Trees è stata portata in Italia proprio grazie al direttore d’orchestra Hugo Ticciati, britannico residente in Svezia, e alla Camerata Strumentale Città di Prato, vero fiore all’occhiello della città toscana, nata nel 1998 da un’idea di Riccardo Muti, che l’ha diretta in diverse occasioni.

Fin dalla sua fondazione, il direttore artistico della Camerata Stumentale di Prato è Alberto Batisti, a cui dobbiamo i bei concerti delle stagioni annuali al Politeama Pratese con le molte collaborazioni prestigiose – da Claudio Abbado a Philip Glass, da Enrico Rava a Pietro de Maria – che negli anni hanno arricchito il repertorio. Dal 2014 la Camerata Strumentale di Prato ha come direttore musicale Jonathan Webb, inglese di lunga e prestigiosa carriera, già direttore stabile dell’Opera di Israele.

I concerti della Camerata Strumentale di Prato, che ha suonato in tutte le maggiori città italiane e all’estero in Inghilterra, Brasile, Argentina, Cile e Uruguay, sono stati trasmessi da RAI-Radiotre, Rete Toscana Classica e da altre emittenti private. Con Alessandro Pinzauti, che è stato il primo direttore musicale,  l’orchestra ha inciso sotto prestigiosi direttori d’orchestra numerose opere di Haydn, Cherubini, Mozart, Schubert, e Čajkovskij insieme al pianista Pietro De Maria.

Un’ultima annotazione, che fa da esempio e monito: il Teatro Politeama Pratese, che ospita le stagioni concertistiche della Camerata Strumentale oltre che stagioni teatrali di successo, nel 1985 fu chiuso e doveva diventare un garage: è stato salvato grazie a un’imprenditrice pratese, Roberta Betti, che ebbe l’idea di lanciare un azionariato popolare che coinvolse tutta la cittadinanza e le energie migliori della città e che, attraverso un lungo iter sostenuto anche da Comune e Provincia, permise la riapertura del Teatro, il 2 gennaio 1999. Oggi, dopo la scomparsa di Roberta Betti nel gennaio 2020, il Politeama Pratese è guidato da un’altra donna, Beatrice Magnolfi.

¹Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, 4 voll., Firenze, Olschki 1984 – 1994.
²Giorgio Colli,  La nascita della filosofia, Milano, Adelphi, 1975.

In apertura, Camerata Strumentale Città di Prato

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