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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Per Creonte e contro il conformismo interpretativo

Taccuino di lettura. Contro Antigone o dell’egoismo sociale è un libro chiaro, preciso nella documentazione, appassionante, che si legge con grande piacere e pure, per certi risvolti della vicenda, con un pizzico di sofferenza. Così Eva Cantarella, giurista e studiosa, oltre che scrittrice, fa di tale mito una rilettura controcorrente

Mariapia Frigerio

Per Creonte e contro il conformismo interpretativo

Eva Cantarella, Contro Antigone o dell’egoismo sociale, Einaudi, Stile Libero Extra

Fin dai tempi del liceo, Antigone, la tragedia di Sofocle, non era riuscita a toccare le corde del nostro cuore, non solo per la difficoltà di doverla leggere e tradurre dal greco antico, per chi grecista non si sentiva per nulla: c’era qualcosa di più che, per disamore per il personaggio principale, tralasciammo all’epoca di indagare.

Di certo erano altre, nel mito, le figure che ci attraevano, come ad esempio quella di Clitennestra, moglie tradita in più sensi e per questo, ai nostri occhi, giustamente vendicativa.

Ma Antigone era, al nostro sguardo di studentesse poco appassionate, una femminista ante-litteram, proprio di quelle che già a fatica tolleravamo nella vita quotidiana.

Ecco che allora il titolo del libro di Eva Cantarella, giurista e studiosa oltre che scrittrice, ha esercitato su di noi un’attrazione fatale.

La Cantarella fa del mito di Antigone una rilettura controcorrente.

E la fa con una ricca documentazione, suffragando le sue affermazioni con le stesse parole di Sofocle o con i tributi di notevoli studiosi nonché psicanalisti.

Così Antigone, che ha sempre rappresentato l’opposizione a un regime tirannico, quello dello zio Creonte che le impedisce la sepoltura del fratello Polinice in quanto nemico della patria, viene dalla studiosa vista nei suoi aspetti negativi, nonostante il mondo continui «a esserne innamorato».

Un amore che l’eroina greca ha suscitato indistintamente in D’Annunzio, in Goethe, in Hegel, in Hölderlin, in Shelley, in Wagner fino alla riscrittura che ne ha fatto il francese Jean Anouilh.

Una figura-mito, quella di Antigone, che per la studiosa non lasciava spazio a Creonte, condannato dalla tradizione come un perfido despota, mentre per lei «aveva assolutamente ragione».

Antigone, sempre per la Cantarella, va invece per la sua strada, sicura di sé, indifferente alle suppliche della sorella Ismene e del fidanzato Emone.

Naturalmente il libro si sofferma su diverse altre tematiche come quella della sepoltura e dell’aldilà dei greci, così come su grandi personaggi dei poemi omerici, da Achille a Ettore.

Riprende inoltre i protagonisti della famiglia di Antigone: da Edipo a Giocasta, da Creonte a Polinice, da Ismene a Emone.

Questi due ultimi per lei «entrambi sottovalutati».

Ci sono poi capitoli dedicati a Sofocle e a Eschilo, alla vita nell’Atene del V secolo e alla vendetta.

Insomma un vero e proprio viaggio nel mondo greco.

Ma sono le affermazioni della Cantarella che colpiscono e questo suo ribaltamento interpretativo, come il fatto che tra i personaggi di Antigone e di Creonte «il personaggio più tragico dei due sia Creonte».

Antigone e Creonte, nipote e zio, due personaggi che, sempre secondo la studiosa, mostrano tratti simili nei caratteri che li porterà alla loro tragica fine «ma quella di Creonte è incomparabilmente più tragica di quella di Antigone».

Perché a differenza di un’Antigone definita monocorde, sempre uguale a sé stessa e incapace di concepire una realtà diversa da quella che lei vede, Creonte è il vero personaggio tragico in cui la ragione si scontra con il disegno divino.

Nel suo chiarissimo explicit, Eva Cantarella dichiara che oltre Contro Antigone questo suo libro «è un po’ anche per Creonte».

In ogni caso, per chiunque si parteggi o a chiunque dei due personaggi vada la nostra simpatia, è un libro chiaro, preciso nella documentazione, appassionante, che si legge con grande piacere e pure, per certi risvolti della vicenda, con un pizzico di sofferenza.

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