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Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Un’eclissi di luna per persone frangibili

Nello spettacolo teatrale Perfetti sconosciuti, di cui è autore Paolo Genovese, c’è una medesima sceneggiatura che vi si trova nell’omonimo film di successo del 2016, ma espressa con linguaggi diversi. Il regista è di per sé una garanzia, senza contare che già la pellicola offriva un’atmosfera squisitamente teatrale che ruotava, quasi per tutta la sua durata, intorno alla sala da pranzo degli ospiti. Una rappresentazione conclusa con entusiasmo e applausi da parte del folto pubblico presente al Carignano

Mariapia Frigerio

Un’eclissi di luna per persone frangibili

Si potrebbe fare un gioco di confronti tra gli attori dell’omonimo film di successo del 2016 e quelli della rappresentazione teatrale in scena in questi giorni a Torino, così come si potrebbe dire che oggi molti spettacoli teatrali “nascono” da film.
Perché ciò avviene? Non esiste una risposta certa, di sicuro esiste il fatto che, in questo caso, c’è una medesima sceneggiatura che si esprime con linguaggi diversi.

Paolo Genovese, autore e regista dello spettacolo, nonché sceneggiatore di qualità è di per sé una garanzia, senza contare che già il film offriva un’atmosfera squisitamente teatrale che ruotava, quasi per tutta la sua durata, intorno alla sala da pranzo degli ospiti.

Qui, in teatro, è il palcoscenico del Carignano a diventare la casa in cui si incontrano tre coppie di amici e un single.

L’appartamento è quello di un chirurgo estetico (un ottimo Paolo Calabresi) e di sua moglie Eva (Valeria Solarino), psicologa, genitori di una figlia adolescente che, a differenza del film, il pubblico non vede, ma di cui sente la voce tramite i messaggi vocali del cellulare.

Invitati dalla coppia Rocco ed Eva in occasione dell’eclissi lunare, arrivano nell’ordine Carlotta e Lele (Lorenza Indovina e Dino Abbrescia), poi Cosimo e Bianca (Marco Bonini e Alice Bertini), infine l’amico Peppe (un insuperabile Massimo De Lorenzo) che tutti aspettano per conoscerne la fidanzata Lucilla.
Lucilla però non c’è. È malata, dichiara Peppe agli amici curiosi. Ma non c’è perché in realtà non esiste.

Le coppie in scena sono tutte coppie a rischio. A rischio per motivi diversi.

Per differenza di classe sociale, quella di Rocco ed Eva, “fruttarola” la madre di lui, “professorone” in medicina il padre di lei; per problemi di accettazione da parte del gruppo di Bianca, da poco sposata con Cosimo, tanto che sarà felice quando potrà affermare: «sono una di voi»; per gravi segreti tenuti nascosti agli amici nel caso di Carlotta e Lele.

C’è poi il caso a sé di Peppe, l’unico non a rischio, in quanto non in coppia, ma a rischio per quanto si verrà a scoprire di lui.

In realtà tutto quello che avviene in scena, e che è la verità della vita di ognuno degli amici, è solo una trasposizione mentale di un gioco al massacro in cui i partecipanti alla cena decidono di mettere sul tavolo i loro smartphone, in viva voce, per contrastare l’assunto di Rocco che in quella “scatoletta” ci sia tutta la nostra vita, perché noi abbiamo tre vite «una pubblica, una privata, una segreta».

Ed è quest’ultima quella che racchiudono i nostri cellulari.

Gli amici, però, sostengono di non aver nulla da nascondere.

In verità la vita di tutti loro, come la vita di tutti, è fatta di luci e di ombre, di detto e non detto, di dichiarato e di celato.
Così lo spettatore segue, per un’ora e venti ininterrottamente, la scelta della verità con piccole pause in cui, sulla terrazza (che in teatro è il proscenio), si osserva l’eclissi lunare.

Una verità che mette in crisi tutti, nessuno escluso, tra bugie e meschinerie.

Poi gli amici se ne vanno e lo spettatore si accorge che quanto ha visto in scena in realtà non è accaduto.

Rivelatrice è la domanda di Eva, la padrona di casa, al marito: «Rocco, perché non hai voluto fare il gioco?».

La risposta di Rocco è tremendamente vera: «Perché siamo tutti frangibili».

Se si dovesse scegliere tra il film e lo spettacolo teatrale sarebbe difficile dire quale abbia dato la resa migliore della perfetta sceneggiatura. Forse si potrebbe propendere per il teatro, ma solo perché è vivo e quindi le emozioni giungono più immediate, quasi a fior di pelle.

Il pubblico ha seguito in totale silenzio e applaudito con grande entusiasmo.

Vorremmo ancora aggiungere che tutti gli attori hanno alle spalle curricula di tutto rispetto, avendo lavorato con registi del calibro di Strelher, di Castri, di Ronconi, con il Teatro dell’Elfo, con Pugliese o in film come La tregua di Rosi.

E non da ultimo Massimo De Lorenzo (Peppe) al cinema con Amelio e Allen oltre che in un Goldoni con la regia di Marco Messeri.

La nostra è una precisazione per dire che questi attori, che tutti conosciamo televisivamente in quanto hanno prestato i loro volti a fiction e pubblicità, probabilmente per questioni economiche, hanno una grande preparazione e sono a tutti gli effetti, attori a 360°.

In apertura, foto di Salvatore Pastore 

All’interno, foto di Mariapia Frigerio© 

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