Codice Oleario

Olivi di Piemonte e Valle d’Aosta

Si parla tanto di olivicoltura estrema, ma la conosciamo per davvero? Ci sono i dati ufficiali Istat che forniscono numeri molte volte contrastanti, perfino paradossali. Noi vi riportiamo invece l’esatta consistenza olivicola piemontese e valdostana. Con l’esperienza diretta di chi vive la realtà sulla propria pelle, frutto di un serio lavoro condotto in campo

Antonino De Maria

Olivi di Piemonte e Valle d’Aosta

I dati ufficiali (Istat) di coltivazione di olivo in Piemonte e Valle d’Aosta hanno sempre fornito indicazioni varie e molte volte negli anni contrastanti. Basti guardare uno degli ultimi report Istat pubblicato a giugno 2014 sulle coltivazione agrarie legnose dove si indicano in coltivazione in Piemonte 1020 ha e 45 ha in Valle d’Aosta nel 2010 divenuti 217 e zero nel 2012. Cosa è successo? Son stati sradicati così tanti ettari?
Delle motivazione e del metodo di indagine ci sarebbe da discutere a lungo poiché i dati arrivano molte volte dalle associazioni di categoria che troppe volte sono focalizzate su determinati argomenti trascurandone altri.

I dati che seguono sono frutto del mio lavoro che ho svolto in questi anni in quanto collaboratore della Facoltà di Agraria di Torino e dell’Asspo (Associazione Piemontese Olivicoltori). Un lavoro di censimento è stato svolto anche nel 2005/06 sempre da me e in questo report troverà interessante capire che il fenomeno è in forte crescita.

La Valle d’Aosta

La Valle d’Aosta conta un numero molto contenuto di piante. Sono state censite circa 850 esemplari posizionate nei comuni di Pont san Martin, Hone, Arnard, che sono tutti comuni al confine con il Piemonte.

La dislocazione delle piante è particolare in quanto i proprietari, che sono per la maggior parte hobbisti, si trovano a coltivare su terrazzamenti. Negli ultimi anni l’incremento di terreno destinati ad olivo è stato lieve e ad oggi sono in coltivazione pochissimi ettari; i sesti d’impianto sono molto ridotti (circa 4 m x4). Basti pensare che mediamente le persone che hanno in coltivazione olivo ne possiedono meno di 50 esemplari.

Il Piemonte

Per quanto riguarda invece il Piemonte il discorso è lievemente differente. C’è stato a partire dal 2003 una forte spinta verso questa coltivazione anche di sicuro dovuto all’attività di divulgazione che l’Asspo ha condotto. Consideri che ogni anno si svolgono in Piemonte diverse attività legate alla coltivazione delle piante e alla promozione del prodotto oltre ad attività di formazione professionale degli operatori.

Il numero di persone che possiedono olivi è notevolmente aumentato dal primo censimento passando da circa 590 a circa 900 olivicoltori di oggi. Col termine olivicoltore viene definito per comodità anche l’hobbista che coltiva pochi esemplari nel proprio giardino.

Il numero di piante vive censite è superiore alle 100.000 unità, inferiore al numero potenziale a causa della moria verificatasi nell’inverno 2008/09 e ai danni subiti nel 2012.
Circa la metà degli olivicoltori è dislocata nella provincia di Torino (in particolare nel Canavese) seguita, con un margine di circa 10 punti percentuali, dalla provincia di Alessandria (Fig. 1). Questa distribuzione è confermata dal dato relativo al numero di piante per provincia (Fig 2). La predominanza di olivicoltori in provincia di Torino è probabilmente attribuibile alla presenza di enti con sede sul territorio quali l’Asspo e il Consorzio di tutela dell’olio extra vergine di oliva “Piemonte” e “Valle d’Aosta”.

E’ possibile anche ipotizzare un cambiamento nel tempo della finalità di chi impianta olivi in Piemonte: si rileva infatti un trend verso la produzione a scopi commerciali. Analizzando il numero di piante (tab 1) per azienda si può notare che il numero di olivicoltori che coltivano più di 1000 unità è più che triplicato (da 4 a 15) negli ultimi anni.

Dei 281 olivicoltori alessandrini poco meno della metà coltiva un numero di piante inferiore alle 20 unità (con valenza paesaggistica o per autoconsumo familiare) mentre 47 hanno in coltivazione un numero di piante superiore alle 100 unità con probabile scopo imprenditoriale.
In provincia di Torino prevalgono impianti di dimensione media (20-250 unità) indicando una probabile ottica di piccola produzione familiare.

Ad oggi il maggior numero di piante coltivate per singola azienda è stato riscontrato in provincia di Torino (circa 3200 unità) segue una azienda della provincia di Cuneo (2800), una della provincia di Alessandria (2300) ed una di Asti (2000).

Per quanto riguarda la scelta delle cultivar si continua ad osservare una preferenza per le cultivar Leccino, Frantoio e Pendolino (rilevate in tutte le aziende in numero variabile) accompagnata da una tendenza, negli ultimi due anni, alla scelta di cultivar che possano fornire oli con maggiore contenuto di polifenoli quali ad esempio Leccio del Corno, Grignan, e Bianchera.

Anche le conoscenze tecniche sono aumentate: annualmente in Piemonte si svolgono una decina di incontri tecnici organizzati dalle associazioni o altri enti per l’insegnamento delle corrette pratiche agronomiche. Errori di concimazione o di non corretta dislocazione degli impianti però sono ancora ricorrenti; per tale ragione sono sempre in programma corsi e giornate divulgative finalizzati sia agli operatori professioni che agli hobbisti.

La foto di apertura (proprietà dell’Asspo) riprende l’impianto sperimentale di Verzuolo

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