Economia

320 mila tonnellate d’olio

Nell'alternanza di dati, ora in segno positivo ora in segno negativo, adesso si hanno a disposizione le prime stime Ismea 2017, che si attestano su una produzione di olio da olive nettamente superiore ad altre finora in circolazione, che evidenziano un incremento del 75% rispetto all'annata precedente. Delle 825 mila aziende, tuttavia, solo il 37% risultano essere in grado di sostenere la competitività del mercato

Olio Officina

320 mila tonnellate d’olio

Un panorama che mostra una filiera dell’olio d’oliva dove, al netto del deciso calo di produzione, dovuto agli eventi climatici, avvenuto nel 2016, permangono numeri che da una parte testimoniano il ruolo di primo piano giocato dall’Italia, dall’altra evidenziano la necessità di ampliare il numero delle aziende (sono 825.201 in tutto) potenzialmente competitive sul mercato interno e internazionale: si attesta intorno al 37% infatti la quota di aziende olivicole italiane in grado di reggere la competitività del mercato.

È quanto dichiarano in Ismea, con una nota stampa che ha diffuso le prime stime inerenti la filiera produttiva italiana. Nel frattempo – si legge sempre nella nota – aumenta la dimensione media aziendale, mentre permane la frammentarietà della produzione, che emerge anche dal numero di frantoi (4500): basti considerare che in Spagna il numero di frantoi oscilla tra 1600 e 1700.

Nello stesso tempo occorre dire che il gran numero di frantoi, se da un lato aumenta i costi del sistema, dall’altro potrebbe rappresentare garanzia di qualità. La prossimità del frantoio al luogo di produzione assicura la molitura entro le 24 ore, requisito essenziale per la qualità. Per quanto riguarda gli oli di qualità riconosciuti in Unione Europea, quasi il 40% è rappresentato da marchi italiani, pari a 46 prodotti a denominazione (di cui 4 Igp). Seguono Grecia e Spagna con 29 riconoscimenti a testa. Infine, il biologico copre il 21% dell’intera superficie olivicola italiana.

C’è grande attesa, per gli sviluppi di questa olivagione oramai in corso d’opera da diverse settimane. Delle 825 mila aziende, tuttavia, sempre secondo quanto riferisce Ismea nella scheda di settore che ha elaborato (SCARICABILE CLICCANDO QUI) solo il 37% risultano essere in grado di sostenere la competitività del mercato.

Nella fase segnatamente agricola, i prodotti dell’olivicoltura pesano solo il 2,8% del totale della produzione agricola ai prezzi di base che si attesta su 1.248 milioni di euro. La fase della trasformazione conta invece su un fatturato di 15.120 milioni di euro, di cui il settore dell’olio da olive copre una quota ferma al 2%.

Ciò che emerge con grande nitidezza, è che si tratta di un settore molto frammentato, basti evidenziare il fatto che il 72% dei frantoi italiani impiegano meno di 5.000 quintali di olive. C’è molto ancora da fare, in attesa che vi siano nuovi sviluppi, si tratta di capire dove voglia andare il comparto olivicolo e oleario italiano nei prossimi decenni a venire.

In apertura foto Plum / Olio Officina

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