Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Una follia recitata

Con le luci ancora accese e in sottofondo il bisbigliare del pubblico in attesa, gli attori entrano in scena. Così, mentre cala il buio prende vita Enrico IV, il re pazzo e distruttore di verità fittizie, sotto la regia di Yannis Kokkos. Sebastiano Lo Monaco ha interpretato questo celebre personaggio accompagnato dalla bravissima Mariàngela Torres nel ruolo della Marchesa Matilde Spina. Al Teatro del Giglio si è respirato tanto entusiasmo, che il pubblico ha colto e ha risposto con interminabili applausi

Mariapia Frigerio

Una follia recitata

La follia, uno dei temi più cari a Pirandello, è la vera protagonista di questo testo e si può dire che è la risposta del grande siciliano al pubblico e ai critici che, alla prima romana dei Sei personaggi in cerca d’autore, avevano urlato scandalizzati «manicomio, manicomio».

Un testo che si potrebbe definire un trattato di filosofia in forma drammatica, con un “imperatore” che gioca al teatro per carpire il mondo esterno, con le maschere di chi gli gira intorno e le diverse che lui stesso indossa.

Un dramma in bilico tra pazzia e ragione, dove la follia, veritiera da principio, viene inscenata successivamente. E dove anche il tema della “maschera” ha un ruolo fondamentale.

In breve la vicenda.

Il protagonista, travestito da Enrico IV, partecipa a una cavalcata in costume insieme a Matilde, la donna amata, e al suo rivale, il barone Tito Belcredi che lo disarciona facendogli battere la testa.

Escluso dalla vita per la caduta da cavallo che lo porta a fargli credere di essere realmente l’imperatore tedesco, col tempo rinsavisce, ma, visto che nessuno ne è a conoscenza, decide di fingersi ancora pazzo per rivalersi su chi aveva causato l’incidente, ovvero l’uomo che ha poi sposato la donna di cui era innamorato.

Un medico decide di guarirlo allestendo nuovamente la scena in cui l’uomo perde la memoria.

Ma questa volta Enrico uccide Belcredi sfuggendo di nuovo alla realtà e alle conseguenze del suo gesto fingendosi pazzo per sempre.

Prosegue così il gioco della finzione (altro tema pirandelliano), perché finge l’attore che interpreta il protagonista, finge il protagonista che si fa credere Enrico IV e coinvolge nella finzione tutti coloro che lo circondano.

È un “pazzo”, Enrico IV, che si connota come personaggio positivo in quanto distruttore di verità fittizie.

Yannis Kokkos fa portare in scena a Sebastiano Lo Monaco una follia che, prescindendo dai nuovi studi di psicologia analitica o di neuroscienze, abbia l’intento di esaltare il potere della rappresentazione, ovvero con la volontà di recitare la follia più che di viverla.

Enrico IV – Sebastiano Lo Monaco. Foto di Tommaso Le Pera

Così, pirandellianamente, mentre ancora le luci sono accese e il pubblico continua a parlare, gli attori entrano in scena uno dopo l’altro.

Entrano in una scena che simula camerini teatrali sulla sinistra, con le immagini di Matilde di Canossa e di Enrico IV sulla destra e un grande trono dorato al centro.

Poi le luci si spengono e gli attori indossano abiti d’epoca: sono i giovani servitori tenuti per secondare la follia dell’imperatore.

Enrico IV. Regia di Yannis Kokkos. Foto di Tommaso Le Pera

Un ruolo, quello di Enrico IV, in cui si sono cimentati i nostri più grandi attori.

In questo stesso anno Eros Pagni ha vestito i panni dell’imperatore con grande e garbata intensità.

Due anni fa, prima del lockdown, ne aveva dato una versione Roberto Herlitszka, che, con il suo parlare che è poco più che un sussurro, ha toccato l’anima del pubblico.

E, andando ancora a ritroso, Gianrico Tedeschi ce lo ha reso con la misura e la naturalezza che gli appartenevano, Romolo Valli con l’antiretorica dei toni, fino a Salvo Randone, giustamente definito il nostro Anthony Hopkins, che ha mostrato l’amarezza della vita giocata per la cattiveria degli altri, un macabro scherzo che rende necessaria la follia.

Per finire con l’insuperabile raffinatezza di quello di Marcello Mastroianni.

È forse per questo che l’interpretazione di Sebastiano Lo Monaco ci lascia perplessi (nonostante i «bravo!» del pubblico che, a fine spettacolo, lo accoglie con applausi interminabili ed entusiasmo): troppo “recitata”, troppo “istrionica”, in sintonia con l’eccessiva grandiosità del trono dorato che incombe sulla scena.

Noi abbiamo apprezzato Luca Iacono, Tommaso Garré, Gaetano Tizzano, Sergio Mancinelli, Marcello Montalto, Stefano Dorsenna, Marco Grimaldi e, tra i protagonisti, la misura della bravissima Mariàngela Torres nel ruolo della Marchesa Matilde Spina.

In apertura, Enrico IV. Regia di Yannis Kokkos . Foto di Tommaso Le Pera

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