Economia

Le belle forme degli oli

Distinguersi grazie al packaging design per le aziende olearie è fondamentale. Data per scontata la qualità del contenuto, il packaging fa davvero la differenza. Gli aspetti dai quali non transigere sono idoneità funzionale dei materiali che compongono la confezione, design ergonomico, facilità di un reiterato utilizzo, creatività, equilibri e contrasti, immediatezza e completezza del messaggio. Ecco la testimonianza di un giovane giurato del concorso Le Forme dell'Olio

Francesco Di Donato

Le belle forme degli oli

Da sempre interessato alle regole sottese al comparto alimentare, mi sto specializzando in legislazione internazionale, con particolare attenzione sui temi packaging, packaging design ed etichettatura. Un mondo vasto, complesso, estremamente tecnico ed in continua evoluzione, strettamente correlato alla moderna economia alimentare.

Il 14 dicembre 2017, chiamato per la prima volta a far parte della giuria del concorso internazionale “Le Forme dell’Olio”, di Olio Officina, ero un po’ intimidito, sia per l’importanza del ruolo assegnatomi, sia per il trovarmi in una giuria composta da grandi esperti. La sensazione è scomparsa all’inizio dei lavori: 68 schede, 68 confezioni da osservare, analizzare, commentare, discutere e valutare.
Data per scontata la qualità del contenuto, il packaging fa davvero la differenza.

Gli aspetti dai quali non transigere sono idoneità funzionale dei materiali che compongono la confezione, design ergonomico, facilità di un reiterato utilizzo, creatività, equilibri e contrasti, immediatezza e completezza del messaggio.
Per esprimere un giudizio il più possibile oggettivo sui prodotti in concorso mi sono imposto di non farmi trascinare dalla prima impressione e di valutare secondo i seguenti criteri: affinità tra packaging e contenuto, tecnica grafica, originalità dell’insieme.
Mi sono chiesto ogni volta quale fosse il messaggio trasmesso dalla confezione ed in particolare dalla sua etichetta in termini non soltanto verbali, ma anche di forme, colori, insieme della composizione, riflettendo sul messaggio che l’azienda sarebbe riuscita a trasmettere ad un consumatore di media avvedutezza interessato ad acquistare per sé o per un regalo.

Ho notato come in questo settore prevalga ancora la tradizione, nei materiali (bottiglie in vetro pesante ed etichette in carta impreziosite con oro o metallizzazioni a caldo), nei colori, nelle forme, nei font utilizzati per i testi.
La maggior parte delle informazioni importanti sono al centro dell’etichetta, i loghi sono belli, efficaci nel comunicare i valori dell’azienda ma talvolta difficili da ricordare, soprattutto per una generazione come la mia abituata ad una comunicazione rapida più basata sulle immagini che sulle parole.

Mi ha molto colpito, sia per l’originalità del progetto, sia per la sua versatilità anche in una prospettiva di acqusti on-line il multipack di Evoleum, Oliveclub.
La sorpresa derivante da un’unica confezione pentagonale, scomponibile in 5 astucci triangolari, ciascuno contenente due bottiglie da 50 ml di oli di diverse aziende, caratteristiche e provenienze.
Ho trovato altrettanto importante la presenza in etichetta non solo delle diciture obbligatorie, ma anche delle note di assaggio che educano il consumatore al gusto e lo indirizzano verso il miglior utilizzo dei singoli prodotti.

Le etichette applicate alle bottiglie sono pulite, semplici, distintive e complete.
Una bella idea sfociata, in un altrettanto ben riuscito progetto.
Mi ha particolarmente colpito la grafica delle etichette di Rea e Anfitrite di Pujje. Le due confezioni con stesso design, la prima nera e la seconda bianca, sono semplici ma di grande impatto, hanno linee morbide, essenziali e comunicano in modo chiaro le informazioni necessarie.
Sono entrambe caratterizzate dalla grande scritta centrale “Pujje”, nella prima bianca e nell’altra nera, dove le lettere del dittongo“jj” si accendono di un oro opaco, con un prolungamento della prima j dopo il puntino verso l’alto fino all’inizio del collo della bottiglia: dal mio punto di vista a simboleggiare una goccia d’olio (oro) colante dal collo. Le diciture di legge sono riportate su un pendaglio fissato con un elegante nastrino nero ed il logo “jj” in ceralacca al collo dell’importante e robusta bottiglia.

Far parte del progetto Olio Officina e collaborare alla sua realizzazione è stata un’esperienza unica, piacevolmente interessante, onorevole oltre che formativa. Da questa ho intuito che sicuramente si può fare di più, ricercare ed innovare per migliore: studiare un tappo specifico per l’olio, ad esempio. Sono curioso di vedere come l’impegno delle aziende partecipanti porterà prodotti ancora più efficienti e a soluzioni vincenti.

In apertura una foto di Nicola Morabito che riprende una scena di Olio Officina Festival 2018, il giorno della consegna dei premi Le Forme dell’Olio

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia