Economia

Anno nero per l’olio di sansa

Effetto domino. Gli esiti disastrosi dell’olivagione 2014 hanno creato una situazione insostenibile anche per le imprese che ricorrono al sottoprodotto della lavorazione delle olive in frantoio. Per salvaguardare i lavoratori, si prospetta la cassa integrazione. La sansa è una materia prima nobile che svolge un ruolo chiave nella filiera olio di oliva

Olio Officina

Anno nero per l’olio di sansa

Forse nessuno ci pensa, ma esiste anche un segmento della filiera degli oli di oliva che si occupa della sansa. La sansa, pur tanto bistratatta, resta una preziosa risorsa.
Un nota stampa difuusa da Assiitol denuncia la situazione di grave crisi che investe il settore. Le aziende sarebbero a rischio di chiusura. Il motivo: la mancanza di materia prima.

Secondo il presidente del Gruppo sansa di Assitol Michele Martucci,“la produzione olivicola nazionale, quest’anno, si è ridotta del 50%. Se l’olio è in quantità limitate, la sansa lo è ancor di più.”.
La sansa è un sottoprodotto della lavorazione delle olive in frantoio, impiegata storicamente per produrre olio alimentare e, in tempi più recenti, anche per le biomasse.

Ciò che erroneamente alcuni considerano uno “scarto”, è al contrario valorizzato dal lavoro delle aziende che appunto lavorano la sansa estrendone un prodotto destinato all’alimentazione, ma anche un combustibile di origine vegetale che arreca evidenti vantaggi ambientali.

In un quadro così fosco per le imprese, che da tempo puntano sulle opportunità energetiche della sansa, si vedono quest’anno precludere un filone particolarmente promettente per il futuro. “A causa della pessima annata di produzione – chiarisce Martucci – l’acquisto delle sanse presso i frantoi ha visto scatenarsi una vera e propria guerra. Se è vero, come si legge sui giornali, che l’olio deve essere scortato come fosse oro, potremmo dire che la sansa vergine di oliva meriterebbe lo stesso trattamento”.

Sono affermazioni importanti, quelle contenute nel dispaccio di Assitol, e noi lo rilanciamo perché negli ultimi anni si è perso di vista, per ignoranza e incultura, un grande valore che fa parte del processo produttivo di una materia prima nobile qual è l’oliva.

E’ uno strano paese l’Italia. Uno dei pochi che ha paura di un sottoprodotto, quasi vergogandosi, nonbostante dal punto di vista nutrizionale la sansa, con l’olio che si ricava, rappresenta una materia prima di qualità.
Il problema che si è avuto con gli oli ricavati dalle olive, che ha determinato un “mercato nero” di olive, e tanti furti, ora la stessa preoccupazione viene riservata a una materia prima introvabile, al punto da mettere il settore in grande difficoltà.

La preoccupazione si estende anche nell’ambito della produzione energetica e, evidenziano in Assitol, ancor di più, con grande rischio “per l’utilizzo a fini alimentari per la tracciabilità dell’intera filiera olivicola”.

La nota di Assitol mette in evidenza un aspetto che molti ignorano: “Oltre a garantire il corretto impiego e la valorizzazione di un sottoprodotto, l’olio di sansa per fini alimentari, utilizzato in Italia, ma venduto ancor di più all’estero soprattutto in Asia, ha da tempo assunto il ruolo di apripista per l’olio d’oliva nei nuovi mercati non ancora abituati al gusto dell’extra vergine. Tale capacità di spalancare le porte ad un prodotto di qualità superiore ha poi consentito, nel corso degli anni, di favorire le esportazioni di olio d’oliva e di extravergine, in crescita in tutti i continenti”.

“Il pericolo – prosegue Martucci – è di assistere alla chiusura di molte aziende”. Purtroppo, “cosa altrettanto grave, gli effetti negativi di tale vicenda non si faranno sentire soltanto nel comparto del sansa, ma su tutta la filiera dell’olio d’oliva, importante asset dell’agricoltura e manifattura italiana”. Mentre ai fini energetici, precisa il numero uno del Gruppo sansa, “il filone dei biocombustibili, che si avvale degli incentivi statali, potrebbe far gola ad operatori scorretti, attirati dall’idea di sottrarre la sansa alle nostre aziende pur di intascare contributi pubblici, distogliendola dalla tradizionale destinazione alimentare”. Al riguardo, evidenzia Martucci, “chiediamo maggiore vigilanza da parte degli enti competenti, per scongiurare situazioni di illegalità e di elusione”.

La nota stampa di Assitol chiude con una considerazione che trova ampia condivisione nella sua analisi: “Senza l’apporto delle imprese soffocate dalla crisi, il pericolo è di veder scomparire un segmento decisivo per la produzione di energia rinnovabile, impoverendo l’intero settore oleario. La situazione è così fosca che, per salvaguardare i lavoratori, si prospetta il ricorso alla cassa integrazione”.

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