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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Una cavalcata nella letteratura, con Guido Conti

Daniela Marcheschi

Una cavalcata nella letteratura, con Guido Conti

Guido Conti, La profezia di Cittàstella, Milano, Mondadori, 2016

[di Daniela Marcheschi]

Guido Conti è un narratore nato, visionario, con una conoscenza sterminata della letteratura italiana e una idea ben chiara della scrittura. Ama tuffarsi nei classici per avere una prospettiva più ampia e sedimentata anche dei luoghi che conosce meglio: quelli della natia Parma e del suo territorio, dove continua a vivere e a lavorare.

Ora ha dato alle stampe La profezia di Cittàstella, un romanzo storico o quello che si potrebbe definire un vero e proprio romanzo popolare dei nostri giorni – perché leggibile a più livelli, a seconda di età e cultura -, ambientato nel Cinquecento (precisamente nel periodo 1510-1525, cruciale per la nostra penisola) e in una Emilia insieme ideale e reale, immaginaria e storica.

Si tratta però di una vicenda, dove realtà e fantasia si confondono in libertà, dove le cose non sono sempre quelle che sembrano, dove i misteri non sono poi così enigmatici e le profezie non si avverano, perché c’è sempre la scelta degli esseri umani a far saltare le previsioni. Un ammonimento per i lettori di oggi.

Soprattutto si tratta di una cavalcata nella letteratura, ricca di riferimenti e allusioni alle tradizioni sia del romanzo storico italiano – i Promessi Sposi di A. Manzoni in primis – sia della Storia come genere letterario, a partire dalla Storia d’Italia di F. Guicciardini fino agli Annali di L. A. Muratori. A queste vanno aggiunte le cronache anonime e le narrazioni di G. C. Croce su Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, la novellistica di M. Bandello, ma anche la riduzione teatrale di C. E. Gadda dalle novelle sul buffone Gonnella, scritte appunto da Bandello.

Una riappropriazione e una ricreazione. La Storia è in funzione della gioia del narrare; e il narrare usa la Storia come vicende divenute letteratura in funzione di se stesso.

La novità del libro di Conti è semplicemente questa. Lungi dal propinare strizzatine d’occhio alla U. Eco del Nome della Rosa per dirci, magari ammiccando, che tutto il mondo è paese e che quanto accade oggi è analogo a quello che accadeva in passato e viceversa; lungi dal costruire un romanzo storico come misto di storia e d’invenzione alla maniera di Manzoni e con le sue ben note preoccupazioni, nello zampillio vitale di riflessi, di incroci, di intrecci, di variazioni, rovesciamenti e parodie che tramano il libro, Conti costruisce una vera e propria favola della nostra letteratura, divertendosi e facendoci divertire e pensare.

Un bagno salutare in acque più limpide (e meno provinciali), al di fuori del naturalismo e del neodannunzianesimo di ritorno, che affliggono fin troppo le patrie lettere da qualche tempo in qua.

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