La suddivisione unanimemente riconosciuta identifica tre settori fondamentali della società: Stato, Mercato e Terzo Settore.
Per un erroneo luogo comune si pensa che l’impegno sociale ed etico sia appannaggio dello Stato e del Terzo Settore.
Un’altra errata conclusione è che “fare impresa” sia opposto a “fare sociale”.
Molte aziende svolgono un ruolo sociale al di fuori della propria attività produttivo/commerciale finanziando associazioni, creando o partecipando a fondazioni benefiche, ma credo che questo ruolo possa essere svolto con efficacia e vantaggi ancora maggiori all’interno della propria attività principale.
Questo è ancora più vero per le imprese che operano nel settore oleario, che rappresentano una grande risorsa per il paese, con una lunga tradizione alle spalle e certificazioni di qualità e genuinità rigorose.
Con piccoli accorgimenti o aderendo ad iniziative particolari, infatti, l’azienda può incidere positivamente sulle parti più deboli della società svolgendo semplicemente la propria attività quotidiana e traendone, quindi, il giusto guadagno.
Facciamo un esempio che mi riguarda da vicino: un’azienda che aderisce a Etichetta Lilla, il sistema di etichettatura per ciechi e ipovedenti da noi ideato, realizza esattamente quanto scritto sopra, cioè svolge una funzione preziosa a livello sociale consentendo a tali persone di conoscere e riconoscere i prodotti che sta utilizzando. Nel fare ciò trae automaticamente da questo servizio il giusto guadagno e acquisisce quote di un mercato che fino ad oggi non aveva reali possibilità di scelta, dato che non vi sono, o quasi, prodotti etichettati in tale modo. Il tutto senza che la riconoscibilità visiva del prodotto o del marchio venga intaccata.
Le dimensioni di tale mercato per la sola Italia equivalgono a oltre 1,5 milioni di persone.
Ad esso si aggiungono i milioni di presbiti e astigmatici o di anziani che, pur non avendo gravi problemi di vista possono comunque usufruire della facilità di informazione data dall’Etichetta Lilla.
Allora ecco che si innesca un giro virtuoso: un’iniziativa che sembra avere fini puramente sociali alimenta l’economia che alimenta il sociale che alimenta l’economia e così via dando a ognuno dei partecipanti, imprese e consumatori, il giusto beneficio.
In questo caso particolarmente efficace e positivo spariscono le vecchie suddivisioni che vedevano le iniziative etiche o sociali come un costo, una beneficenza a carico dell’azienda e il fare impresa come mero guadagno.
A questo punto perfino la soddisfazione di fare qualcosa di altamente utile e il ritorno di immagine derivante dal prodigarsi nel sociale, non sono più gli unici vantaggi per l’impresa essendo affiancati dalla scoperta di un mercato a cui nessuno si era mai rivolto.
Nella ricerca e profilazione di nuovi target raramente si tiene conto di queste tipologie di persone che hanno semplicemente esigenze particolari e, quando trovano prodotti che le soddisfano sono bene liete di inserirle nel proprio paniere di acquisti.
Perché comprare una bottiglia d’olio che non distinguo dalle altre quando posso comprarne ed usarne una riconoscendola al tatto, essendo in grado, anche privo della vista, di conoscerne le caratteristiche, le proprietà nutritive ecc.?
Bisogna dire che non sono molte le iniziative come l’Etichetta Lilla, che permettono alle aziende di svolgere un ruolo sociale all’interno della propria attività, ma crediamo che si moltiplicheranno se le associazioni che hanno idee di questo tipo sapranno proporle ad aziende pronte ad ascoltarle, a valutarle e metterle in pratica.
Credo che adottare una di queste iniziative sia anche, per l’azienda, la migliore risposta alla domanda che la responsabilità sociale delle aziende sussurra all’orecchio degli imprenditori: “come puoi inserire l’etica, il comportamento sociale positivo, nella tua azienda?”.
Da oggi lo sappiamo.
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