Corso Italia 7
Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of LiteratureDiretta da Daniela Marcheschi
Una farfalla che pesa in un pericoloso gioco di donne
Farfalle, scritto e diretto da Emanuele Aldrovandi, mette in scena la vicenda di due sorelle orfane e accomunate da un gioco che non deve finire, pena la fine dello stesso: chi ha in mano la collana a farfalla può obbligare l’altra a fare qualsiasi cosa. La leggerezza della farfalla diventa qui un peso quasi esistenziale, in un gioco che non è per nulla innocente. Uno spettacolo che segue le scelte di vita delle due donne, tra banalità e bizzarria, fino a farle raggiungere una consapevolezza di sé in un percorso opposto, ma complementare, tra allontanamenti e scontri violenti
Vincitore del Premio Hystrio Scritture di Scena nel 2015 e del Mario Fratti Award nel 2016, con debutto a New York, il testo mette in scena la vicenda di due sorelle, in uno spettacolo prodotto dall’Associazione Teatrale Autori Vivi [fondata e diretta dallo stesso Emanuele Aldrovandi, NdC] insieme al Teatro Elfo Puccini e all’Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale.
Su un palcoscenico “foderato” di rosso, con pochi elementi pure rossi – parallelepipedi, seggiolone e sedia, abat-jour, cuscini (uno dei quali, in un secondo tempo, rivestito da un lenzuolo bianco, diverrà un neonato) – si muovono due sorelle in abiti rossi.
Una è bionda, ed è interpretata dall’attrice Bruna Rossi, l’altra è mora ed è l’attrice Giorgia Senesi.
Una scena minimalista, ma di grande suggestione, con quel rosso dirompente che evoca, alternatamente, passione, dolore e paura. Eppure tutto avviene come se fosse curata fino nei minimi dettagli e come se sul palcoscenico, dove si snoda la vicenda ambientata tra Milano, Palermo e New York, non ci fossero solo le due donne, ma anche i personaggi del loro dialogare.
Ci sono così un padre assente, una matrigna, una madre suicida, un dottore, un marito ritardato, un becchino: tutti interpretati da quelle versatili attrici che sono le due sorelle, unite in un legame estremamente complesso.
Due sorelle orfane e accomunate da un gioco che non deve finire, pena la fine dello stesso: chi ha in mano la collana a farfalla può obbligare l’altra a fare qualsiasi cosa. La leggerezza della farfalla diventa qui un peso quasi esistenziale, in un gioco che non è per nulla innocente.
Uno spettacolo che, cinico e poetico, tragico («a volte è meglio non nascere», «i figli risucchiano») e ironico («il matrimonio combinato è una cosa vintage», «la mania dell’unicità ci rende troppo uguali», «bisogna emanciparsi dall’emancipazione») segue le scelte di vita delle due donne, tra banalità e bizzarria, fino a farle raggiungere una consapevolezza di sé in un percorso opposto, ma complementare, tra allontanamenti e scontri violenti.
Aldrovandi – come lui stesso scrive nelle sue note di regia – prendendo come riferimento alcune novelle di Pirandello, ha voluto cimentarsi con la scrittura di personaggi femminili complessi.
E ne ha dato una prova di grande teatro, un teatro della crudeltà con un pizzico di Beckett e finale a sorpresa di fronte a un pubblico stupito ed emozionato.
Così, a quasi un anno di distanza da L’estinzione della razza umana, si ha di nuovo la conferma che esiste un teatro di autori giovani, ricco di fermenti e di novità.
E visto che chi scrive è donna, oltre ai complimenti meritatissimi alle intense Bruna Rossi e Giorgia Senesi e a tutta l’équipe, uno particolare è per Laura Cadelo Bertrand che ha disegnato la splendida collana a farfalla del perfido gioco.
In apertura e all’interno, foto di Laila Pozzo
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