Economia

Una nuova olivicoltura

Il Salento che vuole rinascere ha ora una sua "carta" fondamentale, fatta di valori e strategie, attraverso la quale si pensa sia possibile ripartire e rilanciarsi. Uno specifico progetto messo in piedi con determinazione e consapevolezza, prevede una razionalizzazione degli oliveti tradizionali, la realizzazione di nuovi impianti - semi intensivi e intensivi - e l'introduzione di nuovi sistemi produttivi

Giuseppe Mauro Ferro

Una nuova olivicoltura

LINEE GUIDA PER UN PROGETTO DI RILANCIO DELL’AGRICOLTURA/OLIVICOLTURA SALENTINA

Nel Salento l’attività agricola è da sempre fondamentale non solo dal punto di vista economico per la produzione di beni alimentari ma anche dal punto di vista ambientale per il suo contributo a disegnare il paesaggio, proteggere l’ecosistema e conservarne la biodiversità.

La storia, comunque, insegna che l’agricoltura da sola non può determinare lo sviluppo di un intero territorio. Diviene fondamentale, quindi, sensibilizzare le Istituzioni, i produttori, le loro Organizzazioni e la cittadinanza in generale a definire scelte strategiche comuni per il futuro dell’agricoltura salentina di concerto con le altre attività economiche presenti sul territorio ed iniziare ad immaginare un nuovo modello di sviluppo che tenga conto della presenza ormai endemica del batterio Xylella fastidiosa, con il quale dobbiamo convivere nella speranza di contenerlo.

Per tale motivo, i cittadini e i produttori agricoli salentini, unitamente alle Istituzioni regionali e locali, sia pubbliche che private, dovranno assumere impegni precisi nel mettere in atto azioni, condotte e scelte che garantiscano, anche per le generazioni future, da un lato la tutela del territorio e il diritto al cibo e dall’altro un equo reddito ai produttori agricoli. Questo perché la crescita sociale ed economica di un territorio non può che essere il risultato della convinta adesione della popolazione e della necessità di collaborazione fra i vari soggetti interessati.

Per quanto precedentemente riportato e con l’auspicio che la ricerca scientifica possa giungere nel medio e lungo periodo ad una cura delle piante infette dal batterio Xylella fastidiosa, tenendo conto, altresì, che la gestione di detta epidemia deve necessariamente prevedere anche altre competenze di tipo economico, ambientale, politico e sociale, è ormai giunto il momento di condividere.

UNA NUOVA STRATEGIA PER IL FUTURO DEL TERRITORIO

In tal senso uno sforzo è stato già intrapreso nel giugno del 2015 con la “Carta di Galatina”, che dettava gli impegni che intendevano assumere i produttori agricoli, i membri della Società civile e i rappresentanti delle Istituzioni al fine di:

salvaguardare il futuro del Salento e il diritto delle generazioni future

a vivere in un contesto più sano, equo e sostenibile.

Linee guida per un progetto di rilancio dell’agricoltura/olivicoltura salentina

La nuova strategia dovrà prevedere:

1) l’adozione di una legge speciale, finanziata con specifici fondi straordinari comunitari, nazionali e regionali, finalizzata ad un piano di sviluppo che coinvolga l’agricoltura e tutte le altre attività economiche presenti sul territorio (turismo, artigianato, commercio, piccola e media industria, servizi);

2) nell’ambito di detto piano, uno specifico progetto di rilancio dell’olivicoltura salentina attraverso la razionalizzazione degli oliveti tradizionali, la realizzazione di nuovi impianti (semi intensivi ed intensivi) e l’introduzione di nuovi sistemi produttivi.

In tale ottica occorre, innanzitutto, individuare e distinguere:

a) gli imprenditori professionali che intendano proseguire tale attività o altri che vogliano investire in olivicoltura, anche diversificando in attività non prettamente agricole;

b) i semplici proprietari/conduttori di piccoli appezzamenti che erano o risultano ancora olivetati (professionisti, pensionati, impiegati, ecc.).

Nel caso della lettera a) sono fondamentali:

– l’autorizzazione al reimpianto degli olivi seccati o, comunque, colpiti da Xylella fastidiosa con cultivar che risultino più resistenti al batterio [1], tenendo conto che per un’olivicoltura da reddito occorre realizzare impianti semi intensivi o intensivi che prevedano la completa meccanizzazione dell’intero ciclo produttivo [2];

– l’individuazione degli areali e, quindi, lo studio dei terreni che possano soddisfare le esigenze di una olivicoltura moderna;

– la predisposizione di un piano per la gestione delle risorse idriche che preveda, prioritariamente, infrastrutture per la raccolta e la distribuzione dell’acqua, onde permettere un più economico utilizzo dell’irrigazione, anche attraverso l’impiego delle acque reflue opportunamente trattate, prevedendo in tal senso la ristrutturazione e il rilancio delle attività dei Consorzi di Bonifica, attualmente commissariati;

– l’incentivazione alla costituzione di società di capitali o di persone per ricondurre ad una dimensione [3] economica ottimale la gestione delle attuali aziende agricole/olivicole;

– l’implementazione di un nuovo modello di organizzazione economica nell’ambito della filiera olivicolo-olearia rivolto al mercato, attraverso un progetto di rilancio dei contratti di rete, della cooperazione e dell’associazionismo che preveda, fra gli altri interventi, l’adozione di un unico marchio commerciale che identifichi il territorio di produzione [4];

– l’individuazione di specie arboree da frutto alternative all’olivo nel caso l’imprenditore voglia cambiare l’indirizzo produttivo.

Nelle more della definizione ed implementazione del progetto di rilancio dell’olivicoltura salentina, occorre prevedere un sostegno economico straordinario, con destinazione vincolata, per tutti i soggetti della filiera olivicolo-olearia, ivi compresi i frantoi (privati o sociali) ed i vivai, i cui redditi risultino compromessi dal diffondersi del batterio.

Nel caso della lettera b) sono fondamentali:

– l’autorizzazione al reimpianto degli olivi seccati o, comunque, colpiti da Xylella fastidiosa con cultivar che risultino più resistenti al batterio (si rimanda alla nota n. 1), senza prevedere, necessariamente, la realizzazione di impianti semi intensivi o intensivi (si rimanda alla nota n. 2);

– l’individuazione di specie arboree da frutto autoctone (ritorno alla biodiversità) alternative all’olivo;

– l’individuazione di specie arboree sempreverdi nel caso siano di ornamento ad un insediamento abitativo.

3) Interventi di carattere ambientale, paesaggistico e culturale, quali:

– la salvaguardia degli olivi monumentali con specifiche azioni di sostegno per monitorarne l’eventuale patogenicità, prevedendo specifici interventi anche con la collocazione di reti anti-insetto;

– la predisposizione nelle aree compromesse di specifici Piani di zona i cui interventi siano improntati, oltre alla salvaguardia degli interessi agro-economici, anche alla riqualificazione paesaggistica e alla salvaguardia idrogeologica.

Conclusioni

Alla base di un progetto di rilancio dell’agricoltura/olivicoltura salentina risulta, comunque, di fondamentale importanza il rinnovamento delle aziende attraverso il ricambio generazionale, che è il più importante obiettivo da perseguire nella politica di innovazione del settore.

In agricoltura, ed in particolare in olivicoltura, occorreranno sempre più giovani diplomati e laureati capaci non solo di valorizzare la propria intelligenza e preparazione generale, ma soprattutto di acquisire una formazione specialistica mirata alle attività da svolgere.

Nel prossimo futuro l’avanzare delle conoscenze potrà portare in agricoltura cambiamenti oggi neppure immaginabili.

La rivoluzione, iniziata negli Stati Uniti per fronteggiare i cambiamenti climatici, prevede di arrivare in pochi anni nel nostro Paese al 10% della superficie coltivata con esperienze e produzioni legate all’agricoltura di precisione: la trasformazione in senso digitale di campi, stalle, fattorie e mezzi agricoli.

La modernizzazione del settore è importante soprattutto per migliorare i redditi agricoli italiani che nel periodo 2005-2014 sono cresciuti solo del 14% rispetto alla media europea del 40%.

Nel contempo, strumenti sempre più sofisticati stanno portando a ridurre fortemente il fabbisogno di manodopera generica mentre cresce quello di maestranze e tecnici specializzati, quindi di una qualificata formazione, a tutti i livelli.

I giovani imprenditori agricoli ed olivicoli di domani saranno certamente gli artefici di un nuovo e creativo capitalismo imprenditoriale, basato sulla conoscenza, cioè su un capitale intellettuale, per il quale occorrono soprattutto preparazione, idee e capacità manageriali.

Diviene, quindi, fondamentale nel Salento il ruolo che dovranno svolgere le scuole del territorio, tra le quali si sono già distinti per l’impegno profuso gli Istituti Secondari Superiori “Egidio Lanoce” di Maglie e “Presta-Columella” di Lecce, nonché la stessa Università del Salento. Ma questo da solo non basta.

Un’agricoltura più moderna deve essere certamente innovativa e non può aver paura del cambiamento. Dobbiamo avere la forza di vincere la resistenza al cambiamento anche perché nella maggior parte dei casi, l’esito è per l’impresa un balzo in avanti che prima era impensabile.

Bisogna lavorare insieme: una cosa complicata nel nostro Salento, perché esiste la tendenza ad essere individualisti e gelosi. Ma nel mercato di oggi l’individualismo non paga più.
E’ necessario mettere in comune le eccellenze, la qualità e l’organizzazione. Ricordo a tal proposito quando tanti anni fa il mio “maestro” il Prof. Giuseppe De Meo, che oltre ad essere Ordinario di Economia e Politica Agraria dell’allora Facoltà di Agraria di Bari, aveva anche l’incarico semestrale di Associazionismo in agricoltura, cercava di far comprendere a noi studenti quanto la collaborazione fra produttori fosse importante per determinare l’acquisizione di nuove conoscenze, migliorare la managerialità, la capacità di decidere, il percorso di crescita e l’immissione di prodotti più interessanti per il mercato.

Gli imprenditori salentini del futuro dovranno sempre più confrontarsi, condividere i percorsi, curiosare, attivare collaborazioni con le imprese dello stesso settore, di settori diversi e con i centri di ricerca, attivare partecipazioni e fusioni, rinunciando quindi all’autoreferenzialità.

NOTE

[1] Secondo quanto recentemente affermato dal Prof. Angelo Godini, già Ordinario di Coltivazioni Arboree presso l’Università degli Studi di Bari, “Per suggerire la scelta di varietà di fruttiferi, di orticole e floricole, non è sufficiente ch’esse siano resistenti ad una specifica malattia (nel nostro caso Xylella), ma è necessario ch’esse siano in possesso soprattutto di caratteristiche agronomiche, biologiche e tecnologiche tali da renderne tranquilla la proposta di diffusione in coltura”. (“La Gazzetta del Mezzogiorno” del 18/05/2017).

[2] In data 15 maggio 2017 la Commissione Europea ha presentato agli Stati Membri nel Comitato sulla salute delle piante un documento che prevede la possibilità di reimpianto di olivi con varietà resistenti alla Xylella fastidiosa (cultivar Leccino e FS17 meglio conosciuta come Favolosa), nonché criteri e procedure per individuare e preservare gli olivi secolari sani. Ogni decisione concreta potrebbe essere assunta già nel prossimo incontro del Comitato, che riunisce esperti dell’Esecutivo UE e degli Stati membri, previsto per il 19-20 giugno 2017.

[3] Secondo le rilevazioni del primo trimestre 2017 di Movimprese – Unioncamere sulla natimortalità delle imprese agricole al 31 marzo scorso, rispetto al 31/12/2016 sono in calo le ditte individuali mentre risultano in crescita le società di capitale e di persone. In Puglia il totale delle imprese registrate al 31/03/2017 è pari a n. 77.778 (- 0,71%), delle quali 1.659 società di capitale (+ 1,04%) e 2.435 società di persone (+ 1,16%).

[4] L’agroalimentare è un settore particolarmente vocato per la cooperazione. Infatti, in un recente sondaggio de “L’Informatore Agrario”, al quale hanno partecipato imprenditori agricoli, tecnici, allevatori ed operatori del settore distribuiti sull’intero territorio nazionale, il 71% ha dichiarato che l’aggregazione tra produttori è molto importante per la redditività dell’attività agricola. Nel comparto viticolo, che esprime la maggiore potenzialità dell’export agro-alimentare italiano, detta percentuale sale all’80%.

La foto di apertura è di Giorgio Sorcinelli (particolare di una foto più ampia)

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