Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Un benevolo patriarca

Ricordando Giuseppe Pontiggia / 5. È stato un possidente di beni mentali, per parafrasare una bella poesia di Valerio Magrelli, beni dai quali otteneva interessi che gestiva generosamente, donando a chi riteneva degno la sua stima, il suo affettuoso pensiero, la sua voce avvolgente. La testimonianza della narratrice, interprete di Dante, critico letterario e membro associato di ricerca del centro culturale CISESG

Bianca Garavelli

Un benevolo patriarca

La prima volta che ho incontrato Giuseppe Pontiggia, o Peppo, come amava farsi chiamare, è stato a casa sua, con la sua famiglia. Sua moglie Lucia, suo figlio, il cane Red, un bellissimo setter irlandese. Questo paesaggio familiare lo completava, lo faceva come brillare di una luce costante e serena.

Ero lì per intervistarlo per “Avvenire”: ero una giovane collaboratrice della pagina culturale, a una delle mie prime esperienze, ma la mia insicurezza si dissolse come una bolla di sapone contro la sua bonaria calma. Mi trasmise un grande entusiasmo per il mio lavoro, un calore incoraggiante, una piccola scorta di energia da spendere per il futuro.

È quello che fece anche più avanti, quando la conoscenza si approfondì, leggendo i miei romanzi, telefonandomi a proposito del primo (con grandissima emozione da parte mia, quasi da perdere i sensi), per poi scrivermi bellissime lettere (che naturalmente tengo care) sugli altri.

Di Beatrice salutò la conquistata maturità in una lettera del 18 giugno 2002, che, ancora non sapevamo, precedeva di circa un anno la sua scomparsa.In quella casa c’erano anche i suoi amati libri.

Un po’ erano parte della famiglia, e perciò ricevevano il suo amore. Essere un collezionista, come dice Pierangelo Garzia, studioso dei segreti della mente umana, è essere una collecting mind, qualcuno che insieme alle provviste per l’inverno, la sicurezza per il corpo, vuole anche avere intorno a sé ciò che può rappresentare la sicurezza per il proprio benessere mentale. E i suoi libri, eleganti, preziosi, erano quanto di meglio potesse trovare per assicurarsi questo benessere non materiale.

Giuseppe Pontiggia era proprio questo: un benevolo patriarca, un possidente di beni mentali, per parafrasare una bella poesia di Valerio Magrelli, beni dai quali otteneva interessi che gestiva generosamente, donando a chi riteneva degno la sua stima, il suo affettuoso pensiero, la sua voce avvolgente.

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