Gea Terra

Il manifesto politico dell’ecologia

Fino a poco tempo fa la cultura occidentale poneva l’essere umano come padrone della natura, dandogli il diritto di manipolarla a suo piacimento. È un sogno di onnipotenza da cui si sta svegliando l’umanità: l’uomo non è al di sopra della natura, ma parte di un insieme. La costruzione di una nuova prospettiva di sviluppo sostenibile esigerà un accurato investimento nella scienza e nella tecnologia, invertendo le priorità dei finanziamenti verso le diverse forme di economia solidale

Márcia Theóphilo

Il manifesto politico dell’ecologia

Un popolo indio della foresta amazzonica ha realizzato nel suo linguaggio 16 modi diversi di descrivere il verde. Solo nel profondo di quella foresta si può coglierne così tante sfumature e significati. Distrutti gli uomini che erano capaci di scorgere 16 modi d’intendere il verde, distrutta ogni possibilità d’incontro con loro, resteremo per sempre esseri umani per cui il verde è solo verde. L’umanità avrà guadagnato in velocità di movimento ma chi può dire che il movimento sia più prezioso di questo colore.

A me ha sempre interessato il problema degli Indios, i primi grandi guardiani della foresta. Volevo capire a fondo la loro umanità così pura all’origine e per questo minacciata dalla degradazione esposta a grandi pericoli.

Attraverso i racconti di mia nonna India ho appreso il significato del profondo legame con la foresta e attraverso le mie esperienze sono stata portata a studiare le origini della cultura india. Mio padre è nato in Amazzonia, nell’Acre, nella terra dove è anche nato il mitico guardiano della foresta Chico Mendes.

Nel mio lavoro ho cercato di fare una fusione tra memoria emotiva e culturale, tra poesia e
documentazione, tra mondo arcaico e contemporaneo. Penso che senza la poesia non si possa raggiungere l’anima della foresta. L’antropologia è una disciplina che ha privilegiato gli oggetti e la cultura materiale. Io ho privilegiato il soggetto più leggero: l’anima. Non a caso sono poeta antropologa. Da qui l’urgenza di salvare la foresta e i suoi esseri.

L’ultima catastrofe provocata in Amazzonia è un crimine contro la natura che ha le dimensioni di una tragedia. La biodiversità, le varietà di specie viventi, gli esseri umani e quelli che vivono nell’invisibile, le divinità e i miti si trasformano l’uno nell’altro. Anche la nostra cultura sparirà, come le nostre parole.

La terra è un organismo vivente di per sé, capace di generare la sua autodifesa. La mia voce, la mia opera e l’opera di tutti i guardiani della foresta, come quella degli Indios, del WWF, del partito dei Verdi, sono generati da quella parte di autodifesa della natura. La parte opposta – le multinazionali – che tende alla distruzione, purtroppo, si nasconde dietro al falso sviluppo di un’economia che non bada ad un equilibrio possibile, devastando e lasciando deserti e disastri insanabili.

Edward O. Wilson padre del termine “biodiversità”, inteso come ricchezza e diversità di specie e di sistemi naturali con le loro variazioni genetiche, ha detto: “la perdita della diversità genetica e la distruzione degli ambienti naturali sono frutto dell’ottusità contemporanea che le nuove generazioni, non saranno disposti a perdonarci”.

La foresta tropicale costituisce un ambiente biologico estremamente denso e vario sia per le sue forme di vita che per l’interazione esistente fra di loro. Se si pensa che in un solo grande albero possono coabitare migliaia di specie diverse che interagiscono con l’albero e fra di loro in centinaia di migliaia di modi differenti si può dedurre che il patrimonio naturale che potrà garantire il futuro dell’umanità raggiunge il suo livello più alto nelle foreste tropicali.

Una delle prime e fondamentali difese di questo patrimonio di vita è quella di studiare, documentare e inventariare questa biodiversità per poter conoscere tutto quello che c’è attualmente e quello che ancora potrà essere preservato.
La costruzione di una nuova prospettiva di sviluppo sostenibile esigerà un accurato investimento nella scienza e nella tecnologia, invertendo le priorità dei finanziamenti verso le diverse forme di economia solidale.

Nell’ultimo Summit mondiale svoltosi a Johannesburg, sulla terra e lo sullo sviluppo sostenibile, nonostante che gli Stati Uniti e altre nazioni siano tuttora ricalcitranti, si è sostenuto che l’epoca in cui viviamo è segnata drammaticamente dallo stato di salute del nostro pianeta, unica casa in cui viviamo tutti, nessuno escluso.

Sono consapevole che la scienza accresce la conoscenza e sviluppa le potenzialità umane, ma sappiamo anche dell’esistenza di pessimi consiglieri, uomini politici e del potere economico che dirigono un governo superiore a quello delle varie democrazie degli stati del mondo. Questi tendono a spingere la scienza e lo sviluppo verso interessi di un mercato oscuro e tragico. Infatti, nella cultura occidentale gli alberi e i fiori sono considerati solo un ornamento o un paesaggio, mentre nella cultura Amerindia e in quella dell’Amazzonia, ogni elemento della natura è parte del tutto, di un microcosmo sigillato da relazioni naturali indispensabili uno all’altro.

Fino a poco tempo fa la cultura occidentale poneva l’essere umano come padrone della natura dandogli il diritto di manipolarla a suo piacimento. È un sogno di onnipotenza da cui si sta svegliando l’umanità, l’uomo non è al di sopra della natura, ma parte di un insieme.

Con la mia poesia cerco l’origine antica del nome degli alberi, degli animali e dei fiumi. Ascolto la mia memoria e fra i suoi meandri ricerco delle parole che abbiano il suono e il significato delle cose dette dai popoli antichi della foresta. Scrivo queste parole e questi suoni e ad essi seguono sogni e sentimenti di estasi, terrori, abbagli.

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