Corso Italia 7

Rivista internazionale di Letteratura – International Journal of Literature
Diretta da Daniela Marcheschi

Uno spettacolo, “La gravidanza della terra”, a Olio Officina Festival ne conferma il carattere culturale

Tutto parte da un’antologia di poesie dall’omonimo titolo, edita da Olio Officina e curata dal critico e antropologa delle arti Daniela Marcheschi. L’esibizione che si è svolta il 29 febbraio in occasione della prima giornata del grande happening dedicato agli oli e ai condimenti, ha avuto come protagonista Lorena Nocera. Sul palco, nella splendida cornice della Fabbrica del Vapore, si è mossa con garbo e decisione, precisa nel dare voce alla sua scelta poetica drammatizzandone i versi

Mariapia Frigerio

Uno spettacolo, “La gravidanza della terra”, a Olio Officina Festival ne conferma il carattere culturale

Olio Officina Festival non è una fiera dell’olio, ma è tutto quello che gira intorno a questo prezioso condimento.
Un Festival che si ripete ormai da anni, prima nel Chiostro delle Stelline, ora, alla sua XIII edizione, alla Fabbrica del Vapore.

In questo Festival c’è di tutto: dall’arte ai video amatoriali, dalle fotografie alla musica, dalla letteratura al teatro.
Oltre, ovviamente, all’olio e a chi con l’olio lavora.

Perché Olio Officina Festival è un grande contenitore culturale, intendendo etimologicamente per “cultura” tutto ciò che la nostra mente e le nostre mani possono coltivare, e ha in Luigi Caricato non solo il creatore, ma anche un eccellente maestro di cerimonie.

Ed è proprio al termine della prima giornata dell’edizione di quest’anno, che è stato proposto lo spettacolo di Lorena Nocera, quasi a conferma di quanto appena detto.

Tratto infatti da un’antologia di poesie, edita dallo stesso Olio Officina (Milano, 2017) e da questo coprodotto insieme a Presidio Poetico aps, La gravidanza della terra è uno spettacolo in quattro quadri che l’autrice ha voluto disegnare seguendo quattro temi principali e abbinando a ognuno di questi gli autori che meglio potevano rappresentarli.

Abbiamo così La terra pensata e la terra come luogo che ci attende con poesie di Ida Andersen, di Annalisa Manstretta, di Daniela Marcheschi, di Angelo Scandurra, di Lino Angiuli; La materia della terra e i suoi attori. La terra come luogo di lavoro, di fatica, di violenza con i versi di Adele Desideri, di Gian Mario Villalta, di Amedeo Anelli, di Gilberto Isella, di Daniela D’Angelo, di Carlo Cipparrone.

Prosegue poi con La memoria della terra. La terra perduta dell’infanzia, luogo di valori e tradizioni dimenticate.

Ecco allora Margherita Rimi, Cinzia Demi, Edoardo Zuccato, Giorgio Linguaglossa.

Per finire con La nuova terra e il biologico con Cristina Annino, Gabriele Zani, Biancamaria Frabotta, Rita Filomeni, Daniela Matronola.

La Nocera, dopo che i suonatori si sono sistemati in scena, compare tra il pubblico.

È quasi, la sua voce, un richiamo per gli spettatori mentre procede camminando fino al palcoscenico, in un bellissimo abito di un rosso preraffaellita che ci fa pensare ad Angiuli «finché il ciliegio terrà aperta la sua fabbrica del rosso», con raffinatissime scarpe d’oro (un riferimento al liquido d’oro del Festival? o al verso di Franco Buffoni «Le donne […] mercantesse d’oro giallo […]»?).

Si muove con garbo e decisione ed è precisa nel dare voce alla sua scelta poetica drammatizzandone i versi.

Un’operazione estremamente difficile.

Drammatizzare parole poetiche è quanto di più difficile possa esistere.

Facile scadere o in qualcosa di arido o, peggio, in qualcosa di tronfio.

La parola poetica ha, invece, un suo preciso suono e questo va rispettato.

E questo è quello che Lorena Nocera ha fatto, riuscendo a muoversi su un palco di dimensioni ridotte con un sottofondo di bisbiglii (immancabili in un Festival) tra le musiche di Maurizio Piantelli (tiorba e chitarra) e Alberto Venturini (fiati e percussioni), che hanno cooperato alla teatralizzazione muovendosi tra improvvisazioni libere, tra Haendel e Verdi, tra Stravinskij e canzoni e ninne nanne della musica tradizionale.

Spettacolo riuscitissimo che ha letteralmente rapito il pubblico presente.

All’interno e in apertura, foto di Cristina Valla 

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