Riavvolgere il nastro
Libri per l’autunno 2023. Leggendo le prime pagine del libro di Fiorenza Sarzanini, Affamati d’amore, ci colpisce la semplicità della storia. Le conseguenze dalla pandemia del biennio 2020/21 hanno comportato effetti sanitari diretti e indiretti. Il forzato isolamento ha aggravato tra i giovani il malessere esistenziale e malattie riguardanti i disordini alimentari sono aumentate in maniera impressionante. L’autrice intervista pazienti, psicologi, medici, e ogni singola storia svela il disagio comune di questa nuova generazione nata alla fine del millennio
Filippo Senatore

Le ferite a distanza di anni pur non riaprendosi ritornano a dolere anche in maniera forte.
Leggere le storie degli altri porta ad avvicinarsi a quella sfera rimossa di malessere che ci ha accompagnato tutta una vita. A scatenare il corto circuito sono episodi analoghi che toccano personalmente o gli altri a noi vicini che hanno sofferto contaminandoci di tristezza e di disperazione.
Leggendo le prime pagine del libro di Fiorenza Sarzanini, Affamati d’Amore, edito da Solferino, ci colpisce la semplicità della storia. Le conseguenze dalla pandemia del biennio 2020/21 hanno comportato effetti sanitari diretti e indiretti.
Il forzato isolamento ha aggravato tra i giovani il malessere esistenziale. Alcune malattie riguardanti i disordini alimentari sono aumentate di numero in maniera impressionante.
L’autrice è una giornalista che va sino in fondo alle sue inchieste. Sulle storie degli altri per mettersi sul piano di parità sulle persone indagate in maniera anonima svela al lettore un suo segreto.
Tanti anni fa Fiorenza si era ammalata di anoressia. L’aiuto dei familiari e dei medici è stato determinante portandola a un lungo e arduo percorso sanitario di salvezza. Fiorenza Sarzanini intervista pazienti, psicologi e medici. Affronta tanti aspetti del problema.
Ogni singola storia svela il disagio comune di questa nuova generazione nata alla fine del millennio. Prima di essere curato il paziente deve riconoscere di essere ammalato e non sempre si coglie questo aspetto. A complicare la situazione ci sono gli effetti negativi di una infanzia o di una adolescenza difficile.
Ci sono le ferite fisiche e psicologiche inferte dagli adulti quasi sempre scatenanti chiusura, isolamento ed emarginazione. Il fenomeno social diventa un’esca avvelenata nei siti che propugnano la privazione del cibo. Di disordine alimentare si può morire senza tempestive diagnosi e cure.
Non si muore solo per deperimento. Ci sono casi di suicidio tra molti ragazzi. Apparenti cicli di remissione riportano il paziente in corsia. Ritrovare un padre o un medico amico aiuta tanto ma ciò che conta è riscoprire la fiducia in se stessi. E puntare su un orizzonte nuovo luminoso che apra prospettive. La domanda di un paziente che si sente inutile quasi sempre è: “Dammi una ragione per andare avanti”.
Nell’antichità il digiuno religioso era una forma ascetica disciplinata con tempi stabiliti che si interrompevano dopo giorni.
Una forma di purificazione ciclica che nulla a che fare con una idea autodistruttiva legata al mal di vivere. Una ossessione vera e propria che deforma persino l’immagine di sé.
Nella cultura del benessere del Secondo dopoguerra i ragazzi occidentali avevano problemi di abbondanza di cibo e tanta solitudine.
L’industria alimentare ha creato sottoprodotti di alto potere calorico di cui si sono nutrite le classi meno abbienti.
Eccessi e privazione in un mondo dove viene meno il senso di comunità e di solidarietà. Non si presta più attenzione al disagio del vicino di casa, al pianto di un bimbo o al lamento di un anziano.
Sarzanini alla fine del suo testo rivaluta i progressi di un sistema sanitario più agile e attento pronto ad aiutare guarire e rinascere. Non ci sono ricette e solazioni senza quella forza che muove lo spirito, suscita ardore per le persone affamate d’amore.

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