Olio Officina Festival

Quando la bottiglia d’olio è bella si vende di più

Dare valore all’olio extra vergine di oliva passando dalla cura del packaging e puntando su un design coerente, originale e innovativo. A Milano, nell’ambito del Simei, si è svolto un importante incontro sul tema con la partecipazione di designer italiani e spagnoli. È emerso un quadro interessante, che va oltre il marketing

Maria Carla Squeo

Quando la bottiglia d’olio è bella si vende di più

“Credere nella bellezza e favorirla in ogni modo”. È quanto ha ribadito con determinazione Luigi Caricato, direttore di Olio Officina, nell’introdurre il convegno sul pakaging e il design degli oli che si è tenuto a Milano, in occasione del Simei.

“La bellezza, prima di tutto. Rinnovare il packaging e il design non deve essere solo una scelta di marketing. Se si coltiva la bellezza sarà possibile mettere in moto un processo virtuoso che porta al cambiamento di prospettiva. L’obiettivo, prima ancora che commerciale, deve essere culturale. Là dove si fa cultura si crea valore, senza cultura a vincere è sempre il prezzo più basso, quindi la perdita di valore si configura come ricorsa verso il sottocosto, l’olio come commodity. Invece, un ripensamento della presentazione delle confezioni e dei contenitori destinati all’olio può solo portare benefici. Ecco il motivo per il quale il criterio da cui partire è la bellezza. Quando qualcosa si presenta in tutta la sua bellezza è implicitamente anche funzionale e utile, perché la bellezza non è un aspetto puramente estetico”. È quanto ha affermato Luigi Caricato, insieme a molte altre riflessioni.

Per Juan Penamil, ceo ed editore di Mercacei, si tratta di una rivoluzione silenziosa, quella del packaging, perché agisce in maniera anche inconscia sulle persone, perché il consumatore, e quindi tutti noi, siamo sempre attratti da ciò che è bello e piace.

Secondo Francisco Tornos, designer spagnolo dello studio IpackLab, “si lavora in un mercato molto polarizzato dove il packaging è un venditore silenzioso. Si comperano esperienze, emozioni. L’80% delle decisioni è emozionale. C’è tanta tattica, poca strategia. Mancando una cultura dell’olio, il cervello può essere ingannato. Un esempio chiarificatore: mettendo dell’olio cattivo in un pack bello si condiziona la scelta del consumatore, e viceversa. Per questo occorre puntare molto sulla credibilità e sui valori. Occorre essere dirompenti. Ma soprattutto occorre essere consapevoli che la società richiede valori che non possono essere messi in second’ordine: la sostenibilità, per esempio. La sostenibilità va considerata. Il vetro fa glamour, è molto bello ed è più adeguato proprio per le sue caratteristiche di conservabilità, ma c’è da considerare il 50% in più di incidenza nel trasporto. Il vetro rispetto alle lattine pesa molto di più. La scelta dei materiali diventa determinante nei progetti che un’azienda intende perseguire”.

Antonio Mele, creative director, sostiene che lo scaffale rappresenta, in sintesi, tante differenti tribù, con tante differenti identità. E a partire da questa logica occorre muoversi nelle proprie scelte di comunicare attraverso il packaging.

(Fine prima puntata. Continua)

La foto di apertura e quelle delle gallerie sono di Sara Marcheschi

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