Le olivagioni degli altri
Come si presenta la nuova campagna olearia nei paesi del Mediterraneo? Le stime di produzione secondo l’analisi di un broker internazionale di oli di oliva alla rinfusa, che opera nei mercati di Grecia, Spagna, Tunisia, Turchia e Marocco, ci consegnano un quadro esatto. Regna tuttavia sovrana l'incertezza riguardo le quantità globali di olio che riempiranno i serbatoi e le posture dei principali paesi produttori
Le produzioni di olio di oliva sono sulla linea di partenza in tutti i paesi dell’area mediterranea.
Nonostante ormai i primi frantoi dappertutto hanno cominciato a molire le prime olive (o, come si usa dire fra gli operatori, “hanno cominciato a sporcare le macchine”), regna sovrana l’incertezza riguardo le quantità globali di olio che riempiranno i serbatoi e le posture dei paesi produttori principali.
Illustriamo, come da qualche anno, la situazione con riferimento ad ogni singola nazione.
Spagna
L’alea maggiore riguardo i quantitativi complessivi è dovuta alla situazione spagnola che, come tutti sapranno, ha risentito di un deficit pluviometrico assai importante e di una calda stagione estiva. Di conseguenza gran parte degli oliveti sono in condizione di sensibile stress idrico e solo una abbondante, seppur tardiva, pioggia autunnale potrebbe migliorarne lo stato.
Estremadura e Casilla la Mancha hanno confermato una campagna peggiore dello scorso anno.
In Andalucia, e soprattuto Jaen, se non piove durante le prossime due settimane in maniera generosa,
si potrebbero rivedere al ribasso le già non eccellenti previsioni di raccolta.
Gli uliveti di secano (non irrigui) hanno i problemi maggiori: in molte aree le olive sono già diventate nere e sono sul punto di cadere. Di contro non vi è attaco di mosca, se non in certe zone molto limitate.
Si potrebbero stimare circa 1.350.000 tonnellate come baricentro, con un 10% – 15% in più o in meno a seconda degli sviluppi ultimi metereologici.
Stock di riporto a fine ottobre nelle mani dei produttori intorno alle 100.000 tonnellate, il resto nei magazzini della filiera di commercializzazione e trasformazione (ipotizzabili circa altre 150.000 tons).
Tunisia
In Tunisia vi sono state nei primi giorni di ottobre delle diffuse ed abbondanti piogge che hanno alleviato uno stato davvero pessimo della produzione. Sino a qualche giorno addietro le cifre che circolavano fra gli operatori del settore annunziavano una raccolta oscillante fra le 80 e le 100.000 tonnellate. Adesso vi è un leggero ottimismo riguardo al fatto che si possano superare facilmente le 100.000 tonnellate.
Anche nel paese nordafricano le zone non irrigue (che sono parecchie) soffrono maggiormente la penuria di acqua. Queste sono nei dintorni di Tunisi, Sfax e sud della Tunisia.
Quelle irrigue, nelle aree di Kairouan, Sidi Bouzid e nel sud-ovest del paese, hanno una migliore raccolta.
Al momento, proprio dopo le precipitazioni scorse, l’aspetto vegetativo degli impianti è migliorato e si presenta buono. Giacenze precedenti inesistenti.
Grecia
Nel paese ellenico la campagna in divenire è composita. L’isola di Creta ha subito venti caldi di scirocco, specie lungo le zone costiere, che ne hanno decimato la produzione. A fronte di un potenziale produttivo di circa 130.000 tonnellate, si prevedono per quest’anno circa 60/70.000 tonnellate.
Nel resto della Grecia sono da segnalare buone produzioni nella zona centrale, a Mitilene, discreta nel Peloponneso. Come sempre ulteriori piogge potrebbero, specie a Creta, aumentare i quantitativi.
Si può accreditare un totale di circa 220.000 – 250.000 tonnellate.
Stock precedenti non apprezzabili, in quanto molto frammentati tra i produttori.
Turchia
Stime ufficiali parlano di circa 180.000 – 190.000 tonnellate, ma alcuni operatori ipotizzano 220.000 – 230.000 tons. Ciò non è improbabile, visti gli incrementi di superfici olivetate registrati negli ultimi anni. Il nord e il sud della Turchia iniziano a molire, in maniera diffusa, a fine ottobre – inizi di novembre.
La foto di apertura è di VHS
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